RITUALE CISTERCENSE

 

secondo gli Statuti dei Capitoli Generali
dell’Ordine Cistercense e dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza

 

nonché i Decreti sia generali che particolari
della Sacra Congregazione per il Culto Divino
e la disciplina dei Sacramenti

 

 

 

 

 

 

 

dopo il Concilio Vaticano II

 

1998


 

 


INTRODUZIONE

 

 

            I Fondatori di Cîteaux, nutrendo speranza nella Regola, seguirono con grande amore l’autenticità nella Liturgia secondo i precetti del santo Padre Abate Benedetto.

Oltre a questo primo proposito, come leggiamo nella Carta Caritatis, i primi Abati dell’Ordine riuniti nel Capitolo cistercense, stabilirono che ovunque si avessero gli stessi testi necessari per l’ufficio divino e per la messa. Codesta liturgia progressivamente elaborata si mantenne quasi immutata dal dodicesimo secolo fino al Concilio di Trento.

 

Dopo di ciò, la riforma dei testi liturgici della Chiesa Romana non intendeva imporre un obbligo ai riti delle Chiese almeno nei due secoli precedenti. Tuttavia questa introduzione soddisfaceva i desideri degli uomini di quel tempo. In tal modo accadde che, nel secolo XVII°, sotto la direzione dell’Abate cistercense Claudio Vaussin, vennero alla luce nuovi testi per l’Ordine, e alla fine in modo particolare il Rituale Cistercense che rimase come norma e cerimoniale autentici del rito cistercense fino al Concilio Vaticano II.

 

Dopo la Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium diventava di giorno in giorno più evidente il fatto che la liturgia riguardava non solo i chierici ma tutti i battezzati, non solo i monaci e le monache ma anche i fedeli che frequentano i nostri monasteri. Come in seguito al Concilio di Trento, così è accaduto che i nuovi testi della liturgia romana predisponevano i sentimenti dei monaci e delle monache, proponendo sia l’Ordo Missae e una preghiera più feconda sia vari Lezionari, tanto la Liturgia delle Ore quanto più ricchi riti sacramentali.


Da ciò scaturì che i due Ordini della Famiglia Cistercense (dall’anno 1892 canonicamente distinti) che prima si erano adoperati insieme per comuni riti liturgici, ancora una volta produssero i loro sforzi sotto l’autorità di un proprio Capitolo Generale. Così, nel corso degli anni, ottennero dalla Santa Sede in particolare sia un proprio Calendario (negli anni 1972 e 1973) sia l’Istituzione Generale della Liturgia delle Ore nel 1974. Infine lo sforzo comune dei due Ordini desiderato dai Capitoli Generali portò al fatto che il 19 ottobre 1995 la Sede Apostolica ci concesse le Variazioni nel Rito dell’Unzione degli Infermi, il Rito dell’accoglienza dei fratelli e delle sorelle nonché il Rito delle Esequie.

 

Ora, dopo trent’anni di progressivo rinnovamento della liturgia, ci è sembrato opportuno pubblicare in un solo volume tutti questi documenti affinché tutte le comunità abbiano tra le mani ciò che per essi è stato stabilito dall’Autorità competente. Così, in questo libro che ha per titolo Proprium Cisterciense, oltre a quelle formule che per noi sono state approvate dalla Sede Apostolica, se ne trovano altre promulgate dai rispettivi Capitoli Generali, come appunto i Suffragi per i defunti dopo il Rito delle Esequie o il Rito dell’elezione e conferma dell’abate e della badessa nonché gli usi particolari nella benedizione abbaziale, perché in tal modo appaiano la legittima diversità e in essa l’unità fondamentale della Famiglia Cistercense.

 

In questo novecentesimo anno dalla fondazione del Nuovo Monastero Cistercense, proviamo gioia nell’offrire a tutti i figli di questa Chiesa questo lavoro come frutto di una più stretta collaborazione tra le commissioni e gli esperti in sacra liturgia.

 

 

      F. Mauro Esteva                                      F. Bernardo Olivera

Abate Generale O. Cist.                            Abate Generale O.C.S.O

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AL LETTORE

 

 

In questo opuscolo, i documenti appaiono in ordine storico: quello che per primo è stato approvato, confermato o istituito, appare anche prima.

Tanto nel Modo di ricevere i Fratelli e Sorelle come nel Rituale delle Esequie, molte volte la materia è comune, ma a volte è propria. Alla sinistra si trova il Rituale dei monaci, alla destra il Rituale delle suore.

Nella parte inferiore delle pagine appare un triplo apparato di note: quello che è comune si esprime con numeri; gli altri invece, sia per i monaci, sia per le suore, si esprimono con lettera.

 

 

 

 

 

 



PARTE PRIMA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CALENDARIO

 

 

 

 

 

 

 


 


CALENDARIO GENERALE

 

 

                     Prot. 2325/71, 21 novembre 1971: O. Cist.

                     Prot. 667/73, 11 luglio 1973: O. Cist.

                     Prot. 1074/82, 27 ottobre 1982: O. Cist.

                     Prot. 203/83, 5 febbraio 1983: O. Cist.

                     Prot. 330/83, 5 marzo 1983: O. Cist.

                     Prot. 1403/92, 1 settembre 1992: O.C.S.O.

 

 

*          Quando non è indicato il grado della celebrazione, si fa Memoria facoltativa.

**Secondo le norme universali dell’anno liturgico e del calendario, n. 54, nulla impedisce che alcune celebrazioni in certi luoghi si svolgano in modo più solenne che in tutta la diocesi o famiglia religiosa. Così, per es., presso le monache dell’Ordine Cist., S. Agnese, S. Scolastica e S. Geltrude sono celebrate come festa.

 

 

GENNAIO

 

1        Ottava del Natale

Solennità di Maria Santissima Madre di Dio  Solennità

2        Ss. Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno

Vescovi e dottori della Chiesa                                                  Memoria

3

4

5

6    Epifania del Signore                                          Solennità

7        S. Raimondo di Peñafort, sacerdote*

8         

9


10  S. Gregorio di Nissa, vescovo O. N.

      S. Guglielmo Bituricense O. N.

11

12 S. Aelredo, Abate O. N.                                                   Memoria

13  S. Ilario, vescovo e dottore della Chiesa

14

15 Ss. Mauro e Placido, discepoli di S. Benedetto                  Memoria

16

17 S. Antonio, abate                                                               Memoria

18

19

20  S. Fabiano, papa e martire

      S. Sebastiano, martire

      B. Cipriano-Michele Tansi O.C.S.O. Sacerdote

21  S. Agnese, vergine e martire **                                          Memoria

22 S. Vincenzo, diacono e martire

23

24 S. Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa
                                                                                               Memoria

25  Conversione di S. Paolo apostolo                     Festa

26    Ss. Roberto, Alberico e Stefano, abati cistercensi
                                                                                                     Festa

27    Ss. Timoteo e Tito, vescovi

28 S. Tommaso d’Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa
                                                                                               Memoria

29

30

31  S. Giovanni Bosco, sacerdote                                            Memoria

Domenica dopo il 6 gennaio:

      Battesimo del Signore                                              Festa

 

 

FEBBRAIO

 

1        Nell’O. Cist.: S. Raimondo, abate O.N.

2    Presentazione del Signore                                     Festa

      Nell’O. Cist.: Solennità o Festa


3    S. Angario (Oscar), vescovo

      S. Biagio, vescovo e martire

4

5    S. Agata, vergine e martire                                                 Memoria

6    Ss. Paolo Miki e compagni, martiri                                     Memoria

7

8    S. Girolamo Emiliani

9    S. Corrado di Baviera, monaco O. N. e eremita

10 S. Scolastica, vergine**                                                     Memoria

11    N. S. di Lourdes

      S. Benedetto di Anagni, abate

12    S. Umbelina, monaca

13

14 Ss. Cirillo, monaco, e Metodio, vescovo                            Memoria

15

16    Nell’O. Cist.: S. Pietro di Castelnau, monaco O. N. e martire

17    Ss. Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria

18

19

20

21 S. Pier Damiani, vescovo e dottore della Chiesa                 Memoria

22  Cattedra di san Pietro                                              Festa

23 S. Policarpo, vescovo e martire                                           Memoria

24

25

26

27

28

 

 

MARZO

 

1

2

3

4    S. Casimiro

5

6

7    Ss. Perpetua e Felicita, martiri                                            Memoria

8    S. Giovanni di Dio, religioso

      S. Stefano Obacinense, abate O.N.

9        S. Francesca Romana, religiosa

10     

11

12

13

14

15

16

17.  S. Patrizio, vescovo

18.  S. Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore della Chiesa

19.  S. Giuseppe, sposo di Maria                               Solennità

20

21 Transito del nostro padre Benedetto, abate         Festa

22

23    S. Turibio di Mongrovejo, vescovo

24     

25 Annunciazione del Signore                           Solennità

26

27

28

29

30

31

 

 

APRILE

 

1

2    S. Francesco da Paola, eremita

3

4    S. Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa

5    S. Vincenzo Ferrer , sacerdote

6

7    S. Giovanni Battista de la Salle, sacerdote                          Memoria

8

9

10

11 S. Stanislao, vescovo e martire                                           Memoria

12

13    S. Martino I, papa e martire

14

15

16

17

18

19

20

21  S. Anselmo, vescovo e dottore della Chiesa                       Memoria

22  B. Maria Gabriella, monaca O.C.S.O.

23    S. Adalberto, vescovo e martire

      S. Giorgio, martire

24    S. Fedele di Sigmaringen, sacerdote e martire

      Nell’O. Cist.: S. Franca, monaca O.N.

25 S. Marco, evangelista                                               Festa

26 S. Raffaele, oblato O.C.S.O.

27

28  S. Pietro Chanel, sacerdote e martire

      S. Ludovico Maria Grignon di Montfort, sacerdote

29 S. Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa           Memoria

30 S. Pio V, papa

 

 

MAGGIO

 

1        S. Giuseppe, lavoratore

2    S. Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa                       Memoria

3    Ss. Filippo e Giacomo, apostoli                             Festa

4

5


6

7

8

9

10

11  Ss. Oddone, Maiolo, Odilone, Ugo e B. Pietro il Venerabile,

      abati Cluniacensi                                                                Memoria

12  Ss. Nereo e Achilleo, martiri                          S. Pancrazio, martire

13

14 S. Mattia, apostolo                                                     Festa

15  S. Pacomio, abate                                                             Memoria

16

17

18    S. Giovanni I, papa e martire

19

20    S. Bernardino da Siena, sacerdote

21

22

23

24

25  S. Beda Venerabile, sacerdote e dottore della Chiesa         Memoria

26 S. Gregorio VII, papa

      S. Maria Maddalena de Pazzi, vergine

      S. Filippo Neri, sacerdote

27    S. Agostino di Canterbury, vescovo

28

29

30

31 VISITAZIONE B.V.M.                                                          Festa

      Nell’O.Cist. : Solennità o Festa

Domenica I dopo Pentecoste

      Santissima Trinita’                                             Solennità

Giovedì dopo la Ss.ma Trinità

      Santissimo Corpo e Sangue di Cristo       Solennità

Venerdì dopo la seconda domenica dopo Pentecoste

      Sacratissimo Cuore di Gesu’                         Solennità


Sabato dopo la seconda domenica dopo Pentecoste

      Cuore Immacolato B.V.M.                                                Memoria

 

 

GIUGNO

 

1    S. Giustino, martire                                                            Memoria

2    Ss. Marcellino e Pietro, martiri

3    Ss. Carlo Lwanga e compagni, martiri                                Memoria

4

5    S. Bonifacio, vescovo e martire                                          Memoria

6    S. Norberto, vescovo

7

8

9    S. Efrem, diacono e dottore della Chiesa

10

11 S. Barnaba, apostolo                                                         Memoria

12 S. Alice, monaca O.N.

13 S. Antonio da Padova, sacerdote e dottore della Chiesa
                                                                                               Memoria

14  B. Gerardo, monaco O.N.

15

16  S. Lutgarda, monaca O.N.                                                 Memoria

17

18

19  S. Romualdo, abate

20

21 S. Luigi Gonzaga, religioso                                                 Memoria

22 S. Paolino da Nola, vescovo

      Ss. Giovanni Fischer, vescovo , e Tommaso More, martiri

23

24 Nativita’ di san Giovanni Battista            Solennità

25

26

27  S. Cirillo di Alessandria, vescovo e dottore della Chiesa

28  S. Ireneo, vescovo e martire                                              Memoria


29  Ss. Pietro e Paolo, apostoli                            Solennità

30  Ss. Primi Martiri della S. Chiesa Romana

 

 

LUGLIO

 

1

2

3    S. Tommaso, apostolo                                               Festa

2        S. Elisabetta di Portogallo

3        S. Antonio Maria Zaccaria, sacerdote

4        S. Maria Goretti, vergine e martire

7

8    B. Eugenio III, papa O.N.                                                 Memoria

9

10

11  S. Benedetto, nostro padre, abate           Solennità

12  S. Giovanni Gualberto, abate

13  S. Enrico

14    S. Camillo de Lellis, sacerdote

15    S. Bonaventura, vescovo e dottore della Chiesa                 Memoria

16    B.M.V. del Monte Carmelo

      Bb. Vergini martiri di Orange

      (tra le quali le Bb. Sorelle de Justamont, monache O.N.)

17

18

19

20

21    S. Lorenzo da Brindisi, sacerdote e dottore della Chiesa

22    S. Maria Maddalena                                                          Memoria

23    S. Brigida, religiosa

24

25  S. Giacomo, apostolo                                                 Festa

26  Ss. Gioacchino e Anna, genitori della B.V.M.                     Memoria

27

28

29  Ss. Marta, Maria e Lazzaro, amici del Signore                    Memoria


30 S. Pietro Crisologo, vescovo e dottore della Chiesa

31  S. Ignazio di Loyola, sacerdote                                          Memoria

 

 

AGOSTO

 

1    S. Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della
      Chiesa                                                                               Memoria

2    S. Eusebio di Vercelli, vescovo

      S. Pietro Giuliani Eymard, sacerdote

3

4    S. Giovanni Maria Vianney, sacerdote                                Memoria

5    Dedicazione della basilica di S. Maria Maggiore

6    Trasfigurazione del Signore                                 Festa

7    Ss. Sisto II, papa, e compagni, martiri

      S. Gaetano, sacerdote

8    S. Domenico, sacerdote                                                     Memoria

9

10  S. Lorenzo, diacono e martire                              Festa

11  S. Chiara, vergine                                                              Memoria

12  S. Giovanna Francesca de Chantal, religiosa

13 Ss. Ponziano, papa, e Ippolito, sacerdote, martiri

14  S. Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire              Memoria

15  Assunzione della beata vergine maria
                                                                                               
Solennità

16  S. Stefano di Ungheria

17

18  Bb. Giovanni Battista di Souzy, sacerdote, e compagni

      martiri, (tra i quali i Bb. Gervasio Brunel e Paolo Charles,

      sacerdoti, ed Elia Desgardin, monaco O.N.)

19  B. Guerrico, abate O.N                                                     Memoria

20  S. Bernardo, abate o.n. e dottore della Chiesa
                                                                                              
Solennità

21  S. Pio X, papa                                                                   Memoria

22  Beata Maria Vergine Regina

      Nell’O. Cist.: Memoria

23  S. Rosa da Lima, vergine


24 S. Bartolomeo, apostolo                                         Festa

25 S. Ludovico

      S. Giuseppe Calasanzio, sacerdote

26

27  S. Monica                                                                         Memoria

28 S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa                       Memoria

29 Martirio di S. Giovanni Battista                                          Memoria

30  Ss. Guarino e Amedeo, vescovi dell’O.N.

      o S. Amedeo, vescovo dell’O.N.

31

 

 

SETTEMBRE

 

1

2

3    S. Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa                Memoria

4

5

6

7    B. Otone da Frisinga, vescovo O. N.

8    Nativita’ della Beata Vergine Maria                 Festa

9        S. Pietro Claver, sacerdote

10    B. Oglerio, abate O.N.

11

12 S. Pietro da Taranto, vescovo O.N.

13 S. Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa
                                                                                               Memoria

14 Esaltazione della santa Croce                           Festa

15  Beata Maria Vergine Addolorata                                       Memoria

16  Ss. Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, martiri                 Memoria

17    S. Roberto Bellarmino, vescovo e dottore della Chiesa

      S. Martino da Finojosa, vescovo O.N.

      Nell’O.Cist.: S. Ildegarda, vergine

18    Nell’O.Cist.: Commemorazione dei confratelli,
      parenti, amici e benefattori O.N. morti durante
      l’anno


19    S. Gennaro, vescovo e martire

20    Ss. Andrea Kim, Paolo Chong e compagni, martiri             Memoria

21    S. Matteo, apostolo ed evangelista                  Festa

22

23

24

25

26  Ss.Cosma e Damiano, martiri

27 S. Vincenzo de’ Paoli, sacerdote                                        Memoria

28 S. Venceslao, martire

      Ss. Lorenzo Ruiz e compagni, martiri

29 Ss. Michele e tutti gli angeli                                  Festa

30 S. Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa                    Memoria

 

 

OTTOBRE

 

1    S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa
                                                                                               Memoria

2    Ss. Angeli Custodi                                                            Memoria

3

4    S. Francesco d’Assisi                                                        Memoria

5

6    S. Bruno, sacerdote ed eremita                                          Memoria

7    B. Maria Vergine del Rosario                                             Memoria

8    S. Martino Cid, abate O. N.

9    Ss. Dionigi, vescovo, e compagni, martiri

      S. Giovanni Leopardi, sacerdote

      Nell’O.Cist.: B. Vincenzo Kadlunek, vescovo O.N.

