BALDOVINO DI FORD

Il Sacramento dell’altare

 

Il sangue di Cristo sparso per noi

"Possiamo essere anche noi sacerdoti che benediciamo, che consacriamo con la mistica orazione, rappresentando il Cristo che benedice. Chi benedice infatti è Lui stesso: nel nostro ministero è Lui che invisibilmente opera; Lui con potenza trasforma, comanda efficacemente alla creatura ed al comando di tale potenza, senza esitazione, segue l’effetto.

Come farci un’idea adeguata di questo calice? Poiché esso che cosa è infatti, se non la comunione al sangue di Cristo? La risposta della fede non dovrà essere altro che questa: è la comunione al sangue di Cristo. Questo calice da noi benedetto, e nel quale siamo noi stessi benedetti, è il sangue di Cristo comunicato a noi, vale a dire messo in comune tra tutti noi e per noi: dato a tutti noi come calice di salvezza; dato per noi «in riscatto della vita». Altro non è il calice della benedizione – tanto nella cena del Signore quanto sulla sua mensa che è l’altare – se non il sangue di Cristo sparso per la nostra comune salvezza.

In base a queste affermazioni dell’Apostolo, ciò che beviamo può ricevere il nome di «comunione» ed esser detto «santa comunione». Possiamo intenderlo nel senso di «comunicazione», in quanto è sangue che viene dato e ricevuto in comune; ma è una «comunione» in quanto lo si possiede in comune. C’è anche un’altra ragione per chiamarlo «comunione», ed è che questo sangue opera in noi la carità, per la quale tutto diventa comune e ciò che è proprio dei singoli è reso comune a tutti".

(BALDOVINO DI FORD, Il Sacramento dell’altare, II, IV, a cura di G. Maschio, Biblioteca di Cultura Medievale 132, Milano 1984, p. 157-158).

Originale latino:

"Vel nos sacerdotes benedicimus, prece mystica consecramus, Christum benedicentem repraesentamus. Ipse est enim qui benedicit. Nobis ministrantibus, ille invisibiliter operatur. Ille potenter mutat, creaturae efficaciter imperat; et ubi praecipit virtus, incunctanter sequitur effectus.

De hoc calice quid digne sentire possumus? Quid enim est? Nonne communicatio sanguinis Christi est? Quae est fidelis responsio, nisi quia communicatio sanguinis Christi est? Hic enim calix, qui a nobis benedicitur, et in quo benedicimur nos, sanguis Christi est nobis communicatus, id est nobis et pro nobis communiter datus; nobis in poculum salutis, pro nobis in pretium rendemptionis. Nec aliud est calix benedictionis, vel in coena Domini, vel in mensa Domini, hoc est in altari, quam sanguis Christi, qui pro communi salute fusus est.

Hac autoritate Apostoli potus iste communionis nomen habere potest, ut sacra communio dicatur. Communicatio enim intelligi potest, quia in commune datur vel accipitur, communio vero quia in commune habetur. Alia etiam ratione potest dici communio. Hic enim sanguis caritatem operatur in nobis, per quam omnia communia fiunt, et quae propria sunt singulorum communia sunt omnium".

(BALDOVINO DI FORD, Il Sacramento dell’altare, II, IV, a cura di G. Maschio, Biblioteca di Cultura Medievale 132, Milano 1984, p. 364).


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