10

11

12

13

14  S. Callisto I, papa e martire

15  S. Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa               Memoria

16  S. Edvige, religiosa O.N.

      S. Margherita Maria Alacoque, vergine


17  S. Ignazio di Antiochia, vescovo e martire                          Memoria

18  S. Luca, evangelista                                                   Festa

19  Ss. Giovanni de Brébeuf e Isacco Jogues, sacerdoti,

      e compagni, martiri

      S. Paolo della Croce, sacerdote

20

21

22

23  S. Giovanni da Capestrano, sacerdote

24 S. Antonio Maria Claret, vescovo

25 Nell’O.Cist.: S. Bernardo Calbò, vescovo O.N.

26

27

28  Ss. Simone e Giuda, apostoli                                   Festa

29

30

31

 

 

NOVEMBRE

 

1    Tutti i santi                                                              Solennità

2    Commemorazione di tutti i fedeli defunti

3    S. Martino de Porres, religioso

4    S. Carlo Borromeo                                                            Memoria

5

6

7

8

9    Dedicazione della basilica lateranense        Festa

10  S. Leone Magno. Papa e dottore della Chiesa                    Memoria

11 S. Martino di Tours, vescovo                                 Festa

      Nell’O.C.S.O.: Memoria

12  S. Teodoro Studita, abate

      S. Giosafat, vescovo e martire                                              Festa

13  Tutti i santi che vissero sotto la Regola del n.s.p. Benedetto    Festa


14  Nell’O.Cist.: Commemorazione di tutti i defunti che
vissero sotto
la Regola del n.s.p. Benedetto  Memoria

15  S. Alberto Magno, vescovo e dottore della Chiesa

16  S. Geltrude, vergine**                                                       Memoria

17  S. Margherita di Scozia

      S. Elisabetta d’Ungheria, religiosa

18  Dedicazione delle Basiliche dei Ss. Pietro e Paolo, apostoli

19  S. Mectilde, vergine e monaca O.N.

20

21 Presentazione della Beata Vergine Maria                            Memoria

22  S. Cecilia, vergine e martire                                                Memoria

23 S. Clemente I, papa e martire

      S. Colombano, abate

24 Ss. Andrea Dung-Lac, sacerdote, e compagni, martiri        Memoria

25

26

27

28

29

30 S. Andrea, apostolo                                                    Festa

Ultima Domenica Ordinaria:

Nostro Signore Gesu Cristo Re dell’universo  Solennità

 

 

DICEMBRE

 

1

2

3    S. Francesco Saverio, sacerdote                                        Memoria

4    S. Giovanni Damasceno, sacerdote e dottore della Chiesa

5    S. Sabba, abate

6    S. Nicola, vescovo

7    S. Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa                     Memoria

8    Immacolata Concezione della b.v. Maria Solennità

9    S. Juan Diego Cuauhtlatoatzin

10


11  S. Damaso I, papa

      Nell’O. Cist.: B. Davide, monaco O.N.

12  Beata Vergine Maria di Guadalupe

13  S. Lucia, vergine e martire                                                  Memoria

14  S. Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa
                                                                                               Memoria

15

16

17

18

19

20

21  S. Pietro Canisio, sacerdote e dottore della Chiesa

22

23  S. Giovanni di Kenty, sacerdote

24

25  Natale del Signore                                             Solennità

26 S. Stefano, primo martire                                        Festa

27  S. Giovanni, apostolo ed evangelista              Festa

28  Ss. Innocenti, martiri                                                Festa

29  S. Tommaso Becket, vescovo e martire

30

31 S. Silvestro I, papa

Domenica fra l’Ottava di Natale, o qualora non ricorresse, il 30 dicembre:

      Santa Famiglia di Gesu’, Maria e Giuseppe      Festa


ELENCO
DI ALTRI SANTI CISTERCENSI
ISCRITTI NEL MARTIROLOGIO

 

FEBBRAIO

 

3        B. Elinando da Froidmont, monaco O.N.

2        S. Corrado di Bavaria, monaco O.N., eremita

13    S. Adolfo Osnabrugense, vescovo O.N.

19    S. Bonifacio di Bruxelles, vescovo

 

 

APRILE

 

1        B. Ugo Bonaevallis, abate O.N.

5        S. Giuliana da Monte Cornelio, vergine

13    S. Ida di Lovanio, monaca O.N.

18    B. Idesbaldo, abate O.N.

26 S. Giovanni di Valenza, vescovo O.N.

 

 

GIUGNO

 

7    S. Roberto del Nuovo Monastero, abate O.N.

17  Ss. Sarchia, Mafalda e Teresa, monache O.N.

 

 

LUGLIO

 

7    S. Teobaldo, abate O.N.

9    B. Alberto da Sestri, converso O.N., eremita

10 B. Bertrando da Grandeselve, abate O.N.

24    S. Balduino, abate O.N.

 

 

AGOSTO

 

9    S. Famiano, monaco O.N., pellegrino

16  S. Beatrice da Silva, vergine

 

 

SETTEMBRE

 

2        Bb. Bernardo, monaco O.N., Maria e Grazia, martiri

5        B. Ottone da Freising, vescovo O.N.

28    B. Giovanni da Montmirail, monaco O.N.

 

 

OTTOBRE

 

3        S. Adalgott, vescovo O.N.

6        S. Martino Cid, abate O.N.

13    S. Maurizio, abate O.N.

20    Gilberto di Citeaux, abate O.N.

 

 

NOVEMBRE

 

3    S. Malachia, vescovo

15  S. Leopoldo, marchese austriaco

20  S. Edmondo Cantuarense, vescovo

      S. Ugo da Noaria, abate O.N.

 

 

DICEMBRE

 

5    S. Galgano, eremita

7        S. Gerardo, abate O.N.


PARTE SECONDA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UFFICIO DIVINO
O
LITURGIA DELLE ORE


 


ORDINAMENTO GENERALE
DELLA LITURGIA DELLE ORE
PER I MONASTERI
DELL’ORDINE CISTERCENSE DELLA STRETTA OSSERVANZA.

 

 

Prot. 1554/74, 25 giugno 1974

 

 

 

PRENOTANDA O NORME GENERALI

 

1.                  In nessun modo queste Norme Generali pretendono di offrire un insieme dottrinale sulla Liturgia delle Ore, né tantomeno risaltare la sua importanza nella vita cristiana. Ciò è ampiamente sviluppato nella Regola di S. Benedetto, nei documenti del Vaticano II e nell'Ordinamento Generale della Liturgia delle Ore del rito romano (OGLH).

Qui la nostra finalità è quella di segnalare specialmente quei punti che richiedono un'ulteriore determinazione, affinché la Liturgia delle Ore risponda nel modo migliore possibile alle circostanze concrete dei monaci e delle suore del nostro Ordine.

 

2.                  Benché le comunità monastiche non siano, in senso proprio, “Chiese particolari”, né si compongano solamente di chierici, rappresentano, tuttavia, un modo di essere peculiare alla Chiesa; in effetti, offrono in un modo più perfetto l'immagine della Chiesa che loda Dio senza interruzione con una sola voce, e compiono il dovere di cooperare, soprattutto col discorso, all'edificazione e all’incre­mento di tutto il Corpo mistico di Cristo ed al bene delle Chiese particolari.

 

3.                  La Chiesa riconosce la sua propria voce nella Liturgia delle Ore organizzata per le comunità monastiche, e vigila costantemente, mediante l'autorità gerarchica, affinché questo stesso discorso, mentre risponde alle esigenze particolari di ogni comunità, conservi sempre l'eccellenza di esprimere il mistero cristiano.

 

4.                  Le disposizioni stabilite fin dai primi tempi dalla Regola di S. Benedetto e posteriormente dalle norme ecclesiastiche in relazione con la Liturgia delle Ore, riguardano il dovere di celebrare questa Liturgia nel coro, sia cantata che recitata. Competono, tuttavia, all'Abate la sollecitudine e la facoltà di determinare la maniera con cui ognuno dei membri della comunità debba partecipare.

 

5.                  La Liturgia delle Ore si ordina secondo le prescrizioni della Regola di S. Benedetto che, per secoli, hanno alimentato sempre la vita dei monaci e che ancora oggi possono stimolarla. Tuttavia, si concede la facoltà di adattare queste prescrizioni alle circostanze della nostra epoca che si presentano e si percepiscono in maniera diversa nelle distinte regioni.

 

6.                  Come la Liturgia delle Ore ha per finalità la santificazione del giorno e di tutta l'attività umana, la comunità monastica pretende di raggiungere questa finalità mediante la celebrazione di quelle ore che ci ha trasmesso la tradizione dei nostri Padri.

L'ora di Prima può sopprimersi.

Benché le ore minori si possano recitare fuori del coro, si celebrino, tuttavia, sempre in comune. Ma, dove speciali circostanze rendono difficile l’adempimento di questa prescrizione, l'Abate generale, col consenso del suo Consiglio permanente, può permettere che si sopprimano una o due Ore minori[1].

Se un’ora si unisce con un'altra ora o con la Messa, si osservino le norme che sono prescritte nell'OGLH del rito romano, nn. 93-99.


7.                  La Liturgia delle Ore si strutturerà in modo che ogni ora consti sempre di inno, salmodia, lettura breve o più prolungata della Sacra Scrittura e invocazioni. In quanto al modo di salmodiare, si osservino le prescrizioni che si trovano nell'OGLH, nn. 121-125. Il canto gregoriano, proprio della Liturgia Romana, occupa il primo posto, simile a tutti gli altri.Se la Liturgia delle Ore si celebra in lingua gli elementi tradizionali, e specialmente il canto, possono adattarsi alla peculiarità della lingua ed all'indole di ogni comunità.

 

8.                  Secondo la venerabile tradizione di tutta la Chiesa, le Lodi, come preghiera mattutina, e i Vespri, come preghiere vespertine, sono il doppio cardine dell’Ufficio quotidiano; perciò devono considerarsi principali le Ore e celebrarsi come tali; dove sia possibile si celebrino cantate.

Le Vigilie, a loro volta, mantengano il carattere proprio di lode notturna, che precede l'aurora.

 

9.                  Secondo l'opportunità e la discrezione, può lasciarsi un tempo di silenzio, o dopo ogni salmo, secondo l'abitudine tradizionale, soprattutto se dopo il silenzio si aggiunge una preghiera salmica, oppure dopo le letture, tanto brevi come più lunghe.

 

10.              La distribuzione dei salmi può essere: —o seguendo l'ordine stabilito nella Regola di S. Benedetto; —o seguendo uno degli schemi proposto più avanti, aggiungendo adattamenti secondo l'opportunità e le condizioni dei luoghi; —o secondo un altro schema, a condizione che tutti i salmi si recitino in due settimane.

 

11.              Se si crede opportuno, si osservi il corso biennale di letture bibliche stabilito per la Liturgia delle Ore secondo il rito romano (cf. OGLH, NN 145-146).

 

12.              E’ in preparazione un supplemento per uso dei monasteri che contiene letture dei Padri e degli Scrittori ecclesiastici, diverso dal rito romano. Inoltre, l'Abate, col consenso della comunità, può scegliere altri testi, seguendo le norme dettate, a tale proposito, dalla Santa Sede.


ORDINE DA SEGUIRE NELLA
LITURGIA QUOTIDIANA DELLE ORE.

 

 

 

 

Vigilie

 

a.      Introduzione dell’Ora:

                  V/ Signore, apri le mie labbra

                  R/ e la mia bocca proclami la tua lode.

                  Gloria al Padre. etc.

                  Invitatorio: salmo 94 o altro secondo lo schema usato, con la sua antifona ripresa dopo ogni strofa.

b.      Inno adatto

c.      Salmodia

d.      Versetto di transizione con responsorio

e.      Lettura della Sacra Scrittura con responsorio, con un tempo di silenzio, se si crede opportuno.

f.        Salmodia

g.      Lettura da autori ecclesiastici con responsorio

h.      Nelle domeniche, solennità o feste, si faccia uso di uno dei seguenti schemi, ma si può rendere più semplice nei giorni feriali:

 

Oppure:

- uno o tre cantici con l’antifona adatta

- Versetto

- Quindi segue l’omelia tratta dal lezionario o tenuta dall’Abate

- Responsorio

- Inno Te Deum (si può omettere l’ultima parte)


- lettura del Vangelo dalla serie di pericopi pasquali o della domenica corrente (secondo l’opportunità si può anche prendere il Vangelo da un altro ciclo dell’anno), o della solennità o della festa.

- Te decet laus

 

Oppure :

- Uno o tre cantici con l’antifona adatta

- Inno Te Deum

- Vangelo scelto come sopra e R. Amen.

- Te decet laus

- Omelia come sopra

- Responsorio.

 

Oppure :

- Uno o tre cantici con l’antifona adatta

- Vangelo scelto come sopra e R. Amen.

- Omelia come sopra

- Inno Te Deum

(il Te Deum non si dice nella Quaresima)

 

k.   Nelle memorie e ferie:

 Kyrie, eleison, etc. o una breve litania, per es. per i fratelli assenti, per i defunti o altri

l.    Oremus (silenzio) Preghiera conclusiva

m.  Benedicamus Domino. R. Deo gratias.

 

 

Lodi e Vespri

 

a.       Introduzione dell’Ora

                  V/ O Dio, vieni a salvarmi.

                  R/ Signore, vieni presto in mio aiuto.

                  Gloria al Padre. etc.

b.      Inno adatto


c.       Salmodia

d.      Lettura dalla Sacra Scrittura più lunga o breve, con un breve responsorio

e.       Cantico al Vangelo con l’antifona

f.        Conclusione dell’Ufficio:

- Preghiere o litanie come quelle che si trovano nella Liturgia delle Ore del Rito Romano

- Padre nostro

- Orazione conclusiva (senza Oremus) o del giorno, o dell’Ora, o del Santo

- Benedicamus Domino. R. Deo gratias.

 

 

Ore Minori

 

a.   Introduzione dell’Ora come nelle Lodi

b.   Inno dell’Ora

c.   Salmodia

d.   Breve lettura dalla Sacra Scrittura

e.   Versetto con responsorio

f.    Conclusione dell’Ufficio

Kyrie, eleison, etc. o una breve litania, per es. per i fratelli assenti, per i defunti o altri

Oremus (silenzio) Preghiera conclusiva

Benedicamus Domino. R. Deo gratias.

 

 

Compieta

 

a.      Introduzione dell’Ora come nelle Lodi

b.      Secondo la convenienza, esame di coscienza o in silenzio, o con una formula penitenziale come nel Messale.


c.      Inno dell’Ora

d.      Salmodia

e.      Breve lettura dalla Sacra Scrittura

f.        Versetto con responsorio

      o il breve responsorio Nelle tue mani

g.       Cantico di Simeone con la sua antifona

h.      Conclusione dell’Ora e del giorno:

- Kyrie, eleison,etc. o una breve litania come nelle Ore minori

- Oremus (silenzio)

- Orazione conclusiva dell’Ora

- Benedizione: Noctem quietam

- Salve, Regina

 

 


SCHEMA DI DISTRIBUZIONE DEI SALMI

 

(cf. normas generales, n. 10)

 

Secondo la Regola di S. Benedetto

 

I salmi delle Vigilie possono distribuirsi in due settimane

 

A. FRA I SALMI DELLE VIGILIE, SOPRATTUTTO NELLA DOMENICA (SECONDO L’ANTICA TRADIZIONE), NEL MODO SEGUENTE:

 

Domenica 1ª hebd

Dom.

2ª hebd

Fer. II

Fer. III

Fer. IV

Fer. V

Fer. VI

Sabato

Noct. I

3 + 94

1 e 2

 

6 e 7

9

 

 

 

 

Tutto a norma

della

Regola

8+94

 

Gli altri salmi

a norma

della

Regola

10+94

 

Gli altri salmi

a norma

della

Regola

11+94

 

Gli altri salmi

a norma

della

Regola

12+94

 

Gli altri salmi

a norma

della

Regola

18+94

 

Gli altri salmi

a norma

della

Regola

19+94

 

Gli altri salmi

a norma

della

Regola

 

 

 

 

Noct. II

13 e 14

15 e 16

17

 

Noct III/118/1-4

 

B. FRA I SALMI DELLE ORE MINORI, NEL MODO SEGUENTE (SI OMETTE IL SALMO 13):

 

 

Domenica

Fer. II

Fer. III

Fer. IV

Fer. V

Fer. VI

Sabato

Terza

 

118/1-4

118/11-13

118/20-22

8

9/2-13

14

15

17/2-16

119

120

121

Sesta

118/5-7

118/14-16

1

2

6

9/14-39

16

17/17-31

122

123

124

Nona

118/8-10

118/17-19

7

10

11

12

18

19

17/32-51

125

126

127


Altri schemi

 

DISTRIBUZIONE NUMERICA PER DUE SETTIMANE,

CON RIPETIZIONE DI ALCUNI SALMI

 

SCHEMA “A”

 

 

Domenica

Fer. II

Fer. III

Fer. IV

Fer. V

Fer. VI

Sabato

Sett.

Vigile

 

3 + 94

20

21

22

23

 

26

27

28

29

133

1       2

7      8

9      10

11    12

 

16    14

18    15

19    17

25    24

133

30     36

 

32

33     39

 

34    43

44

38    45

40    46

133

47     58

48     59

49     60

51     61

 

52     65

54     67

55

57     70

133

68     72

 

73     83

71

 

74     77

76

78

79

133

80     81

82     86

88

84     92

 

85     97

93     98

95     99

96    102

133

100  102

103

104

 

 

106  105

 

 

108

Lodi

66

62

117

Cant*

148/149/

150

116

50

5       35

Ct1  Ct2

148

116

6

41/2 56

Ct1  Ct2

149/150

116

50

64    63

Ct1  Ct2

148

116

31

87    89

Ct1  Ct2

149/150

116

50

53    75

Ct1  Ct2

148

116

37

91    142

Ct1  Ct2

149/150

*Ct 1 = I cantici che si cantavano nell’inverno nel Breviario cistercense

 Ct 2 = I cantici che si cantavano in estate nel Breviario cistercense

Vespri

109

110

112

111  114

113  115

128

129  129

130  131

131  132

135  134

136  136

137  137

138  138

140  139

141  141

144  143

145

146

147

Cantici del N.T. come nella Liturgia delle Ore romana

Terza

118/

1-4

118/

12/15

119

120 tutta la settimana

121

Sesta

118/

5-7

118/

16/18

122

123 tutta la settimana

124

Nona

118/

8-11

118/

19/20

125

126 tutta la settimana

127

Com­pieta

4

90

90

90

90

90

90

90

 Cantico de Simeone


DISTRIBUZIONE TEMATICA PER DUE SETTIMANE

CON RIPETIZIONE DI ALCUNI SALMI

 

SCHEMA “B”

 

 

settimana

Domenica

Fer. II

Fer. III

Fer. IV

Fer. V

Fer. VI

Sabato

      

      

        

      

      

Vigilie

94

133

133

133

133

133

133

 

17        28

29

30

24        33

26        65

27

13       36

34

53       51

14       10

105     104

43     55

69

61     70

76     74

138   81

93

77    106

 

60

11    73

41

42    80

57       25

58       48

59       78

9         82

141

143   144

3      12

7      16

15    54

88    108

 

139

1       8

71     18

79     44

84     45

86     47

102   84

Lodi

66

50

117

116

49       102

5         35

116

72    38

83    56

116

101   85

63     64

116

100    31

87      89

116

6       62

75     91

116

37     39

142

Cant. A.T. (come nell’antico breviario cistercense) o lettura biblica

150

110     115

111  145

112  146

113   147

113b 148

114   149

Nelle solennità e feste, alle Lodi, si prendono i sal 66, 62, 144, Cant., 150

Vespri

109

2

18      19

47      20

67  103

45    135

134  143

136     32

140     40

21    68

44     22

137   71

Cantico del N.T. nella Liturgia delle Ore romana o lettura del N.T.

46

95

96

97

98

92 99

23

Terza

118/   118/

1-4     12/15

119

120 tutta la settimana

121

Sesta

118/   118/

5-7     16/18

122

123

124

128

129

130

122

123

124

128

129

130

122

123

124

128

129

130

Nona

118/   118/

8-11   19-22

 127

125

126

131

132

127

125

126

131

132

127

125

126

131

132

Compieta

 4 + 90 + Cant.

 


DISTRIBUZIONE TEMATICA PER UNA SETTIMANA

SENZA RIPETERE NESSUN SALMO

 

 

SCHEMA “C”

 

 

 

Domenica

Fer. II

Fer. III

Fer. IV

Fer. V

Fer. VI

Sabato

Vigilie

[invt.] 94

2

20

29

44

71

75

97

1

106

111

48

104

70

45

3

17

10

73

105

43

46

11

9

93

81

88

82

80

38

36

40

49

67

65

66

12

21

25

87

68

58

95

8

103

102

76

77

Lodi

50

117

62

Cant.

116

6

5

35

Cant. A.T

145

101

42

56

Cant. A.T

146

37

63

64

Cant. A.T

147

31

99

89

Cant. A.T

148

129

85

107

Cant. A.T

149

142

91

100

Cant. A.T

150

Vespri

109

110

113A

114-115

113B

28

96

137

131

134

47

86

32

135

98

112

39

61

7

128

136

138

141

27

143

 

144

Terza

118/1-4

118/5-7

118/8-10

118/11-13

118/14-16

118/17-19

118/20-22

Sesta

18

23

13

72

84

41

78

79

 

69

33

108

59

19

74

Nona

22

83

92

119

120

121

122

123

124

125

126

127

54

34

57

51

52

Compieta

4

90

133

24

130

132

60

26

138

53

140

55

30

14

15

 Cantico de Simeone

 


ORDINAMENTO GENERALE
DELLA LITURGIA DELLE ORE
PER I MONASTERI
DELL’ORDINE CISTERCENSE

 

Prot. 2181/74, 27 novembre 1974

 

 

PRINCIPI TEOLOGICI

 

 

1.            Qui non è esposta tutta la dottrina sulla Liturgia delle Ore, ma sono trattati soltanto quei principi, che richiedono un’ulteriore elaborazione e una concreta determinazione, così da adattare la Liturgia alle condizioni dei monasteri dell’Ordine Cistercense.

 

2.            I principi teologici per l’ordinamento della Liturgia delle Ore inoltre sono presi dalla Regola di San Benedetto, dai decreti del Concilio Vaticano II, dalle Dichiarazioni del Capitolo Generale del 1969 “Sui principali elementi della vita Cistercense oggi”, e dall’Istruzione Generale sulla Liturgia delle Ore secondo il rito Romano.

 

3.                  La Liturgia delle Ore è diretta a santificare tutto il corso della giornata e tutta l’operosità, insieme con la celebrazione Eucaristica. Tale organizzazione per lo più avviene secondo i precetti della Regola di San Benedetto, i quali alimentarono la vita di orazione dei monaci nei secoli passati e che possono vivificarla ancora oggi: tuttavia si facciano degli adattamenti, allorquando le condizioni del nostro tempo e delle diverse regioni richiedano ciò.

 


4.                  Le Comunità monastiche incarnano in modo speciale la Chiesa orante: infatti, come esemplare della Chiesa che senza pausa loda Dio con voce unanime, presentano in modo più pieno e completano l’ufficio del “faticare”, soprattutto con la preghiera, “per la costruzione e l’incremento di tutto il Corpo mistico di Cristo e il bene delle Chiese particolari” (IGLH, n. 24).

 

5.                  Nella Liturgia delle Ore celebrata dalle comunità monastiche, la Chiesa riconosce la propria voce e per mezzo dell’autorità gerarchica vigila di continuo affinché sia preservata la preminenza del mistero cristiano che sempre deve essere espresso, e si soddisfino le esigenze particolari delle singole comunità.

 

6.                  Nella disposizione dell’Ufficio divino bisogna prestare attenzione all’unità e all’armonia tra la liturgia e le altre parti della vita religiosa (Dichiarazione del Cap. Gen. dell’O. Cist su I principali elementi della vita Cist. oggi, n. 62). Inoltre in quelle che, secondo le norme sotto elencate, si stabiliscono in ciascun monastero secondo le particolari condizioni del luogo e della comunità, come la scelta dei testi, la scelta della lingua o la distribuzione nell’uso dei Salmi, e altre norme da stabilire secondo l’opportunità, bisogna soprattutto sforzarsi affinché la struttura e la forma della liturgia possano nutrire e animare la vita quotidiana (ib.) e la mente sia resa concorde più facilmente con la voce (Regola di San Benedetto).

 

 

NORME GENERALI
PER
LA CELEBRAZIONE
DELL
’UFFICIO DIVINO

 

7.      La Liturgia delle Ore nell’Ordine Cistercense si svolge secondo le Ore tramandate nella Regola di San Benedetto. Tuttavia si può omettere l’Ora Prima. Le Ore minori e la Compieta si possono recitare anche fuori del coro, ma si celebrino tuttavia in comune. Per una giusta causa si può scegliere una delle Ore Minori per la celebrazione comunitaria e senza dubbio quella che è più conforme all’ora del giorno in cui viene celebrata; tuttavia le altre Ore Minori, che non vengono celebrate in comune, si devono recitare in privato.[2]

 

8.                  Le singole Ore Minori sono composte da inno, salmodia, lettura delle Sacre Scritture e invocazioni.

 

9.                  Nella celebrazione, che si fa in lingua volgare, si possono adattare gli elementi dell’Ufficio al tenore della lingua nonché all’indole di ciascuna comunità.

 

10.              Le Lodi, quali preghiere del mattino, e i Vespri, quali preghiere della sera, dalla venerabile tradizione della Chiesa sono da considerarsi duplice cardine dell’Ufficio quotidiano e così devono essere celebrate.

 

11.              Secondo il giudizio dell’abate con il suo consiglio, si può interporre uno spazio di silenzio per la meditazione o dopo le letture o dopo i salmi. Se ciò avviene dopo i salmi, si può inserire o prima o dopo il responsorio, ma può anche sostituire il responsorio.

 

12.              La distribuzione dei Salmi può essere fatta secondo lo schema sotto riportato, aggiungendo adattamenti secondo le esigenze locali.

 

13.              Ciascun salmo, o divisione di salmo generalmente è provvisto della propria antifona o si recita nel modo con cui si possa mettere meglio in evidenza il suo genere letterario.

 

14.              Si osservi lo ciclo biennale delle letture bibliche secondo la Liturgia delle Ore del Rito Romano, se ciò sembra opportuno, nonché l’aggiunta delle letture dei Padri e degli Scrittori ecclesiastici preparata per i monasteri. Inoltre, con il consenso della comunità, l’Abate può scegliere altri testi, osservando le norme pubblicate dalla S. Sede.


15.              Per unire secondo l’opportunità le Ore dell’Ufficio con la Messa o tra di loro, valgono le disposizioni che si hanno sotto nell’Appendice.

 


MODELLO DELL’ORDINARIO
DELLA LITURGIA DELLE ORE
PER L’ORDINE CISTERCENSE

 

Preliminare: Si fa salvo il diritto di coloro i quali celebrano l’Ufficio secondo le norme stabilite nella Regola di San Benedetto (nei Capitoli 8-18).

 

Introduzione Dell’ufficio

(occupa il posto dell’introduzione della prima Ora del giorno)

 

a.                   Versetto: Signore, apri le mie labbra, etc. con il Gloria al Padre.

b.                  Invitatorio: Salmo 94 o un altro secondo lo Schema usato.

 

 

Vigilie

 

a.                  Introduzione dell’Ora (se non è la prima Ora del giorno): versetto Signore, vieni in mio aiuto,etc. con il Gloria al Padre

b.                  Inno adatto

c.                  Salmodia

d.                  Versetto con responsorio

e.                  Lettura della Sacra Scrittura con responsorio

f.                    Salmodia

g.                  Versetto con responsorio

h.                  Lettura da autori ecclesiastici con responsorio

i.                    Nelle domeniche, solennità o feste, si faccia uso di uno degli seguenti schemi:

oppure:

- lettura del Vangelo dalla serie di pericopi pasquali o della domenica corrente (secondo l’opportunità si può anche prendere il Vangelo da un altro ciclo dell’anno), o della solennità o della festa.

- Quindi segue l’omelia tratta dal lezionario o tenuta dall’Abate o da un altro sacerdote.

- Inno Te Deum

Oppure :

- Dopo la lettura tratta da scrittori ecclesiastici (= h) uno o tre cantici

- Versetto con responsorio

- Vangelo scelto come sopra

- Inno Te decet laus

- Omelia come sopra

- Inno Te Deum

 

i.                    Conclusione dell’Ufficio:

- Nelle memorie e ferie:

- Kyrie, eleison, etc. o una breve litania, per es. per i fratelli assenti, per i defunti o altri

- Oremus (silenzio)

- Preghiera conclusiva

- Benedicamus Domino. Deo gratias.

 

 

Lodi

 

a.                   Introduzione dell’Ora come nelle Vigilie

b.                  Inno adatto

c.                   Salmodia

d.                  Lettura dalla Sacra Scrittura più lunga o breve, con un breve responsorio

e.                   Cantico al Vangelo con l’antifona

f.                    Conclusione dell’Ufficio:

- Preghiere o litanie come quelle che si trovano nella Liturgia delle Ore del Rito Romano


- Padre nostro

- Orazione conclusiva (senza Oremus) o del giorno, o dell’Ora, o del Santo

- Benedicamus Domino. Deo gratias.

 

 

Ore Minori

 

a.                   Introduzione dell’Ora come nelle Vigilie.

b.                  Inno dell’Ora

c.                  Salmodia

d.                  Breve lettura dalla Sacra Scrittura

e.                  Versetto con responsorio

f.                    Conclusione dell’Ufficio: come nelle Vigilie feriali

 

 

Vespri

 

            Come alle Lodi

 

 

Compieta

 

a.                  Introduzione dell’Ora come nelle Vigilie

b.                  Secondo la convenienza, esame di coscienza o in silenzio, o con una formula penitenziale come nel Messale.

c.                  Inno dell’Ora

d.                  Salmodia

e.                  Breve lettura dalla Sacra Scrittura

f.                    Versetto con responsorio

            o il breve responsorio Nelle tue mani


g.                   Secondo la convenienza, il cantico di Simeone con la sua antifona

h.                  Conclusione dell’Ora e del giorno:

- Kyrie, eleison, etc. o una breve litania come nelle Ore minori

- Oremus (silenzio)

- Orazione conclusiva dell’Ora

- Benedizione: Benedicat et custodiat, etc. o Noctem quietam

- Salve, Regina

 

 

 

SCHEMI DELLA DISTRIBUZIONE
DEI SALMI

 

Secondo la Regola di s. Benedetto con Prima

 

Secondo la Regola di s. Benedetto

senza Prima

 

Secondo una nuova distribuzione dei salmi

 

Schema I: L’intero Salterio distribuito attraverso una sola settimana

 

Schema II: Salterio distribuito attraverso due settimane secondo l’ordine numerico

 

Schema III: Salterio distribuito attraverso due settimane non secondo l’ordine numerico

 

Schema IV: Salterio della Liturgia delle Ore secondo il rito Romano adattato allo svolgimento monastico di due settimane

 


            Nota: Resta salvo il diritto di coloro i quali legittimamente possono seguire una diversa distribuzione

 

Nota per l’uso (Acta Curiae Generalis Ordinis Cisterciensis, Commentarium officiale, nova series, n. 23, 30 novembre 1974):

 

Allo Schema I si riferiscono:

- la distribuzione “C” dell’O.C.S.O.

- la distribuzione dei Salmi proposta da P. Fuglister;

 

 

Domenica

Fer. II

Fer. III

Fer. IV

Fer. V

Fer. VI

Sabbato

Vigilie

 

94

28

66

45

23

8

80

109

17

2

 

44

9

71

1

103

70

 

93

104

111

6

106

7

 

73

72

76

77a

77b

131

 

18

57

48

81

38

36

40

 

49

67

82

87

68

37

 

59

105

78

58

108

55

 

136

88

79

3Cant. AT

 

 

 

 

 

 

 

Lodi

 

92

3

29

Ct AT

146

147

99

62

100

Ct AT

 

134

97

89

64

Ct AT

 

116

96

35

56

Ct AT

 

149

46

75

5

Ct AT

 

148

95

50

63

Ct AT

 

145

98

142

91

Ct AT

 

150

Terza

118

j-iv

118

v-vij

118

viij-x

118

xj-xiij

118

xiv-xvj

118

xvij-xix

118

xx-xxij

Sesta

117 a-b-c

 

24 a-b-c

 

41a-b 42

 

43 a-b-c

 

54 a-b-c

 

21 a-b-c

 

34 a-b-c

 

Nona

135 a-b-c

 

119-120-121

122-123-124

125-126-127

128-129-130

10-11-12

 

51-13-53

 

Vespri

 

 

 

Come L.H

112

113a

113b

114-115

Ct. Ap.19

32

60

27

47

Ct. Ef.1

74

139

25

144

Ct. Ap.4

102

85

84

86

Ct. Col.1

110

22

83

39

Ct. Ap.11

143

140

141

26

Ct. Ap.15

65

19

20

137

Ct. Fil.2

Compieta

4-90-133

33 a-b-c

138 a-b-c

31-61-132

101 a-b-c

30 a-b-c

14-16-15


Allo Schema II si riferiscono:

- la distribuzione “B” dell’O.C.S.O.

- la distribuzione dell’Abate Heufelder;

 

Allo Schema III si riferiscono:

- la distribuzione “A” dell’O.C.S.O.

- la distribuzione di P. Notkeri Fuglister, se i Salmi delle Vigilie sono distribuiti attraverso due settimane (come può verificarsi per es. nel Breviario di Munsterschwarzach);

 

 

Sett..

Domenica

Fer. II

Fer. III

Fer. IV

Fer. V

Fer. VI

Sabbato

1a

2a

1a

2a

1a 

2a

1a 

2a

1a 

2a

1a 

2a

1a 

2a

Vigilie

 

94

28

66

45

23

8

80

109

17

2

 

 

50a

50b

50c

44

9

71

 

 

50a

50b

50c

1

103

70

 

 

33a

33b

33c

93

104

111

 

 

33a

33b

33c

6

106

7

 

 

138a

138b

138c

73

72

76

 

 

138a

138b

138c

77a

77b

131

 

 

31

61

132

18

57

48

81

 

31

61

132

38

36

40

 

 

101a

101b

101c

49

67

82

 

 

101a

101b

101c

87

68

37

 

 

30a

30b

30c

59

105

78

 

 

63a

63b

63c

58

108

55

 

 

14

16

15

136

88

79

 

 

142a

142b

142c

3 Cant. AT

 

 

 

 

 

 

Lodi

 

92

3

Ct. AT

146

147

92

29

Ct. AT

146

147

99

62

Ct. AT

134

99

100

Ct. AT

134

97

89

Ct. AT

116

97

64

Ct. AT

116

96

35

Ct. AT

149

96

56

Ct. AT

149

46

75

Ct. AT

148

46

5

Ct. AT

148

95

50

Ct. AT

145

95

50

Ct. AT

145

98

91

Ct. AT

150

98

91

Ct. AT

150

Terza

118

j-iv

118

v-vij

118

viij-x

118

xj-xiij

118

xiv-xvj

118

xvij-xix

118

xx-xxij

Sesta

117 a-b-c

 

24 a-b-c

 

41a-b 42

 

43 a-b-c

 

54 a-b-c

 

21 a-b-c

 

34 a-b-c

 

Nona

135 a-b-c

 

119-120-121

122-123-

124

125-126-127

128-129-

130

10-11-12

 

51-13-53

 

Vespri

 

 

 

 

112

113a

113b

112

114

115

32

60

47

32

27

47

74

139

144

74

25

144

102

85

86

 

102

84

86

 

110

22

39

 

110

83

39

 

143

140

26

143

141

26

65

19

137

65

20

137

Come L.H

Ct.

Ap. 19,1-7

Ct.

Ef. 1,3-10

Ct.

Ap. 4,11…

Ct.

Col. 1,12-20

Ct

Ap. 11

Ct

Ap.15

Ct.

Fil 2,6-11

Compieta

 

Ps. 4-90-133

 


- la distribuzione proposta da P. Guido Gibert il 21 marzo 1974.

 

 

Hebd.

Domenica

Fer. II

Fer. III

Fer. IV

Fer. V

Fer. VI

Sabbato

 

1a

2a

1a

2a

1a 

2a

1a 

2a

1a 

2a

1a 

2a

1a 

2a

Vigilie

 

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

 

1

2

3

 

 

103a

103b

103c

 

19

20

44

 

 

22

23

27

 

9a

9b

9c

 

 

10

13

49

 

57 ou52

58

93

 

104a

104b

104c

7

74

81

 

 

36a

36b

36c

 

17a

17b

17c

 

 

78

76

69

77a

77b

77c

 

 

77d

77e

77f

 

67a

67b

67c

 

82 ou53

43

86

 

51

52

48

 

 

25

70a

70b

 

88a

88b

88c

 

 

38

39a

39b

53

54

55

 

 

68a

68b

68c

 

6

11

37

 

 

34a

34b

102

 

101a

101b

108

 

 

106a

106b

106c

 

105a

105b

105c

 

 

73a

73b

59

 

 

3 Cant.

 

 

 

 

 

 

Lodi

 

92

62

Ct.

Dan. 3,57-88.56

150

 

46

29

Ct.

Dan. 3,52-57

148

96

5

Ct

1 Cr. 29

 

28

98

35

Ct.

Sir 36

 

 

95

41

42

Ct.

Tob 13

 

 

32

18a

56

Ct.

Is. 38

 

 

134

66

63

Ct.

Gud. 16

 

64

80

83

Ct.

I Sam. 2

 

97

100

87

Ct

Ger. 31

 

145

8

89

Ct.

Is.12

 

 

147

84

50

Ct.

Is.45

 

 

116

75

50

Ct.

Ab3

 

 

99

107

142

Ct

Es. 15

 

 

146

91

79

Ct.

Dt. 32

 

 

149

Terza

119-120-121

 

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

Sesta

117

a-b-c

135

a-b-c

18b 16a-b

118 x-xij

24

a-b-c

72

a-b-c

118 j-iij

118 xiij+xv-xvj

118 iv-vj

118 xvij-xix

21

a-b-c

30

a-b-c

118 vij-ix

118 xx-xxij

Nona

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

Vespri

 

 

 

 

109

 

110

112

109

 

113a

113b

118 xiv

85a

85b

12

 

47

14

129

 

40

136

131

 

143a

143b

71a

 

71b

60

26a

 

26b

139

33a

 

33b

31

138a

 

138b

45

114

 

115

61

111

 

144a

144b

140

 

141

137

15

 

65a

65b

Come L.H

Ct.

Ap. 19,1-7

Ct.

Ef. 1,3-10

Ct.

Ap. 4,11…

Ct.

Col. 1,12-20

Ct

Ap. 11

Ct

Ap.15

Ct.

Fil 2,6-11

Com­pieta

 

Ps. 4-90-133

 


Allo Schema IV si riferisce:

- la distribuzione dei Salmi proposti dalla S. C. per il Culto Divino (Notitiae, n. 76, 1972, p.257).

 

 

.

Domenica

Fer. II

Fer. III

Fer. IV

Fer. V

Fer. VI

Sabbato

Sett.

1a

2a

1a

2a

1a 

2a

1a 

2a

1a 

2a

1a 

2a

1a 

2a

Vigilie

 

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

94 o 99, 66, 23

 

1

2

3

 

 

103a

103b

103c

 

19

20

44

 

 

22

23

27

 

9a

9b

9c

 

 

10

13

49

 

57 ou52

58

93

 

104a

104b

104c

7

74

81

 

 

36a

36b

36c

 

17a

17b

17c

 

 

78

76

69

77a

77b

77c

 

 

77d

77e

77f

 

67a

67b

67c

 

82 ou53

43

86

 

51

52

48

 

 

25

70a

70b

 

88a

88b

88c

 

 

38

39a

39b

53

54

55

 

 

68a

68b

68c

 

6

11

37

 

 

34a

34b

102

 

101a

101b

108

 

 

106a

106b

106c

 

105a

105b

105c

 

 

73a

73b

59

 

 

3 Cant.

 

 

 

 

 

 

Lodi

 

92

62

Ct.

Dan. 3,57-88.56

150

 

46

29

Ct.

Dan. 3,52-57

148

96

5

Ct

1 Cr. 29

 

28

98

35

Ct.

Sir 36

 

 

95

41

42

Ct.

Tob 13

 

 

32

18a

56

Ct.

Is. 38

 

 

134

66

63

Ct.

Gud. 16

 

64

80

83

Ct.

I Sam. 2

 

97

100

87

Ct

Ger. 31

 

145

8

89

Ct.

Is.12

 

 

147

84

50

Ct.

Is.45

 

 

116

75

50

Ct.

Ab3

 

 

99

107

142

Ct

Es. 15

 

 

146

91

79

Ct.

Dt. 32

 

 

149

Terza

119-120-121

 

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

119-120-121

125-126-127

Sesta

117

a-b-c

135

a-b-c

18b 16a-b

118 x-xij

24

a-b-c

72

a-b-c

118 j-iij

118 xiij+xv-xvj

118 iv-vj

118 xvij-xix

21

a-b-c

30

a-b-c

118 vij-ix

118 xx-xxij

Nona

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

122-123-124

128-130-132

Vespri

 

 

 

109

 

110

112

109

 

113a

113b

118 xiv

85a

85b

12

 

47

14

129

 

40

136

131

 

143a

143b

71a

 

71b

60

26a

 

26b

139

33a

 

33b

31

138a

 

138b

45

114

 

115

61

111

 

144a

144b

140

 

141

137

15

 

65a

65b

Come L.H

Ct.

Ap. 19,1-7

Ct.

Ef. 1,3-10

Ct.

Ap. 4,11…

Ct.

Col. 1,12-20

Ct

Ap. 11

Ct

Ap.15

Ct.

Fil 2,6-11

Compieta

 

Ps. 4-90-133


APPENDICE SUL MODO DI UNIRE LE ORE DELL'UFFICIO CON LA MESSA O TRA DI LORO QUANDO SI RITIENE OPPORTUNO

 

(CFR. IGLH DEL RITO ROMANO, NN.93-99)

 

 

1.         In casi particolari, se le circostanze lo richiedono, nella celebrazione pubblica o comune si può fare un'unione più stretta tra la Messa e un'Ora dell'Ufficio, secondo le norme che seguono, purché la Messa e l'Ora siano dell'unico e medesimo Ufficio. Si deve però evitare che ciò vada a detrimento dell'azione pastorale, specialmente in domenica.

 

2.         Quando le Lodi mattutine, celebrate in coro o in comune, precedono immediatamente la Messa, l'azione liturgica può incominciare o dal versetto iniziale e dall'inno delle Lodi, specialmente nei giorni feriali, o dal canto dell'introito con la processione d'ingresso e il saluto del celebrante, specialmente nei giorni festivi, omettendo, nel caso, uno dei due riti iniziali.

Quindi si prosegue con la salmodia delle Lodi, come al solito, fino alla lettura breve esclusa. Dopo la salmodia, omesso l'atto penitenziale, e, secondo l'opportunità, il «Signore, pietà», segue, a norma delle rubriche, il «Gloria a Dio nell'alto dei cieli» e il celebrante dice l'orazione della Messa. Poi si continua con la liturgia della Parola nel modo consueto.

 

L'orazione universale si fa al momento e nella forma consueta della Messa. Tuttavia, nei giorni feriali, nella Messa del mattino, invece del formulario quotidiano della preghiera universale si possono dire le invocazioni delle Lodi.

 

Dopo la comunione con il suo proprio canto, si canta il Benedictus con la rispettiva antifona delle Lodi, quindi si dice l'orazione dopo la comunione e tutto il resto come al solito.

 


3.         Se Terza, Sesta o Nona, secondo quello che richiede la corrispondenza delle Ore, celebrata pubblicamente precede imme­diatamente la Messa, l'azione liturgica può ugualmente incomin­ciare o dal versetto iniziale e dall'inno dell'Ora, specialmente nei giorni feriali, o dal canto dell'introito con la processione d'ingresso e il saluto del celebrante, specialmente nei giorni festivi, omettendo, nel caso, uno dei due riti iniziali.

 

Quindi si prosegue con la salmodia dell'Ora nel modo solito, fino alla lettura breve esclusa. Dopo la salmodia, omesso l'atto penitenziale e, secondo l'opportunità, il «Signore, pietà» si dice, secondo le rubriche, il «Gloria a Dio nell'alto dei cicli», e il celebrante dice l'orazione della Messa.

 

4.         I Vespri, che precedono immediatamente la Messa, si possono unire a essa allo stesso modo delle Lodi mattutine. Tuttavia i Vespri delle solennità o delle domeniche o delle feste del Signore che cadono in domenica, si possono celebrare soltanto terminata la Messa del giorno precedente o del sabato.

 

5.         Quando invece Terza, Sesta o Nona, o Vespri seguono la Messa, allora si celebra la Messa come al solito fino all'orazione dopo la comunione compresa.

 

Detta l'orazione dopo la comunione incomincia senz'altro la salmodia di quell'Ora. A Prima, Terza, Sesta o Nona, terminata la salmodia, subito, omessa la lettura breve, si dice l'orazione e la formula di congedo, come nella Messa. Ai Vespri, finita la salmodia e omessa la lettura, si aggiunge subito il cantico Magnificat con la sua antifona e, tralasciate le intercessioni e il «Padre nostro», si dice l'orazione conclusiva e si benedice il popolo.

 

6.         Eccetto il caso della notte di Natale, di regola si esclude l'unione della Messa con l'Ufficio delle letture, perché la Messa stessa ha il suo ciclo di letture, che va tenuto distinto dall'altro. Tuttavia, se qualche volta in qualche singolo caso fosse necessario farlo, allora, subito dopo la seconda lettura dell'Ufficio con il suo responsorio, omesso tutto il resto, ha inizio la Messa dall'inno «Gloria a Dio nell'alto dei cicli», se si deve dire, altrimenti dall'orazione.

 

7.         Se l'Ufficio delle letture si dice immediatamente prima di un'altra Ora dell'Ufficio, all'inizio dell'Ufficio delle letture si può premettere l'inno adatto a quell'Ora; al termine dell'Ufficio delle letture si omette l'orazione e la conclusione, e, nell'Ora che segue, si tralascia il versetto iniziale con il «Gloria al Padre» e l’inno.

 

8.         Se si uniscono due Ore minori tra di loro, la liturgia inizia dal versetto introduttivo e dall’inno adatto all’ora del giorno. Quindi segue la salmodia dell’Ora precedente, la lettura breve con il versetto responsorio, poi la salmodia dell’Ora seguente, la lettura breve con il versetto e il responsorio e il solito congedo dell’Ufficio.


PARTE TERZA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MESSALE
E LEZIONARIO
DELLA MESSA

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


MESSALE IN USO

 

Prot. 525/70, 8 giugno 1971: O.Cist. et O.C.S.O.

 

 

Si concede la facoltà di adottare il nuovo Messale Romano, tenendo presenti:

 

1.                  Il Calendario Cistercense

2.                  Alcuni elementi particolari desunti dalla tradizione Cistercense da usare a piacimento:

2.1.      I testi desunti dall’antico Messale Cistercense, che non si trovano nel nuovo Messale Romano.

2.2.      I seguenti riti nel Rito della Messa:

a.       Un profondo inchino invece della genu­flessione prescritta nel rito Romano.

b.      Il rito di fare un grande segno di croce al Vangelo.

c.       L’uso di concludere alcuni riti in silenzio, per es. il bacio dell’Evangeliario e la lavanda delle mani

d.      L’uso antico di preparare il vino e l’acqua nel calice prima che siano portati all’altare.

 

 

 


RITUALE
DELLA SETTIMANA SANTA

 

Prot. 396/73, 31 gennaio 1973: O.C.S.O.

Prot. 83/75, 11 agosto 1975: O.C.S.O.

(Per il Lezionario)

 

 

DOMENICA DELLE PALME
«DE PASSIONE DOMINI »

 

1.                  In questo giorno la Chiesa commemora il Cristo Signore, che entra in Gerusalemme per portare a compimento il suo mistero pasquale. Perciò in tutte le Messe si fa la memoria di questo ingresso del Signore: con la processione prima della Messa, oppure con l'ingresso semplice prima delle altre Messe.

 

 

Commemorazione
dell'ingresso del Signore in Gerusalemme

 

Prima forma: Processione.

 

2.         In questo giorno si omette l’ufficio di Terza; né si recita in privato, se non da coloro che non hanno preso parte alla processione.

 

3.         All'ora stabilita, i fedeli si radunano in una chiesa succursale o in altro luogo adatto, fuori della chiesa verso la quale si dovrà dirigere la processione. La distribuzione dei rami avviene o prima della colletta o subito prima della proclamazione del Vangelo.


4.         Il sacerdote e i ministri, indossate le sacre vesti di colore rosso richieste per la celebrazione della Messa, si recano al luogo dove si è radunato il popolo.

 

5.       Si canta l'antifona seguente o un altro canto adatto.

 

Antifona                                                              Mt 21, 9

Osanna al Figlio di Davide.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore:

O Re d'Israele! Osanna nell'alto dei cieli.

 

6.         Il sacerdote, dopo il consueto saluto ai fedeli, rivolge loro una breve esortazione, per illustrare il significato del rito e per invitarli a una partecipazione attiva e consapevole. Lo può fare con queste parole o con altre simili:

 

Fratelli carissimi,

questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall'inizio della Quaresima.

Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione.

Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione.

 

7.         Dopo questa esortazione, il sacerdote dice a mani giunte una delle orazioni seguenti:

 

Preghiamo.

 

Dio onnipotente ed eterno,

che ti sei degnato di scendere dal cielo sulla terra,

e di affrontare volontariamente la tua passione

per liberare il genere umano con il tuo sangue prezioso,

sii propizio ai voti della tua Chiesa

e alle nostre preghiere.

Tu, infatti, Signore, mite sedendo su di un mite asinello,

spontaneamente ti offristi alla passione

per la nostra redenzione;

e mentre la strada veniva coperta di rami di ulivo

a gara dalla folla dei discepoli

e dagli altri che accorrevano on rami di palme

e con esclamazioni di lode,

esultando e gridando:

“Osanna al Figlio di Davide;

benedetto colui che viene nel nome del Signore!”,

ti si preparava la via verso il monte degli ulivi.

 

Se i fratelli portano i rami di ulivo, a piacere si può recitare quanto segue:

 

[Tu un giorno hai guidato Noé nell’arca

sulle acque del diluvio, e per mezzo di una colomba

hai voluto annunciare la pace tornata sulla terra.

Anche il Patriarca Giacobbe

mentre erigeva un altare alla tua gloria

dai rami di quest’albero

sparse l’olio di benedizione sulla sua sommità,

olio con il quale hai unto i tuoi re e i tuoi profeti.

Tu sei infatti il Cristo, il Figlio di Dio;

a Te si addice il frutto dell’unzione e della pace,

in lode del quale cantò il salmista dicendo:

Dio ti ha unto, il tuo Dio, con olio di esultanza].

 

Perciò supplici ti preghiamo, Signore,

benedici  B  questi rami,

che i tuoi servi prendono in onore del tuo nome;

e come un giorno le folle ti vennero incontro,

uscendo con i rami,

anche noi corriamo incontro a Te

portando ramoscelli,

per entrare con Te nel gaudio eterno.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

 

R. Amen.1

 

Oppure:

 

Preghiamo.

 

O Dio onnipotente ed eterno,

benedici + questi rami [di ulivo],

e concedi a noi tuoi fedeli,

che accompagniamo esultanti il Cristo,

nostro Re e Signore,

di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

 

R. Amen.

 

Oppure :

 

Preghiamo.

 

Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te,

e concedi a noi tuoi fedeli, che rechiamo questi rami

in onore di Cristo trionfante,

di rimanere uniti a lui,

per portare frutti di opere buone.

Per Cristo nostro Signore.

R. Amen.

 

E senza nulla dire, asperge i rami con l'acqua benedetta.

 


8.         Segue la proclamazione del Vangelo dell'ingresso del Signore. La proclamazione, secondo il testo di uno dei quattro Vangeli, come indicato nel Lezionario, è fatta dal diacono o, in sua assenza, dal sacerdote, nel modo consueto.

 

+ Dal vangelo secondo Matteo                                21, 1-11

 

Quando furono vicini a Gerusalemme, e giunsero presso Betfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un’asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà subito”». Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».

Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea». – Parola del Signore.

 

Anno B:

 

+ Dal vangelo secondo Marco                                 11, 1-10

 

Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Betfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte: e subito troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo a me. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».

Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. E alcuni dei presenti però dissero loro: «Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?». Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.

Essi condussero l’asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!». – Parola del Signore.

 

Oppure:

 

+ Dal vangelo secondo Giovanni                            12, 12-16

 

In quel tempo la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!».

Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: «Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina». Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto. — Parola del Signore

 


Anno C:

 

+ Dal vangelo secondo Luca                                  19, 28-40

 

In quel tempo, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Betfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. E se qualcuno vi chiederà: "Perché lo sciogliete?", direte così: "II Signore ne ha bisogno"». Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?». Essi risposero; «II Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre». — Parola, del Signore.

 

9.         Dopo il Vangelo si può fare, secondo le circostanze, una breve omelia. Ha quindi inizio la processione verso la chiesa, nella quale si celebra la Messa.

 

 

PRIMA FORMA DI PROCESSIONE

 

10.       Se si usa l'incenso, precede il turiferario con il turibolo fumigante; segue il crocifero con la croce ornata a festa; ai suoi lati, due ministranti con le candele accese; poi il sacerdote con i ministri e, dietro a loro, i fratelli e i fedeli con in mano i rami benedetti.

 

Durante la processione si cantano le antifone seguenti, o altri canti adatti.

 

Antifona

Le folle degli Ebrei, portando rami d'ulivo, andavano incontro al Signore e acclamavano a gran voce: « Osanna nell'alto dei cieli ».

 

Questa antifona si può, eventualmente, alternare con i versetti del Salmo 23.

 

Salmo 23

 

Del Signore è la terra e quanto contiene, *

l'universo e i suoi abitanti.

È lui che l'ha fondata sui mari *

e sui fiumi l'ha stabilita.

Chi salirà il monte del Signore? *

Chi starà nel suo luogo santo?

Chi ha mani innocenti e cuore puro, *

chi non pronunzia menzogna,

chi non giura a danno del suo prossimo.

Otterrà benedizione dal Signore, *

giustizia da Dio, sua salvezza.

Ecco la generazione che lo cerca, *

che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Sollevate, porte, i vostri frontali,

alzatevi, porte antiche, *

ed entri il Re della gloria

Chi è questo Re della gloria? *

Il Signore forte e potente,

il Signore potente in battaglia.

Sollevate, porte, i vostri frontali,


alzatevi, porte antiche, *

ed entri il Re della gloria.

Chi è questo Re della gloria? *

Il Signore degli eserciti è il Re della gloria.

 

Antifona

Le folle degli Ebrei lungo la strada stendevano i mantelli, e acclamavano a gran voce: « Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore ».

 

Questa antifona si può, eventualmente, alternare con i versetti del Salmo 46.

 

Salmo 46

 

Applaudite, popoli tutti, *

acclamate Dio con voce di gioia;

perché terribile è il Signore, l'Altissimo, *

Re grande su tutta la terra.

Egli ci ha assoggettati i popoli, *

ha messo le nazioni sotto i nostri piedi.

La nostra eredità ha scelto per noi, *

vanto di Giacobbe suo prediletto.

Ascende Dio tra le acclamazioni, *

il Signore al suono di tromba.

Cantate inni a Dio, cantate inni; *

cantate inni al nostro Re, cantate inni;

perché Dio è Re di tutta la terra, *

cantate inni con arte.

Dio regna sui popoli, *

Dio siede sul suo trono santo.

I capi dei popoli si sono raccolti *

con il popolo del Dio di Abramo,

perché di Dio sono i potenti della terra: *

Egli è l'Altissimo.

 


Inno a Cristo Re: Gloria laus

Schola :

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, Salvatore,

come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.

Tutti:

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, Salvatore,

come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.

Schola :

Tu sei il re d'Israele, di Davide l'inclita prole,

che, in nome del Signore, Re benedetto vieni.

Tutti:

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, Salvatore,

come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.

Schola:

Tutti gli angeli in coro ti lodan nell'alto dei deli,

lodan te sulla terra uomini e cose insieme.

Tutti:

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, Salvatore,

come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.

Schola:

Tutto il popolo ebreo recava a te incontro le palme,

or con preghiere e voti, canti eleviamo a te.

Tutti:

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, Salvatore,

come i fanciulli un tempo dissero in coro osanna.

Schola:

A te che andavi a morte levavano il canto di lode,

ora te nostro Re, tutti cantiamo in coro.

Tutti:

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, Salvatore,

come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.

Schola:

Ti furono accetti, tu accetta le nostre preghiere,

Re buono, Re clemente, cui ogni bene piace.

Tutti:

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, Salvatore,

come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.

 

 

UN’ALTRA FORMA DI PROCESSIONE:
PROCESSIONE CON STAZIONE VICINO ALLA CROCE.

 

11.       Nell’ora competente, la croce processionale (senza il velo), viene collocata nel chiostro vicino alla porta, o in un altro luogo adatto. Dopo l’omelia nel capitolo, si ordina la processione senza la croce processionale, con innanzi il celebrante principale con gli altri concelebranti e con i ministri. Prima di arrivare alla porta della chiesa, si fa la stazio davanti alla croce. Mentre tutti si inginocchiano, il cantore impone l’antifona Ave Rex noster, o qualche altro canto adatto di acclamazione, che tutti proseguono fino al termine. All’ingresso della chiesa, la croce viene portata davanti alla processione.

 

12.       Mentre la processione entra in chiesa, si canta il responsorio Ingrediente Domino, o un altro canto che si riferisca all'ingresso del Signore:

 

R. Mentre il Cristo entrava nella città santa,

la folla degli Ebrei, preannunziando la risurrezione

del Signore della vita, *

agitava rami di palma e acclamava:

« Osanna nell'alto dei cieli ».

V.. Quando fu annunziato

che Gesù veniva a Gerusalemme,

il popolo uscì per andargli incontro *

e agitando rami di palma acclamava:

« Osanna nell'alto dei cieli ».


13.       Entrando nella chiesa, i sacerdoti concelebranti vanno davanti al celebrante principale.

 

14.       Il sacerdote, giunto all'altare, fa la debita riverenza, lo bacia ed eventualmente lo incensa. Si reca poi alla sede (depone il piviale e indossa la casula) ; tralasciando i riti di introduzione, conclude la processione con l'orazione (o colletta) della Messa. La Messa prosegue poi con la Liturgia della Parola.

 

15.       Dove non si può fare la Processione per il Chiostro o fuori della Chiesa, l'ingresso del Signore si celebra dentro la chiesa con un'entrata solenne prima della Messa conventuale.

 

I fratelli ed i restanti fedeli si riuniscono, o davanti alla porta della chiesa, oppure nella stessa chiesa, avendo i rami nelle mani. Il celebrante principale, i con celebranti, i ministri ed i fedeli si avvicinano ad un posto adatto della chiesa, fuori del presbiterio, nel quale, almeno la maggior parte di coloro che assistono, possano vedere il rito.

Mentre il celebrante principale e gli altri si avvicinano a detto posto, si canta l'antifona Hosanna o un altro canto appropriato. Poi si porta a termine la benedizione dei rami e si proclama il Vangelo dell'entrata del Signore in Gerusalemme, come si spiega nei nn. 6-8. Dopo il Vangelo, il celebrante principale va solennemente in processione coi con celebranti, i ministri ed il gruppo di fedeli, per la chiesa verso il presbiterio, mentre si canta il responsorio Ingrediente Domino (n. 12) o un altro canto appropriato.

            Quando arrivano all'altare, i con celebranti ed il celebrante principale lo venerano. Quindi si dirigono alla sede assegnata ad ognuno e, omesso tutto il resto, il celebrante principale dice la colletta della Messa, che dopo prosegue nella maniera abituale.

 

 


SECONDA FORMA: INGRESSO SEMPLICE.

 

16.       In tutte le Messe di questa domenica — eccettuata la Messa principale (cfr. sopran. 1) — l'ingresso del Signore in Gerusalemme si commemora in forma semplice.

 

17.       Mentre il sacerdote si reca all'altare, si esegue l'antifona d'ingresso con il salmo (n. 18), o un altro canto sul medesimo tema. Giunto all'altare, il sacerdote fa la debita riverenza, lo bacia, si reca alla sede e rivolge il saluto al popolo; la Messa continua poi nel modo consueto.

 

Nelle Messe in cui non è possibile eseguire il canto d'ingresso, il sacerdote, giunto all'altare, fa la debita riverenza, lo bacia, quindi rivolge al popolo il saluto e legge l'antifona d'ingresso. La Messa prosegue nel modo solito.

 

Allo stesso modo si comporta il sacerdote nella Messa senza il popolo.

 

18.       Antifona d’'ingresso

 

Sei giorni prima

della solenne celebrazione della Pasqua,

quando il Signore entrò in Gerusalemme,

gli andarono incontro i fanciulli:

portavano in mano rami di palma,

e acclamavano a gran voce:

« Osanna nell'alto dei cieli:

Gloria a te che vieni,

pieno di bontà e di misericordia ».

 

Sal 23, 9-10

Sollevate, porte, i vostri frontali,

alzatevi, porte antiche,

ed entri il Re della gloria.


Chi è questo Re della gloria?

Il Signore degli eserciti è il Re della gloria.

« Osanna nell'alto dei cieli :

Gloria a te che vieni,

pieno di bontà e di misericordia ».

 

 

Messa

 

19.       Dopo la processione o l'ingresso solenne, il sacerdote inizia la Messa con l'orazione (o colletta).

 

20.       Colletta

 

O Dio onnipotente ed eterno,

che hai dato come modello agli uomini

il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,

fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,

fa' che abbiamo sempre presente

l'insegnamento della sua passione,

per partecipare alla gloria della risurrezione.

Egli è Dio e vive e regna con te,

nell'unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

 

21.       Alla lettura della Passione del Signore non si premette né il saluto, né il segno di croce sul libro, né l'incenso; non si usano le candele. Il diacono o, in sua assenza, il sacerdote, legge la narrazione della Passione del Signore; la possono leggere anche dei lettori laici, riservando, se è possibile, al sacerdote la parte del Cristo.

Soltanto i diaconi, prima della lettura della Passione, chiedono la benedizione al celebrante, come di consueto prima del Vangelo.

 

22.       Dopo la lettura della Passione del Signore si tiene, secondo l'opportunità, una breve omelia.


            Si dice il Credo.

 

23.       Sulle Offerte

 

O Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio

affretti il giorno del tuo perdono;

non lo meritiamo per le nostre opere,

ma l'ottenga dalla tua misericordia

questo unico mirabile sacrificio.

Per Cristo nostro Signore.

 

24.       Prefazio

 

V. Il Signore sia con voi

R. E con il tuo spirito.

 

V. In alto i nostri cuori.

R. Sono rivolti al Signore.

 

V. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.

R. È cosa buona e giusta.

 

E’ veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo a te,

Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,

per Cristo nostro Signore.

 

Egli, che era senza peccato,

accettò la passione per noi peccatori

e, consegnandosi a un'ingiusta condanna,

portò il peso dei nostri peccati.

 

Con la sua morte lavò le nostre colpe

e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza.

 


A lui il cielo e la terra, gli Angeli e gli Arcangeli

innalzano l'inno di lode:

Santo, Santo, Santo …

 

25.       Antifona alla Comunione                                         Mt 26, 42

 

«Padre, se questo calice non può passare

senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà.

 

26.       Dopo la Comunione

 

Signore, che ci hai saziati

con i tuoi santi doni,

e con la morte del tuo Figlio

ci fai sperare nei beni in cui crediamo,

fa' che per la sua risurrezione

possiamo giungere

alla mèta della nostra speranza.

Per Cristo nostro Signore.

 

 

 


SACRO TRIDUO PASQUALE

 

 

Messa vespertina. Nella Cena del Signore

 

Secondo un'antichissima tradizione della Chiesa in questo giorno sono vietate tutte le Messe senza il popolo.

Sul far della sera, nell'ora più opportuna, si celebra la Messa « In Cena Domini », con la partecipazione piena di tutta la comunità locale; sacerdoti e chierici, vi svolgono il proprio ufficio.

La santa comunione ai fedeli si può dare soltanto durante la Messa; ai malati invece si potrà portarla in qualunque ora del giorno.


Riti di introduzione e liturgia della Parola

 

1.                  Il tabernacolo deve essere vuoto. Per la comunione del clero e dei fedeli, si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente.

 

2.                  Antifona d'ingresso                                              Cf. Gal 6, 14

 

Di null’altro mai ci glorieremo

se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:

egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;

per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.

 

3.                  Si dice il Gloria. Durante il canto dell'inno, si suonano le campane. Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale.

 

4.                  Colletta

 

O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena

nella quale il tuo unico Figlio,

prima di consegnarsi alla morte,

affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,

convito nuziale del suo amore,

fa' che dalla partecipazione a così grande mistero

attingiamo pienezza di carità e di vita.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

 

R. Amen.

 

5.                  Dopo il Vangelo ha luogo la lavanda dei piedi se non si è fatta giàprima fuori della Messa nel chiostro o nella sala capitolare.

 


Versetto prima del vangelo

Salve, Re nostro:

tu solo hai misericordia dei nostri errori.

 

+ Lettura del santo Vangelo secondo Luca           22, 24-30

 

E tra loro sorse anche una discussione: chi di essi doveva essere considerato il più grande.

Egli disse loro: « I re governano sui loro popoli e quelli che hanno il potere su di essi si fanno chiamare benefattori. Voi però non agite così; ma chi tra voi è il più grande diventi come il più piccolo e chi governa diventi come quello che serve. Chi è infatti più grande: chi siede a tavola o chi sta a servire? Non è forse chi siede a tavola? Eppure io sono in mezzo a voi come uno che serve.

Voi siete quelli che sono rimasti con me nelle mie prove. Ora, io preparo per voi un regno come il Padre l'ha preparato per me, affinché mangiate e beviate alla tavola nel mio regno. E siederete sui troni per giudicare le dodici tribù d'Israele ».

 

6.                  Questo rito si sviluppa secondo l'abitudine dal posto. Durante la lavanda, si canta uno dei canti che si è soliti cantare nel Mandato, o altri appropriati.

 

7.                  Immediatamente dopo la lavanda dei piedi o, se questo non ha avuto luogo, si tiene l'omelia, e dopo la preghiera universale. In questa messa non si dice il Credo.

 

 

Liturgia eucaristica

 

8.                  Sulle Offerte

 

Concedi a noi tuoi fedeli, Signore,

di partecipare degnamente ai santi misteri,


perché ogni volta che celebriamo

questo memoriale del sacrificio del Signore,

si compie l'opera della nostra redenzione.

Per Cristo nostro Signore.

 

9.                  Prefazio della Santissima Eucaristia, I

 

In comunione con tutta la Chiesa,

celebriamo il giorno santissimo

nel quale Gesù Cristo nostro Signore

fu consegnato alla morte per noi,

e ricordiamo e veneriamo

anzitutto la gloriosa e sempre vergine Maria,

Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo,

san Giuseppe, suo sposo,

i santi apostoli e martiri:

Pietro e Paolo, Andrea,

[Giacomo, Giovanni,

Tommaso, Giacomo, Filippo,

Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo,

Lino, Cleto, Clemente, Sisto,

Cornelio e Cipriano, Lorenzo, Crisogono,

Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano]

e tutti i santi;

per i loro meriti e le loro preghiere

donaci sempre aiuto e protezione.

(Per Cristo, nostro Signore)

 

Con le braccia allargate prosegue:

 

Accetta con benevolenza, o Signore,

l'offerta che ti presentiamo

noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia,

nel giorno in cui Gesù Cristo nostro Signore

affidò ai suoi discepoli

il mistero del suo Corpo e del suo Sangue,

perché lo celebrassero in sua memoria.


Disponi nella tua pace i nostri giorni,

salvaci dalla dannazione eterna,

e accoglici nel gregge degli eletti.

 

Congiunge le mani.

(Per Cristo nostro Signore. Amen)

 

Tenendo le mani aperte sulle offerte dice:

Santifica, o Dio, questa offerta

con la potenza della tua benedizione,

e degnati di accettarla a nostro favore,

in sacrificio spirituale e perfetto,

perché diventi per noi

il corpo e il sangue del tuo amatissimo Figlio,

il Signore nostro Gesù Cristo.

 

Congiunge le mani.

In questo giorno, vigilia della sua passione, sofferta per la salvezza nostra e del mondo intero,

 

prende il pane, e tenendolo alquanto sollevato sull'altare, prosegue:

egli prese il pane

nelle sue mani sante e venerabili,

 

alza gli occhi,

e alzando gli occhi al cielo

a te Dio Padre suo onnipotente,

rese grazie con la preghiera di benedizione,

spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

inchinandosi leggermente

prendete, e mangiatene tutti:

questo è il mio corpo

offerto in sacrificio per voi.

 

Il resto, come nel Canone Romano.


10.              Antifona alla Comunione                                1 Co 11, 24-25

 

« Questo è il mio corpo, che è per voi;

questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue,

dice il Signore »:

« ogni volta che ne mangiate e ne bevete,

fatelo in memoria di me ».

 

11.              Terminata la distribuzione della comunione, si lascia sull'altare la pisside con le particole per la comunione del giorno seguente; la Messa si conclude con l'orazione dopo la comunione

 

12.              Dopo la Comunione

 

Padre onnipotente,

che nella vita terrena ci nutri alla Cena del tuo Figlio,

accoglici come tuoi commensali

al banchetto glorioso del cielo.

Per Cristo nostro Signore.

 

 

Reposizione del Santissimo Sacramento

 

13.              Dopo l'orazione, il sacerdote, in piedi, dinanzi all'altare, pone l'incenso nel turibolo, si inginocchia e incensa per tre volte il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside e la ricopre con il velo.

 

14.              Si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione, preparato in una cappella convenientemente ornata. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l'incenso. Intanto si canta l'inno Pange lingua (eccetto le due ultime strofe) o un altro canto eucaristico.

 


15.              Giunta la processione al luogo della reposizione, il sacerdote depone la pisside; quindi pone l'incenso nel turibolo e, in ginocchio, incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum; chiude poi il tabernacolo o la custodia della reposizione.

 

16.              Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, il sacerdote e i ministri si alzano, genuflettono e ritornano in sacrestia.

 

17.              Segue la spogliazione dell'altare; se è possibile, si rimuovono le croci dalla chiesa; quelle che rimangono in chiesa, è bene velarle.

 

18.              Coloro che hanno partecipato alla Messa vespertina, non sono tenuti alla recita dei Vespri.

 

 

 


Venerdì Santo
Celebrazione della Passione del Signore

 

1.                  In questo giorno e nel giorno seguente, la Chiesa, per antichissima tradizione, non celebra l'Eucaristia.

 

2.                  L'altare è interamente spoglio: senza croce, senza candelieri e senza tovaglie.

 

3.                  Nelle ore pomeridiane di questo giorno, e precisamente verso le tre — a meno che, per motivi pastorali, non si ritenga opportuno spostare l'orario a più tardi — ha luogo la celebrazione della Passione del Signore. La celebrazione si svolge in tre momenti: liturgia della Parola, adorazione della Croce, comunione eucaristica.

In questo giorno la santa comunione ai fedeli viene distribuita soltanto durante la celebrazione della Passione del Signore; ai malati, che non possono prendere parte a questa celebrazione, si può portare la comunione in qualunque ora del giorno.

4.                  Il sacerdote e i sacri ministri indossano le vesti di color rosso, come per la Messa, si recano poi all'altare e, fatta la debita riverenza, si prostrano a terra o, secondo l'opportunità, s'inginocchiano. Tutti, in silenzio, pregano per breve tempo.

 

5.                   Quindi il sacerdote con i sacri ministri si reca alla sede. Rivolto al popolo e senza premettere l'invito Preghiamo, dice, a mani giunte, l'orazione, scegliendo una di quelle qui riportate:

Orazione (Non dire Preghiamo)

 

Ricordati, Padre, della tua misericordia;

santifica e proteggi sempre questa tua famiglia,

per la quale Cristo, tuo Figlio,

inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

 

R. Amen.

 

Oppure :

 

O Dio, che con la passione del Cristo nostro Signore

ci hai liberati dalla morte, eredità dell'antico peccato

trasmessa a tutto il genere umano,

rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio;

e come abbiamo portato in noi, con la nostra nascita,

l'immagine dell'uomo terreno,

così per l'azione del tuo Spirito,

fa' che portiamo l'immagine dell'uomo celeste.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen

 

 

Parte prima: Liturgia della parola

 

6.                  Tutti seggono. Si proclama la prima lettura dal libro del profeta Isaia (52,13 - 53, 12) con il suo salmo.


7.                  Segue la seconda lettura dalla lettera agli Ebrei (4, 14-16; 5, 7-9) e il canto al Vangelo.

 

8.                  Come terza lettura, si legge la narrazione della Passione del Signore secondo Giovanni (18, 1 - 19, 42).

 

9.                  Dopo la lettura della Passione del Signore si tiene, secondo l'opportunità, una breve omelia.

 

 

PREGHIERA UNIVERSALE

 

10.              La Liturgia della Parola si conclude con la preghiera universale in questo modo: il sacerdote, stando alla sede o, secondo l'opportunità, all'ambone o all'altare, pronunzia, a mani giunte, l'esortazione con la quale viene indicata l'intenzione della preghiera. Quindi tutti per breve tempo pregano in silenzio, poi il sacerdote, allargando le braccia, dice l'orazione.

 

Per tutto il tempo della preghiera universale, i fedeli possono rimanere in ginocchio o in piedi.

 

11.              Le Conferenze Episcopali possono stabilire un'acclamazione del popolo prima del discorso del sacerdote, o determinare che si conservi la monizione tradizionale del diacono: Inginocchiamoci - Potete alzarvi, in un spazio di preghiere silenzioso che tutti fanno inginocchiati.

 

12.              In caso di grave necessità pubblica, l'Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione.

 

13.              Nel Messale vengono proposte dieci orazioni con annesse monizioni; al sacerdote è permesso scegliere quelle orazioni che sono più adatte alla situazione concreta della comunità locale, in modo però che sia rispettata la serie delle intenzioni proposte per la preghiera universale (cfr Principi e norme per l'uso del Messale Romano, n. 46).


I. Per la santa Chiesa

Preghiamo, fratelli carissimi, per la santa Chiesa di Dio:

il Signore le conceda unità e pace,

la protegga su tutta la terra,

e doni a noi, in una vita serena e tranquilla,

di rendere gloria a Dio Padre onnipotente.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno,

che hai rivelato in Cristo la tua gloria a tutte le genti,

custodisci l'opera della tua misericordia,

perché la tua Chiesa, diffusa su tutta la terra,

perseveri con saldezza di fede

nella confessione del tuo nome.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

 

II. Per il Papa

Preghiamo il Signore

per il nostro Santo Padre il Papa N.

il Signore Dio nostro,

che lo ha scelto nell'ordine episcopale,

gli conceda vita e salute

e lo conservi alla sua santa Chiesa,

come guida e pastore del popolo santo di Dio.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno,

sapienza che regge l'universo,

guarda benigno alle nostre preghiere,

e custodisci con la tua bontà

il Papa che tu hai scelto per noi,

perché il popolo cristiano,

da te affidato alla sua guida pastorale,


progredisca sempre nella fede.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

III. Per tutti gli ordini sacri e per tutti i fedeli

Preghiamo per il nostro Vescovo N.,

per tutti i Vescovi,

sacerdoti e diaconi,

per tutti coloro che svolgono un ministero nella Chiesa

e per tutto il popolo di Dio.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno

che con il tuo Spirito guidi e santifichi

tutto il corpo della Chiesa,

ascolta le preghiere che ti rivolgiamo

perché secondo il dono della tua grazia

tutti i membri della comunità

nel loro ordine e grado

ti possano fedelmente servire.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

IV. Per i catecumeni

Preghiamo per i [nostri] catecumeni:

il Signore, Dio nostro,

illumini i loro cuori

e apra loro la porta della sua misericordia,

perché mediante l'acqua del Battesimo

ricevano il perdono di tutti i peccati

e siano incorporati in Cristo Gesù, nostro Signore.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno,

che rendi la tua Chiesa sempre feconda di nuovi figli,


aumenta nei [nostri] catecumeni

l'intelligenza della fede,

perché, nati a vita nuova nel fonte battesimale,

siano accolti fra i tuoi figli di adozione.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

V. Per l'unità dei cristiani

Preghiamo per tutti i fratelli che credono in Cristo:

il Signore Dio nostro conceda loro

di vivere la verità che professano

e li raduni e li custodisca nell'unica sua Chiesa.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno,

che riunisci i dispersi

e li custodisci nell'unità,

guarda benigno al gregge del tuo Figlio,

perché coloro che sono stati consacrati

da un solo Battesimo

formino una sola famiglia

nel vincolo dell'amore e della vera fede.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

VI. Per gli Ebrei

Preghiamo per gli Ebrei:

il Signore Dio nostro,

che un tempo parlò ai loro padri,

li aiuti a progredire sempre

nell'amore del suo nome

e nella fedeltà alla sua alleanza.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno,


che hai fatto le tue promesse

ad Abramo e alla sua discendenza,

ascolta benigno la preghiera della tua Chiesa,

perché quello che un tempo fu il tuo popolo eletto

possa giungere alla pienezza della redenzione.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

VII. Per i non cristiani

Preghiamo per coloro che non credono in Cristo,

perché illuminati dallo Spirito Santo,

possano entrare anch'essi nella via della salvezza.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno,

fa' che gli uomini che non conoscono il Cristo

possano conoscere la verità

camminando alla tua presenza in sincerità di cuore,

e a noi tuoi fedeli

concedi di entrare profondamente

nel tuo mistero di salvezza

e di viverlo con una carità sempre più grande tra noi,

per dare al mondo

una testimonianza credibile del tuo amore.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

VIII. Per coloro che non credono in Dio

Preghiamo per coloro che non credono in Dio,

perché, vivendo con bontà

e rettitudine di cuore,

giungano alla conoscenza del Dio vero.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno,


tu hai messo nel cuore degli uomini

una così profonda nostalgia di te,

che solo quando ti trovano hanno pace:

fa' che, al di là di ogni ostacolo,

tutti riconoscano i segni della tua bontà

e, stimolati dalla testimonianza della nostra vita,

abbiano la gioia di credere in te,

unico vero Dio e padre di tutti gli uomini.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

IX. Per i governanti

Preghiamo per coloro che sono chiamati

a governare la comunità civile,

perché il Signore nostro Dio

illumini la loro mente e il loro cuore

a cercare il bene comune

nella vera libertà e nella vera pace.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno,

nelle tue mani sono le speranze degli uomini

e i diritti di ogni popolo:

guarda benigno a coloro che ci governano,

perché, con il tuo aiuto,

promuovano su tutta la terra

una pace duratura,

il progresso sociale

e la libertà religiosa.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

X. Per i tribolati

Preghiamo, fratelli carissimi,

Dio Padre onnipotente,


perché liberi il mondo da ogni disordine:

allontani le malattie, scacci la fame,

renda libertà ai prigionieri, giustizia agli oppressi,

conceda sicurezza a chi viaggia,

il ritorno ai lontani da casa,

la salute agli ammalati,

ai morenti la salvezza eterna.

 

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote continua:

Dio onnipotente ed eterno,

conforto degli afflitti,

sostegno dei tribolati,

ascolta il grido dell'umanità sofferente,

perché tutti si rallegrino

di avere ricevuto nelle loro necessità

il soccorso della tua misericordia.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

 

Parte seconda:

Adorazione della santa Croce

 

14.               Terminata la preghiera universale, ha luogo la solenne adorazione della Croce.

Per il rito della « ostensione » della Croce, vengono proposte due forme : si scelga la più adatta alle esigenze pastorali.

 

 

PRIMA FORMA DELL’OSTENSIONE DELLA CROCE

 

15.              Si porta all'altare la Croce velata; l'accompagnano due ministranti con le candele accese. Il sacerdote, in piedi davanti all'altare, riceve la Croce: scopre alquanto la parte superiore e, elevando la Croce, invita i presenti all'adorazione con le parole Ecce lignum Crucis (nel canto è aiutato dal diacono, oppure, se è il caso, dalla schola). Tutti rispondono: Venite, adoremus.

Terminato il canto, tutti s'inginocchiano e fanno una breve orazione in silenzio.

 

            Se la croce è scoperta, possono cantarsi gli Improperi prima di mostrare la Croce

 

 

UN'ALTRA FORMA DI OSTENSIONE DELLA CROCE

 

16.              Si porta all'altare la Croce velata; l'accompagnano due ministranti con le candele accese. Il sacerdote, in piedi davanti all'altare, riceve la Croce: scopre alquanto la parte superiore e, elevando la Croce, invita i presenti all'adorazione con le parole Ecce lignum Crucis (nel canto è aiutato dal diacono, oppure, se è il caso, dalla schola). Tutti rispondono: Venite, adoremus.

Terminato il canto, tutti s'inginocchiano e fanno una breve orazione in silenzio, mentre il sacerdote, in piedi, tiene elevata la Croce.

 

Il sacerdote scopre poi il braccio destro della Croce; elevando la Croce per la seconda volta, ripete l'invito Ecce lignum Crucis e tutto si fa nel modo indicato sopra.

 

Infine scopre interamente la Croce; elevandola, per la terza volta rivolge l'invito Ecce lignum Crucis; e tutto si svolge come la prima volta.

 

Nel fare l'ostensione della Croce, il sacerdote dice:

 

Ecco il legno della Croce,

a cui fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo.

R. Venite, adoriamo.

 

 

 


ADORAZIONE DELLA SANTA CROCE

 

17.              Il sacerdote prende la Croce. Si cantano i Lamenti del Signore.

 

Uno o due Cantori:

Popolo mio che male ti ho fatto? In che ti ho provocato?

Dammi risposta.

Io ti ho guidato fuori dall'Egitto,

e tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.

 

Due fratelli:

Hàgios o Theós. S’inginocchiano, venerando la Croce.

In piedi

Agios ischyros. Agios athanatos, eleison imas.

 

Tutti

Sanctus Deus. Tutti s’inginocchiano.

In piedi

Sanctus fortis. Sanctus immortàlis, miserére nobis

 

Uno o due Cantori

Perché ti ho guidato quarant'anni nel deserto,

ti ho sfamato con manna,

ti ho introdotto in paese fecondo,

tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.

 

Due fratelli: Agios. Tutti: Sanctus.

 

Uno o due Cantori

Che altro avrei dovuto fare e non ti ho fatto?

Io ti ho piantato, mia scelta e florida vigna,

ma tu mi sei divenuta aspra e amara:

poiché mi hai spento la sete con aceto,

e hai piantato una lancia nel petto del tuo Salvatore.

 

Due fratelli: Agios. Tutti: Sanctus.

18.              Il sacerdote, il clero e i fedeli si recano processionalmente all'adorazione della Croce, facendo davanti ad essa genuflessione semplice o un altro segno di venerazione, (ad esempio baciando la Croce), secondo l'uso del luogo.

 

19.              Per l'adorazione, si presenta un'unica Croce.

 

Inno per l’adorazione della Croce

 

1 e 2 (cioè tutti) Antifona

O Croce della nostra salvezza, albero tanto glorioso,

un altro non v'è nella selva, di rami e di fronde a te uguale.

Per noi dolce legno, che porti appeso il Signore del mondo.

 

1 (cioè cantore o schola) Inno

Esalti ogni lingua nel canto lo scontro e la grande vittoria,

e sopra il trofeo della Croce proclami il suo grande trionfo,

poiché il Redentore del mondo fu ucciso e fu poi vincitore

 

2 (cioè assemblea)

O Croce di nostra salvezza, albero tanto glorioso,

un altro non v'è nella selva, di rami e di fronde a te uguale.

 

1 D'Adamo comprese l'inganno e n'ebbe il Signore pietà,

quando egli del frutto proibito gustò e la morte lo colse.

Un albero scelse, rimedio al male dell'albero antico

 

2 Per noi dolce legno, che porti appeso il Signore del mondo

 

1 La nostra salvezza doveva venire nel corso dei tempi,

doveva divina sapienza domare l'antico nemico,

e trarci a salvezza là dove a noi era giunto l'inganno

 

2 O Croce di nostra salvezza, albero tanto glorioso,

un altro non v'è nella selva, di rami e di fronde a te uguale

 

1 E quando il momento fu giunto del tempo fissato da Dio, ci venne qual dono del Padre il Figlio, Creatore del mondo;

agli uomini venne, incarnato nel grembo della Vergine Madre

 

2 Per noi dolce legno, che porti appeso il Signore del mondo

 

1 Vagisce il Bambino, adagiato in umile, misera stalla;

le piccole membra ravvolge e copre la Vergine Madre,

ne cinge le mani ed i piedi, legati con candida fascia

 

2 O Croce di nostra salvezza, albero tanto glorioso,

un altro non v'è nella selva, di rami e di fronde a te uguale

 

1 Compiuti trent'anni e conclusa la vita mortale, il Signore

offriva se stesso alla morte per noi, Redentore del mondo;

in croce è innalzato l'Agnello, e viene immolato per noi

 

2 Per noi dolce legno, che porti appeso il Signore del mondo

 

1 Or ecco l'aceto ed il fiele, gli sputi, la lancia ed i chiodi;

trafitto l'amabile corpo, da cui rosso sangue fluisce,

torrente che lava la terra, il mare, il cielo ed il mondo

 

2 O Croce di nostra salvezza, albero tanto glorioso,

un altro non v'è nella selva, di rami e di fronde a te uguale

 

1 Or piega i tuoi rami frondosi, distendi le rigide fibre,

s'allenti quel rigido legno che porti con te per natura;

accogli su un morbido tronco le membra del Cristo Signore

 

2 Per noi dolce legno, che porti appeso il Signore del mondo

 

1 Tu fosti l'albero degno di reggere il nostro riscatto,

un porto prepari per noi, come arca salvezza del mondo,

del mondo cosparso dal sangue versato dal Corpo del Cristo.

 

2 O Croce di nostra salvezza, albero tanto glorioso,

un altro non v'è nella selva, di rami e di fronde a te uguale

 

1 e 2 Al Padre sia gloria ed al Figlio, e gloria allo Spirito Santo: eterna sia gloria per sempre all'Unico e Trino Signore; il suo amore il mondo ha redento, e sempre il suo amore lo salva. Amen.

 

20.              Terminata l'adorazione, la Croce viene portata all'altare, al suo posto. I candelieri con le candele accese si pongono attorno all'altare o presso la Croce. Si può cantare Super omnia ligna, tutti inginocchiati.

 

Antifona

 

Adoriamo la tua Croce, Signore,

lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione.

Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo

 

 

Parte terza: Santa Comunione

 

21.              Si stende sull'altare una tovaglia e vi si pongono sopra il corporale e il libro. Il diacono o, in sua assenza, lo stesso sacerdote, riporta il Santissimo Sacramento dal luogo della reposizione all'altare, per il percorso più breve: tutti rimangono in piedi in silenzio. Due ministranti con le candele accese accompagnano il Santissimo Sacramento, e pongono poi i candelieri presso o sopra l'altare.

 

22.              Appena il diacono ha deposto il Santissimo Sacramento sull'altare e ha scoperto la pisside, il sacerdote si avvicina e, fatta la genuflessione, sale all'altare. Ad alta voce, con le mani giunte, dice:

 

Obbedienti alla parola del Salvatore

e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:


Il sacerdote, con le braccia allargate, dice insieme al popolo:

 

Padre nostro, che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male.

 

Il sacerdote, con le braccia allargate, da solo continua:

 

Liberaci, o Signore, da tutti i mali,

concedi la pace ai nostri giorni,

e con l'aiuto della tua misericordia

vivremo sempre liberi dal peccato

e sicuri da ogni turbamento,

nell'attesa che si compia la beata speranza

e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.

 

Congiunge le mani. Il popolo conclude la preghiera con l'acclamazione:

 

Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli.

 

23.              Quindi il sacerdote, a mani giunte, dice sottovoce:

 

La comunione con il tuo Corpo e il tuo Sangue,

Signore Gesù Cristo,

non diventi per me giudizio di condanna,

ma per tua misericordia

sia rimedio e difesa dell’anima e del corpo.

 


24.              Genuflette, prende una particola e, tenendola alquanto sollevata sopra la pisside, rivolto al popolo prosegue secondo la forma consueta.

 

25.              Distribuisce poi la comunione ai fedeli, durante la quale si può eseguire un canto adatto.

 

26.              Terminata la distribuzione della comunione, un ministro idoneo porta la pisside al luogo preparato fuori dell'ambito della chiesa, oppure, se le circostanze lo richiedono, la ripone nel tabernacolo.

 

27.              Dopo un breve silenzio, il sacerdote dice la seguente orazione:

 

Preghiamo.

 

Dio onnipotente ed eterno,

che hai rinnovato il mondo

con la gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo,

conserva in noi

l'opera della tua misericordia,

perché la partecipazione a questo grande mistero

ci consacri per sempre al tuo servizio.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen

 

28.              Per il congedo dell'assemblea, il sacerdote, rivolto al popolo e stendendo le mani sopra di esso, dice questa orazione:

 

Sul popolo

 

Scenda, Signore, la tua benedizione

su questo popolo,

che ha commemorato la morte del tuo Figlio

nella speranza di risorgere con lui;

venga il perdono e la consolazione,

si accresca la fede,

si rafforzi la certezza nella redenzione eterna.

 

R. Amen.

 

E l'assemblea si scioglie in silenzio. A tempo opportuno si spoglia l'altare.

 

29.              Coloro che hanno partecipato alla solenne azione liturgica pomeridiana non sono tenuti alla recita delle ore di Nona e Vespro.

 

 

 

Sabato Santo

 

Il Sabato santo, la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, astenendosi dal celebrare il sacrificio della Messa (la mensa resta senza tovaglia e ornamenti) fino alla solenne Veglia o attesa notturna della risurrezione. L'attesa allora lascia il posto alla gioia pasquale, che nella sua pienezza si protrae per cinquanta giorni.

 

In questo giorno si può dare la santa comunione soltanto sotto forma di viatico.

 


TEMPO PASQUALE

 

 

Domenica di Pasqua «in Resurrectione Domini»

 

 

VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA

 

1.            Per antichissima tradizione questa è « la notte di veglia in onore del Signore » (Es 12, 42). I fedeli, portando in mano — secondo l'ammonizione del Vangelo (Lc 12, 35 ss.) — la lampada accesa, assomigliano a coloro che attendono il Signore al suo ritorno, in modo che, quando egli verrà, li trovi ancora vigilanti e li faccia sedere alla sua mensa.

 

2.            La Veglia si svolge in questo modo: dopo un breve «lucernario» (prima parte della Veglia), la santa Chiesa medita le «meraviglie» che il Signore ha compiuto per il suo popolo fin dall'inizio e confida nella sua parola e nella sua promessa (seconda parte o Liturgia della Parola), fino al momento in cui, avvicinandosi il giorno della risurrezione, con i suoi membri rigenerati nel Battesimo (terza parte), viene invitata alla mensa che il Signore ha preparato al suo popolo per mezzo della sua morte e risurrezione (parte quarta).

 

3.            L'intera celebrazione della Veglia pasquale si svolge di notte: essa quindi deve o cominciare dopo l'inizio della notte, o terminare prima dell'alba della domenica.

 

4.            La Messa della notte, anche se celebrata prima della mezzanotte, è la Messa pasquale della domenica di Risurrezione.

Coloro che partecipano alla Messa della notte possono di nuovo ricevere la comunione nella seconda Messa di Pasqua.

 

5.            Chi celebra o concelebra la Messa della notte può celebrare o concelebrare la seconda Messa di Pasqua.

 


6.            Il sacerdote e i ministri indossano le vesti di colore bianco, come per la Messa.

 

Si preparino candele per tutti coloro che partecipano alla Veglia.

 

 

PARTE PRIMA

 

solenne inizio della veglia o «lucernario»

 

Benedizione del fuoco e preparazione delle candele

 

7.            Si spengono le luci della chiesa.

 

In luogo adatto, fuori della chiesa, si prepara un fuoco che divampi. Quando il popolo si è radunato, viene il sacerdote con i ministri (porta il cero pasquale colui che canterà il preconio pasquale).

 

Dove invece non si può accendere il fuoco fuori della chiesa, il rito si svolge nel modo indicato al n. 13.

 

8.            Il sacerdote saluta, nel modo consueto, il popolo radunato e tiene una breve esortazione sulla Veglia pasquale, con queste parole o con altre simili:

 

Fratelli,

in questa santissima notte, nella quale Gesù Cristo nostro Signore passò dalla morte alla vita, la Chiesa, diffusa su tutta la terra, chiama i suoi figli a vegliare in preghiera.

Rivivremo la Pasqua del Signore nell'ascolto della Parola e nella partecipazione ai Sacramenti; Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre.

 


9.            Se ancora non si è fatto il falò, in questo momento si fa scaturire il fuoco nuovo dalla silice, se non è in uso un modo migliore. Dopo avere acceso il cero, si benedice il fuoco

 

Preghiamo.

 

O Padre, che per mezzo del tuo Figlio

ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria,

benedici  B  questo fuoco nuovo,

fa' che le feste pasquali

accendano in noi il desiderio del cielo,

e ci guidino, rinnovati nello spirito,

alla festa dello splendore eterno.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

Al nuovo fuoco si accende il cero pasquale.

 

10.       Se per motivi pastorali, si ritiene opportuno mettere in risalto con alcuni simboli la dignità e il significato del cero pasquale, si può fare in questo modo:

Compiuta la benedizione del fuoco, un accolito, o uno dei ministri, porta il cero pasquale davanti al celebrante. Il sacerdote, con uno stilo, incide nel cero una croce: sopra di essa traccia la lettera Alfa e sotto la lettera Omega; entro i bracci della croce traccia quattro cifre per indicare l'anno corrente, sottolineando i gesti con queste parole:

1.      Il Cristo ieri e oggi (incide l'asta verticale);

2.      Principio e fine (incide l'asta orizzontale);

3.      Alfa (incide sopra l'asta verticale la lettera A);

4.      e Omega (incide sotto l'asta verticale la lettera O.);

5.      A lui appartengono il tempo (nell'angolo sinistro superiore della croce incide la prima cifra dell'anno corrente);

6.      e i secoli (nell'angolo destro superiore della croce incide la seconda cifra dell'anno corrente);


7.      A lui la gloria e il potere (nell'angolo sinistro inferiore della croce incide la terza cifra dell'anno corrente);

8.      per tutti i secoli in eterno. Amen (nell'angolo destro inferiore della croce incide la quarta cifra dell'anno corrente).

A

 


1          9

 


9          8

 

 

W

 

11.              Poi il sacerdote può infiggere nel cero, in forma di croce, cinque grani d'incenso, mentre dice:

 

1.   Per mezzo delle sue sante piaghe                          

2.   gloriose                                                                    1

3    ci protegga                                                            4 2 5

4    ci custodisca                                                            3

5.   il Cristo Signore. Amen.

 

12.              Al fuoco nuovo il sacerdote accende il cero pasquale, dicendo:

 

La luce del Cristo che risorge glorioso

disperda le tenebre del cuore e dello spirito.

 

Possono usarsi gli elementi che precedono o solamente alcuni, secondo le circostanze pastorali dell'ambiente e del luogo. Le Conferenze Episcopali possono determinare altre forme più conformi al temperamento peculiare del popolo.

 

13.              Quando per difficoltà che possano succedere, non si accende un cero, la benedizione del fuoco si adatta alle circostanze. Riunito come di abitudine il popolo nella chiesa, il celebrante con i ministri che portano il cero pasquale si dirige alla porta della chiesa. Il popolo, non appena sia possibile, si rivolge verso il celebrante. Si fanno il saluto e la munizione, come nel numero 8; dopo si benedice il fuoco (n. 9), e, se si vuole, si prepara e si accende cero come indicato nei nn. 10-12.

 

 

Processione

 

14.              Colui che canterà il preconio pasquale prende il cero pasquale e, tenendolo elevato, da solo canta:

Lumen Christi.

 

Tutti rispondono:

Deo gratias.

 

15.              Tutti si avviano verso la chiesa: li precede il cero acceso. Se si usa l'incenso, il turiferario con il turibolo fumigante incede davanti al cero.

Sulla soglia della chiesa, colui che porta il cero si ferma e, alzandolo, canta per la seconda volta:

Lumen Christi.          

 

Tutti rispondono:

Deo gratias.  

 

E accendono alla fiamma del cero pasquale la loro candela, quindi avanzano.

 

Giunto davanti all'altare, colui che porta il cero, rivolto verso il popolo, alzandolo, canta per la terza volta:

Lumen Christi.          

 

Tutti rispondono:

Deo gratias.  

 


Annunzio Pasquale

 

16.              Il sacerdote, giunto all'altare, si reca alla sede. Si pone il cero pasquale sul candelabro, preparato nel mezzo del presbiterio o presso l'ambone, e eventualmente incensa il libro e il cero.

 

17.              Dopo aver eventualmente incensato il libro e il cero, proclama il preconio pasquale dall'ambone o dal pulpito: tutti i presenti stanno in piedi e tengono in mano la candela accesa.

In caso di necessità, anche un cantore non diacono può proclamare il preconio pasquale; in questo caso, egli tralasci l'ultimo periodo: Quapropter astantes vos dell'introduzione, come pure il saluto Dominus vobiscum.

 

18.              Preconio pasquale (forma lunga)

 

            Exultet iam angelica turba caelorum:

            exsultent divina mysteria:

            et pro tanti Regis victoria tuba insonet salutaris.

            Gaudeat et tellus tantis irradiata fulgoribus:

            et, aeterni Regis splendore illustrata,

            totius orbis se sentiat amisisse caliginem.

            Laetetur et mater Ecclesia,

            tanti luminis adornata fulgoribus:

            et magnis populorum vocibus haec aula resultet.

            (Quapropter astantes vos, frater carisimi,

            ad tam miram huius sancti luminis claritatem,

            una mecum, quaeso,

            Dei omnipotentis miericordiam invocate.

            Ut, qui me non meis meritis

intra Levitarum numerum dignatus est aggregare,

luminis sui claritatem infundens,

cerei huius laudem implere perficiat).

 

(V. Dominus vobiscum.

R. Et cum spiritu tuo.)


V. Sursum corda.

R. Habemus ad Dominum.

 

V. Gratias agamus Domino Deo nostro.

R. Dignum et iustum est.

 

Vere dignum et iustum est,

invisibilem Deum Patrem omnipotentem

Filiumque eius unigenitum,

Dominum nostrum Iesum Cristum,

toto cordis ac mentis affectu

et vocis ministerio personare.

Qui pro nobis aeterno Patri Adae debitum solvit,

et veteris piaculi cautionem pio cruore detersit.

 

Haec sunt enim festa paschalia,

in quibus verus ille Agnus occiditur,

cuius sanguine postes fidelium consecrantur.

 

Haec nox est,

in qua primum patres nostros, filios Israel

eductos de Aegypto,

Mare Rubrum sicco vestigio transire feristi.

Haec igitur nox est,

quae peccatorum tenebras columnae

illuminatione purgavit.

 

Haec nox est,

quae hodie per universum mundum in Cristo credentes,

a vitiis speculi et caligine peccatorum segregatos,

reddit gratiae, sociat sanctitati.

 

Haec nox est,

in qua, destructis vinculis mortis,

Christus ab inferis victor ascendit.

 


Nihil enim nobis nasci profuit, nisi redimi profuisset.

O mira circa nos tuae pietatis dignatio!

O inaestimabilis dilectio caritatis:

ut servum redimeres, Filium tradidisti!

 

O certe necessarium Adae peccatum,

quod Christi morte deletum est!

 

O felix culpa,

quae talem ac tamtum meruit habere Redemptorem!

 

O vere beata nox,

quae sola meruit scire tempus et horam,

in qua Christus ab inferis resurrexit!

Haec nox est, de qua scriptum est:

Et nox sicut dies illuminabitur :

et nox illuminatio mea in deliciis meis.

 

Huius igitur sanctificatio noctis fugat scelera,

culpas lavat:

et reddit innocentiam lapsis et maestis laetitiam.

Fugat odia, concordiam parat et curvat imperia.

 

In huius igitur noctis gratia,

suscipe, sancte Pater,

laudis huius sacrificium vespertinum,

quod tibi in hac cerei oblatione sollemni,

per ministrorum manus

de operibus apum, sacrosanta reddit Ecclesia.

Sed iam columnae huius praeconia novimus,

quam in honorem Dei rutilans ignis accendit.

 

Qui, licet sit divisus in partes,

mutuati tamen luminis detrimenta non novit.

Alitur enim liquantibus ceris,

quas in substantiam pretiosae huius lampadis

apis mater eduxit.


O vere beata nox,

in qua terrenis caelestia, humanis divina iunguntur !

 

Oremus ergo te, Domine

ut cereus iste in honorem tui nominis consecratus,

ad noctis huius caliginem destruendam,

indeficiens perseveret.

Et in odorem suavitatis acceptus,

supernis luminaribus misceatur.

 

Flammas eius lucifer matutinus inveniat:

Ille, inquam, lucifer qui nescit occasum:

Christus Filius tuus,

qui, regressus ab inferis, humano generi serenus illuxit,

et vivit et regnat in saecula saeculorum.

 

R. Amen.

 

19.              Forma breve dell'Exultet

 

Esulti il coro degli Angeli,

esulti l'assemblea celeste,

un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.

Gioisca la terra inondata da così grande splendore;

la luce del Re eterno

ha vinto le tenebre del mondo.

Gioisca la madre Chiesa,

splendente della gloria del suo Signore,

e questo tempio tutto risuoni

per le acclamazioni del popolo in festa.

 

(V. Il Signore sia con voi. R. E con il tuo spirito.)

 

V. In alto i nostri cuori.

 R. Sono rivolti al Signore.

 


V. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.

R. È cosa buona e giusta.

 

E’ veramente cosa buona e giusta

esprimere con il canto l'esultanza dello spirito,

e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,

e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.

 

Egli ha pagato per noi all'eterno Padre

il debito di Adamo,

e con il sangue sparso per noi

ha cancellato la condanna della colpa antica.

 

Questa è la vera Pasqua,

in cui è ucciso il vero Agnello,

che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.

Questa è la notte

in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,

dalla schiavitù dell'Egitto,

e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.

 

Questa è la notte

in cui hai vinto le tenebre del peccato

con lo splendore della colonna di fuoco.

 

Questa è la notte

che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo

dall'oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo

li consacra all'amore del Padre

e li unisce nella comunione dei santi.

 

Questa è la notte      

in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte

risorge vincitore dal sepolcro.

O immensità del tuo amore per noi!

O inestimabile segno di bontà:

per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!


Davvero era necessario il peccato di Adamo,

che è stato distrutto con la morte del Cristo.

Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!

 

Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,

lava le colpe,

restituisce l'innocenza ai peccatori,

la gioia agli afflitti.

 

O notte veramente gloriosa,

che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo creatore!

In questa notte di grazia

accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,

che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,

nella solenne liturgia del cero,

frutto del lavoro delle api,

simbolo della nuova luce.

Ti preghiamo dunque, Signore,

che questo cero, offerto in onore del tuo nome

per illuminare l'oscurità di questa notte,

risplenda di luce che mai si spegne.

 

Salga a te come profumo soave,

si confonda con le stelle del cielo.

Lo trovi acceso la stella del mattino,

quella stella che non conosce tramonto:

Cristo, tuo Figlio che, risuscitato dai morti,

fa risplendere sugli uomini la sua luce serena

e vive e regna nei secoli dei secoli.

 

R. Amen

 

 


PARTE SECONDA

 

Liturgia della Parola

 

20.              In questa Veglia, « madre di tutte le Veglie » (Agostino, Sermo 219), vengono proposte nove letture, cioè sette dall'Antico e due (Epistola e Vangelo) dal Nuovo Testamento.

 

21.              Se circostanze pastorali lo richiedono, il numero delle letture dell'Antico Testamento può essere ridotto; si abbia tuttavia sempre presente che la lettura della Parola di Dio è parte fondamentale della Veglia pasquale. Si leggano almeno tre letture dell'Antico Testamento; in casi eccezionali, almeno due. Non si ometta mai la lettura del cap. 14 dell'Esodo.

 

22.              Spente le candele, tutti seggono. Prima di iniziare la lettura della Parola di Dio, il sacerdote si rivolge all'assemblea con queste parole o con altre simili:

 

Fratelli carissimi,

dopo il solenne inizio della Veglia,

ascoltiamo ora in devoto raccoglimento la Parola di Dio.

Meditiamo come nell'antica alleanza

Dio salvò il suo popolo

e nella pienezza dei tempi,

ha inviato il suo Figlio per la nostra redenzione.

Preghiamo perché Dio nostro Padre

conduca a compimento quest'opera di salvezza

incominciata con la Pasqua.

 

23.              Ha quindi inizio la lettura.

Il lettore si reca all'ambone e proclama la prima lettura. Quindi il salmista o cantore esegue il salmo; l'assemblea risponde con il ritornello. Poi tutti si alzano: il sacerdote invita alla preghiera dicendo Preghiamo e tutti pregano per un po' di tempo in silenzio; il sacerdote conclude con l'orazione.


Il salmo responsoriale può essere sostituito con una pausa di sacro silenzio; in questo caso si tralascia la pausa di silenzio dopo Preghiamo

 

Orazioni dopo le singole Letture

 

24.              Prima lettura: la creazione (Gn 1, 1 - 2, 2; oppure 1, 1.26-31a).

 

Preghiamo.

 

Dio onnipotente ed eterno,

ammirabile in tutte le opere del tuo amore,

illumina i figli da te redenti

perché comprendano che, se fu grande all'inizio

la creazione del mondo,

ben più grande, nella pienezza dei tempi,

fu l'opera della nostra redenzione,

nel sacrificio pasquale di Cristo Signore,

che vive e regna nei secoli dei secoli.

 

R. Amen.

 

Quest'orazione può essere sostituita dalla seguente (lettura breve: creazione dell'uomo):

Preghiamo.

 

O Dio, che in modo mirabile

ci hai creati a tua immagine

e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti,

fa' che resistiamo con la forza dello spirito

alle seduzioni del peccato,

per giungere alla gioia eterna.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 


25.              Seconda lettura: il sacrifìcio di Abramo (Gn 22, 1-18; oppure l-2.9a. 10-13.15-18).

 

Preghiamo.

 

O Dio, padre dei credenti,

che estendendo a tutti gli uomini

il dono dell'adozione filiale,

moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli,

e nel sacramento pasquale del Battesimo

adempi la promessa fatta ad Abramo

di renderlo padre di tutte le nazioni,

concedi al tuo popolo di rispondere degnamente

alla grazia della tua chiamata.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen

 

26.              TERZA LETTURA: il passaggio del Mar Rosso (Es 14, 15- 15, 1).

 

Preghiamo.

 

O Dio, anche ai nostri tempi

vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi:

ciò che facesti con la tua mano potente

per liberare un solo popolo dall'oppressione del faraone,

ora lo compi attraverso l'acqua del Battesimo

per la salvezza di tutti i popoli;

concedi che l'umanità intera

sia accolta tra i figli di Abramo

e partecipi alla dignità del popolo eletto.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 


Oppure :

 

Preghiamo.

 

O Dio, tu hai rivelato nella luce della nuova alleanza

il significato degli antichi prodigi:

il Mar Rosso è l'immagine del fonte battesimale

e il popolo liberato dalla schiavitù è un simbolo del popolo cristiano.

Concedi che tutti gli uomini, mediante la fede,

siano fatti partecipi del privilegio del popolo eletto,

e rigenerati dal dono del tuo Spirito.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

27.              Quarta lettura: la nuova Gerusalemme (Is 54,5-14).

 

Preghiamo.

 

O Dio, Padre di tutti gli uomini,

moltiplica a gloria del tuo nome

la discendenza promessa alla fede dei patriarchi,

e aumenta il numero dei tuoi figli,

perché la Chiesa veda pienamente adempiuto

il disegno universale di salvezza,

nel quale i nostri padri avevano fermamente sperato.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

Questa orazione può essere sostituita da un'altra, scelta fra quelle non dette dopo le letture seguenti.

 


28.              Quinta lettura: (la salvezza offerta gratuitamente a tutti gli uomini Is 55, 1-11).

 

Preghiamo.

 

Dio onnipotente ed eterno,

unica speranza del mondo,

tu hai preannunziato con il messaggio dei profeti

i misteri che oggi si compiono;ravviva la nostra sete di salvezza,perché soltanto per l'azione del tuo Spirito

possiamo progredire nelle vie della tua giustizia.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

29.              Sesta lettura: la fonte della sapienza (Bar 3,9-15.31-4,4).

 

Preghiamo.

 

O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa

chiamando nuovi figli da tutte le genti,

custodisci con la tua protezione

coloro che fai rinascere dall'acqua del Battesimo.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

30.              Settima lettura: un cuore nuovo e uno spirito nuovo (Ez 36, 16-28).

 

Preghiamo.

 

O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta,

volgi lo sguardo alla tua Chiesa,

ammirabile sacramento di salvezza,

e compi l'opera predisposta nella tua misericordia:

tutto il mondo veda e riconosca

che ciò che è distrutto si ricostruisce,


ciò che è invecchiato si rinnova

e tutto ritorna alla sua integrità,

per mezzo del Cristo,

che è principio di tutte le cose,

e vive e regna nei secoli dei secoli.

 

R. Amen.

 

Oppure :

 

Preghiamo.

 

O Dio, che nelle pagine dell'Antico e Nuovo Testamento

ci hai preparati a celebrare il mistero pasquale,

fa' che comprendiamo l'opera del tuo amore

per gli uomini,

perché i doni che oggi riceviamo

confermino in noi la speranza dei beni futuri.

Per Cristo nostro Signore.

 

R. Amen.

 

Oppure: se vi sono dei battezzandi:

 

Preghiamo.

 

O Dio onnipotente ed eterno,

manifesta la tua presenza nei sacramenti del tuo amore,

manda lo spirito di adozione

a suscitare un popolo nuovo dal fonte battesimale,

perché l'azione del nostro umile ministero

sia resa efficace dalla tua potenza.

 

R. Amen.

 


31.              Dopo l'ultima lettura dell'Antico Testamento con il responsorio e l'orazione corrispondente, si accendono le candele dell'altare.

Il sacerdote intona l'inno Gloria a Dio, che viene cantato da tutti. Si suonano le campane, secondo gli usi locali.

 

32.              Finito l'inno, il sacerdote recita la colletta nel modo consueto.

 

Preghiamo.

 

O Dio, che illumini questa santissima notte

con la gloria della risurrezione del Signore,

ravviva nella tua famiglia lo spirito di adozione,

perché tutti i tuoi figli,

rinnovati nel corpo e nell'anima,

siano sempre fedeli al tuo servizio.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

 

R. Amen

 

33.              Il lettore legge l'epistola.

 

34.              Terminata l'epistola, tutti si alzano: il sacerdote intona solennemente l'Alleluia, che tutti ripetono.

Il salmista o cantore esegue il salmo: il popolo risponde con l'Alleluia. Se è necessario, il salmista stesso in luogo del sacerdote, intona l'Alleluia.

 

35.              Per la proclamazione del Vangelo non si portano i candelieri, ma soltanto l'incenso (se lo si usa).

 

36.              Subito dopo il Vangelo si tiene l'omelia; segue poi la Liturgia battesimale.


PARTE TERZA

 

rinnovazione delle promesse battesimali

 

37.              Due cantori cantano le litanie. Tutti stanno in piedi (perché siamo nel tempo di Pasqua).

Kyrie, eleison                                                                   Kyrie, eleison

Criste, eleison                                                                  Criste, eleison

Kyrie, eleison                                                                   Kyrie, eleison

 

Santa Maria, Madre di Dio.                                              Prega per noi.

Santi Michele, Raffaele e Gabriele.                                 Pregate per noi.

Santi Angeli di Dio.                                                        Pregate per noi.

San Giovanni Battista.                                                      Prega per noi.

San Giuseppe.                                                                  Prega per noi.

Santi Pietro e Paolo.                                                      Pregate per noi.

San Giovanni.                                                                   Prega per noi.

Santi Apostoli ed Evangelisti.                                         Pregate per noi.

 

Santi Lazzaro, Marta e Maria.                                       Pregate per noi.

Santa Maria Maddalena.                                                  Prega per noi.

Santi discepoli del Signore.                                            Pregate per noi.

Santi Stefano e Lorenzo.                                                Pregate per noi.

Sant’Ignazio (di Antiochia).                                             Prega per noi.

Sante Perpetua e Felicita.                                              Pregate per noi.

Sant'Agnese.                                                                    Prega per noi.

Santi Martiri di Cristo.                                                   Pregate per noi.

 

San Gregorio.                                                                  Prega per noi.

San Basilio.                                                                      Prega per noi.

Sant'Agostino.                                                                  Prega per noi.

Sant’Antonio.                                                                   Prega per noi.

San Pacomio.                                                                   Prega per noi.

San Martino.                                                                    Prega per noi.

San Benedetto.                                                                Prega per noi.

Santi Roberto, Alberico e Stefano.                                 Pregate per noi.


San Bernardo.                                                                  Prega per noi.

Santi Francesco e Domenico.                                        Pregate per noi.

Sant’Ignazio (di Loyola).                                                 Prega per noi.

San Francesco (Saverio).                                                Prega per noi.

San Giovanni Maria (Vianney).                                        Prega per noi.

Santa Scolastica.                                                              Prega per noi.

Santa Geltrude.                                                                Prega per noi.

Santa Lutgarda.                                                                Prega per noi.

Sante Chiara e Caterina (di Siena).                                Pregate per noi.

Santa Teresa (d’Avila).                                                    Prega per noi.

Santa Teresa di Gesù bambino.                                        Prega per noi.

Voi tutti Santi e Sante di Dio.                                         Pregate per noi.

 

Nella tua misericordia.                                            Salvaci, o Signore.

Da ogni male.                                                         Salvaci, o Signore.

Da ogni peccato.                                                    Salvaci, o Signore.

Dalla morte eterna.                                                 Salvaci, o Signore.

Per la tua incarnazione.                                           Salvaci, o Signore.

Per la tua morte e risurrezione.                                Salvaci, o Signore.

Per il dono dello Spirito Santo.                                Salvaci, o Signore.

Noi peccatori, ti preghiamo.                                    Ascoltaci, Signore

 

Gesù, Figlio del Dio vivo.                                        Ascoltaci, Signore.

Christe, audi nos.                                                        Christe, audi nos.

Christe, exaudi nos.                                                 Christe, exaudi nos.

 

38.              Il sacerdote benedice l'acqua battesimale; a mani giunte dice la seguente orazione:

 

Fratelli carissimi,

preghiamo umilmente il Signore Dio nostro,

perché benedica quest'acqua con la quale

saremo aspersi in ricordo del nostro Battesimo.

Il Signore ci rinnovi interiormente,

perché siamo sempre fedeli allo Spirito

che ci è stato dato in dono.


Signore Dio nostro,

sii presente in mezzo al tuo popolo,

che veglia in preghiera in questa santissima notte,

rievocando l'opera ammirabile della nostra creazione

e l'opera ancor più ammirabile della nostra salvezza.

Degnati di benedire quest'acqua,

che hai creato perché dia fertilità alla terra,

freschezza e sollievo ai nostri corpi.

Di questo dono della creazione

hai fatto un segno della tua bontà:

attraverso l'acqua del Mar Rosso

hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù;

nel deserto hai fatto scaturire una sorgente

per saziare la sua sete;

con l'immagine dell'acqua viva

i profeti hanno preannunziato la nuova alleanza

che tu intendevi offrire agli uomini;

infine nell'acqua del Giordano,

santificata dal Cristo,

hai inaugurato il sacramento della rinascita,

che segna l'inizio dell'umanità nuova

libera dalla corruzione del peccato.

Ravviva in noi, Signore,

nel segno di quest'acqua benedetta,

il ricordo del nostro Battesimo,

perché possiamo unirci

all'assemblea gioiosa di tutti i fratelli,

battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore,

che vive e regna nei secoli dei secoli.

 

R. Amen.

 

39.              Dopo la benedizione dell'acqua, tutti, stando in piedi e con in mano la candela accesa, rinnovano le promesse del Battesimo.

Il sacerdote si rivolge ai fedeli con queste parole o con altre simili:


Fratelli carissimi,

per mezzo del Battesimo

siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo,

siamo stati sepolti insieme con lui nella morte,

per risorgere con lui a vita nuova.

Ora,

al termine del cammino penitenziale della Quaresima,

rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo,

con le quali un giorno

abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere

e ci siamo impegnati

a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica.

 

Sacerdote : Rinunziate a satana?

Tutti: Rinunzio.

 

Sacerdote :E a tutte le sue opere?

Tutti: Rinunzio.

 

Sacerdote :

E a tutte le sue seduzioni?

Tutti: Rinunzio.

 

Oppure :

Sacerdote : Rinunziate al peccato,

per vivere nella libertà dei figli di Dio?

Tutti: Rinunzio.

 

Sacerdote :

Rinunziate alle seduzioni del male,

per non lasciarvi dominare dal peccato?

Tutti: Rinunzio.

 

Sacerdote :

Rinunziate a satana, origine e causa di ogni peccato?

Tutti: Rinunzio


Poi il sacerdote prosegue:

 

Sacerdote : Credete in Dio, Padre onnipotente,

creatore del cielo e della terra?

Tutti: Credo.

 

Sacerdote : Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio,

nostro Signore, che nacque da Maria Vergine,

mori e fu sepolto, è risuscitato dai morti

e siede alla destra del Padre?

Tutti: Credo.

 

Sacerdote : Credete nello Spirito Santo,

la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,

la remissione dei peccati, la risurrezione della carne

e la vita eterna?

Tutti: Credo.

 

Il sacerdote conclude:

 

Dio onnipotente,

Padre del nostro Signore Gesù Cristo,

che ci ha liberati dal peccato

e ci ha fatto rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo,

ci custodisca con la sua grazia

in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna.

 

Tutti:

Amen

40.              Il sacerdote asperge l'assemblea con l'acqua benedetta, mentre tutti cantano questa antifona o un altro canto di carattere battesimale:

 

Ecco l'acqua,

che sgorga dal tempio santo di Dio, alleluia;

e a quanti giungerà quest'acqua


porterà salvezza

ed essi canteranno: alleluia, alleluia.

 

41.              Fatta l'aspersione, il sacerdote ritorna alla sede e guida la preghiera universale, alla quale i neofiti per la prima volta prendono parte. Non si dice il Credo.

 

 

PARTE QUARTA

 

liturgia eucaristica

 

42.              Il sacerdote si reca all'altare e dà inizio alla Liturgia eucaristica nel modo consueto.

 

43.              Sulle offerte

 

Accogli, Signore,

le preghiere e le offerte del tuo popolo,

perché questo santo mistero,

gioioso inizio della celebrazione pasquale,

ci ottenga la forza per giungere alla vita eterna.

Per Cristo nostro Signore.

 

44.              Prefazio

 

V. Il Signore sia con voi.

R. E con il tuo spirito.

 

V. In alto i nostri cuori.

R. Sono rivolti al Signore.

 

V. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.

R. È cosa buona e giusta.

 

E’ veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,


proclamare sempre la tua gloria o Signore,

e soprattutto esaltarti in questa notte

nella quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

È lui il vero Agnello

che ha tolto i peccati del mondo,

è lui che morendo ha distrutto la morte

e risorgendo ha ridato a noi la vita.

Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,

l'umanità intera esulta su tutta la terra,

e con l'assemblea degli Angeli e dei Santi

canta in coro l'inno della tua gloria.

 

45.              Antifona Alla Comunione                                        1 Cor 5, 7

 

Cristo, nostra Pasqua,

è stato immolato: celebriamo dunque la festa con purezza e verità, alleluia.

 

46.              Dopo la comunione

 

Infondi, Signore, nei tuoi fedeli

lo Spirito del tuo amore,

perché vivano concordi nel vincolo della tua carità

coloro che hai saziato con i sacramenti pasquali.

Per Cristo nostro Signore

 

47.              Nel congedare l'assemblea, il diacono, o lo stesso celebrante, canta:

 

La Messa è finita: andate in pace, alleluia, alleluia.

R. Rendiamo grazie a Dio, alleluia, alleluia.

 


PROPRIO DEI SANTI

 

Prot. 452/77, 9 maggio 1977: O. Cist.

 

Questi testi si trovano nell’edizione con il titolo Missae propriae ad usum Ordinis Cisterciensis, Roma 1983.

 

 

ULTERIORI AGGIUNTE

 

Prot. 203/83, 5 febbraio 1983: O.Cist.

Prot. 578/95/L, 19 ottobre 1995: O.Cist.

Prot. 1403/92, 1 settembre 1992: O.C.S.O.

Prot. 587/95/L, 19 ottobre 1995: O. Cist.

Prot. 629/95/L, 19 ottobre 1995: O.C.S.O

 

 

20 gennaio

 

B. Cipriano-Michele Tansi, Monaco O.C.S.O. Sacerdote

 

Colletta

 

O Dio,

che nel beato Cipriano Michele, sacerdote,

hai unito lo zelo apostolico del pastore

alla contemplazione del monaco,

concedi a noi, per sua intercessione,

che perseverando nella preghiera,

cerchiamo incessantemente la venuta del tuo regno.

Per il nostro Signore.

 


2 febbraio

 

Presentazione del Signore

 

Alla benedizione delle candele, orazione a piacere:

Preghiamo,

 

Dio di immensa potenza,

il cui figlio unigenito è stato presentato oggi nel tempio

con la nostra umanità dalla Vergine Madre,

degnati di benedire questi ceri consacrati

in onore del tuo nome

e concedi, per intercessione

della Beata sempre Vergine Maria,

che chiunque porterà in mano questi ceri

in onore del Figlio tuo nostro Signore,

goda della salute temporale,

e dovunque sarà accesa questa fiamma

scacci la falsità degli spiriti immondi,

così che meriti di godere della gioia terrena,

fino a quando, andando incontro allo sposo,

splendenti per la luce di queste lampade,

possa entrare con gioia alle nozze con lo Sposo.

Per Cristo.1

 

 

14 aprile

 

B. Maria Gabriella Sagheddu, Monaca O.C.S.O.

 

Colletta

 

Dio, Pastore eterno,

che ispirasti la Beata Maria Gabriella, vergine,


ad offrire con generosità la sua vita

per l’unità dei cristiani,

per sua intercessione concedi,

affinché presto giunga il giorno

in cui tutti i credenti in Cristo

intorno alla mensa della tua parola e del pane del cielo

insieme ti cantino le lodi

con un cuor solo e una voce sola.

Per Cristo…

 

 

26 aprile

 

B. Raffaele Arnaiz Baron, Oblato O.C.S.O.

 

Colletta

 

Signore Dio,

che hai reso il beato Raffaele

discepolo mirabile nella scienza della croce,

concedi a noi, per sua intercessione,

di amare te sopra ogni cosa,

affinché, percorrendo la via della croce

con cuore pieno di gioia,

siamo resi degni di camminare nel gaudio pasquale.

Per il nostro Signore…

 

 

18 agosto

 

Bb. Giovanni Battista Souzy, Sacerdote,

e Compagni, Martiri

 

Colletta

 

Signore, nostro Dio,

che ai beati Giovanni Battista Souzy


e ai suoi compagni martiri,

posti in orribile tormento

concedesti la grazia della fedeltà e del perdono,

per loro intercessione concedi

di poter essere sempre fedeli alla Chiesa

e sempre pronti a riconciliarci con i fratelli.

Per il nostro Signore…

 

 

altra orazione della b. Maria Vergine

 

Colletta

 

Dio onnipotente ed eterno,

che alla gloriosa Vergine Madre Maria

hai preparato un corpo ed un’anima

perché fosse degna di diventare,

per opera dello Spirito Santo,

degna dimora del Figlio tuo,

concedi, per sua clemente intercessione,

che, rallegrati dal ricordo di lei,

siamo liberati dai mali che ci sovrastano

e dalla morte eterna.

Per il nostro Signore…2

 

 

nelle messe per alcune particolari necessità

 

Per la pace della Congregazione

 

Colletta

 

Dio onnipotente ed eterno,

costruttore e custode della città eterna Gerusalemme,


edifica e custodisci le nostre case con i loro abitanti,

perché in esse sia la dimora della tranquillità

e della pace.

Per il nostro Signore…

 

Sulle offerte

 

Signore, santifica benigno questi doni,

affinché, noi che preghiamo di essere assolti dai nostri peccati,

non siamo oppressi da quelli degli altri

ma siamo liberati da tutte le avversità.

Per Cristo…

 

Dopo la comunione

 

Guida, ti preghiamo, o Signore,

con eterna indulgenza,

la nostra famiglia che hai saziato

con il solo pane celeste,

perché ci assista sia la protezione

nella tranquillità che la fortezza nelle avversità.

Per Cristo nostro Signore.3



PARTE QUARTA

 

 

 

 

 

 

 

 

RITUALE

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

Prot. XXXXXXXX, 20 giugnio 1974: O.C.S.O.

Prot. 578/95/L, 19 ottobre de: O.Cist.

Prot. 629/95/L, 19 ottobre de: O.C.S.O.

 

 

Su richiesta dello stimabile Padre Gregorio BATTISTA, Abate Procuratore Generale dell'Ordine Cistercense e dello stimabile Padre Armando VEILLEUX, Abate Procuratore Generale dell'Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, per mezzo delle lettere datate il giorno 27 febbraio 1995, in vigore delle facoltà concesse dal il Sommo Pontefice GIOVANNI PAOLO II, approviamo gustosamente il testo latino del nuovo Rituale Cistercense che ha per titolo Proprio Cistercense, così come si trova nell'esemplare che abbiamo.

 

Nello stampare il testo, si includa integralmente questo Decreto, per il quale si concede l'approvazione sollecitata dalla Sede Apostolica. Si inviino, inoltre, due esemplari del testo stampato a questa Congregazione.

 

Nulla vi si oppone.

 

Dagli uffici della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, il 19 ottobre 1995.

 

 

Antonio M. Card. Javierre,

Prefetto

 

B Gerardo M. Agnelo

Arcivescovo, Segretario

 


VARIANTI
NEL RITO ROMANO
DELLA RICONCILIAZIONE
O PENITENZA

 

 

 

 

Al n. 70 a piacere il sacerdote può dire

 

Il Signore sia nel tuo cuore e sulle tue labbra perché con purezza

verità e umiltà confessi tutti i tuoi peccati,

nel nome del Padre e del Figlio + e dello Spirito Santo. Amen.1

 

Alla fine il Sacerdote fa il segno di croce se non è stato fatto all’inizio come nel Rito Romano, n° 42.

 

Al n. 99, a piacere il Sacerdote dice:

 

Va’ in pace e non peccare più.

 

A lui il penitente risponde:

Ti conceda il Signore la vita eterna.2

 

 


VARIANTI
NEL RITO DELL’UNZIONE
DEGLI INFERMI E DELLA LORO CURA PASTORALE
DEL RITUALE ROMANO
1

 

 

39. *     Invece della rubrica di questo n. si scriva quest’altra:

 

Quando si ha un rituale particolare adattato alle necessità di una regione, il sacerdote può introdurre in tale Rituale o formule proprie del rito cistercense o nel Rituale cistercense formule di questo particolare Rituale.

 

52.       Il sacerdote conclude servendosi a piacere delle seguenti formule:

 

Dio onnipotente abbia misericordia di noi,

e perdoni tutti i nostri peccati;

ci liberi da ogni male,

ci conservi e confermi in ogni opera buona,

e ci conduca alla vita eterna.

 

Oppure:

 

L’indulgenza e l’assoluzione di tutti i nostri peccati,

con la grazia dello Spirito Santo,

ci conceda il Signore onnipotente e misericordioso.2

 

62.       Si aggiunge la rubrica seguente:

 

Nei monasteri in cui la celebrazione della Messa conventuale è trasmessa per gli ammalati attraverso la radio e nei quali alla fine della stessa Messa è portata loro la comunione, è sufficiente che il ministro dica ai singoli comunicandi soltanto Il Corpo di Cristo oppure Il Sangue di Cristo.

 

66.       Tra le due rubriche di questo n. si mette la seguente:

 

Conviene, per quanto è possibile, che tutti i fratelli della comunità partecipino all’Unzione del Confratello (Consorella) infermo/a. Perciò, suonando la campana nella solita maniera, si radunano tutti o nell’infermeria o nella sua cella o in chiesa o in altro luogo adatto. Allora si può disporre la processione con l’acqua benedetta, la croce, i Confratelli (Consorelle) che camminano ordinatamente in abito monastico, il sagrista che porta l’Olio santo, e il Superiore (Sacerdote cappellano) con la stola sulla tonaca bianca o almeno sulla cocolla e, se è abate, con il pastorale. 3

 

70.       Oltre l’orazione del n. 239, a piacere si può dire la seguente:

 

Dio onnipotente ed eterno,

che per mezzo del tuo Apostolo il beato Giacomo

comandasti di istruire i sacerdoti

e di ungere gli infermi,

concedi, ti preghiamo,

di renderci degni di ungere e benedire

con le nostre mani

questo tuo servo infermo (questa tua serva inferma)

con questo santo olio:

e ciò che esternamente tocchiamo

chiedendo con fiducia,

questo invisibilmente renda efficace

internamente la tua virtù.

Per il nostro Signore Gesù Cristo.4

 

71.       A piacere il sacerdote termina con le formule proprie, come nel n. 52.

 

73.       Invece delle altre formule a piacere dei nn. 240-241, si può usare la seguente:

 

Preghiamo, fratelli, il nostro Signore Gesù Cristo,

e domandiamo supplicando,

perché visiti questo suo servo (questa sua serva)

lo rallegri e lo conforti.5

 

Il Signore perdoni tutti i tuoi peccati,

e guarisca tutte le tue debolezze.

R. Kyrie, eleison

 

Liberi la tua vita dalla morte

E sazi di bene il tuo desiderio.

R. Christe, eleison

 

Ti conceda il Signore il rimedio del cuore e del corpo,

per rendergli sempre grazie.

R. Kyrie, eleison.6

 


80-82. Inserisciamo qui, con titoli, le rubriche per celebrare l’Unzione nell’ambito di qualsiasi delle ore dell’ufficio divino.

 

RITO dell’unzione durante la messa
o
durante un’ora dell’ufficio divino

 

80.              Quando lo stato di salute dell’infermo lo permette, e specialmente quando il malatto desidera ricevere la Comunione, si può amministrare la sacra Unzione durante la Messa o durante un’Ora dell’Ufficio Divino, o in chiesa.

 

82 bis. Durante un’Ora dell’Ufficio divino, la sacra Unzione si amministra in questo modo:

a.       Invece dell’inno del giorno e dell’Ora si può cantare un altro inno adatto.

b.      Dopo una lettura più lunga, il sacerdote faccia l’omelia sul testo sacro …

c.       La celebrazione dell’Unzione inizia dall’imposizione delle mani (n. 74). Segue quindi…

d.      Infine, durante le Lodi e i Vespri, si recita il canto del Vangelo, si fa la litania (n. 73) e dopo il Padre nostro la celebrazione si conclude con l’orazione ( nn. 77, 243-246) e con la benedizione (n. 79). Nelle Ore minori invece, dopo l’Unzione si recita la litania (n. 73) che termina con l’orazione dopo l’Unzione e con la benedizione come sopra.

 

101.           Al primo posto si inserisce la rubrica seguente:

 

Quando si deve comunicare un malato giunto in pericolo di morte a mo’ di Viatico e vi è tempo sufficiente perché si amministri il Sacramento in modo solenne, come conviene, si dà il segnale nel solito modo e tutti si portano in coro. L’Abate (Sacerdote cappellano) veste di bianco con la stola dello stesso colore, va nel luogo della reposizione e prende di qui il Corpo del Signore.

 

Allora si compone la processione verso l’infermeria: precedono quelli che portano le candele, la croce e l’acqua benedetta, segue l’Abate (Sacerdote cappellano o, se non c’è questi, l’Abbadessa) con il Santissimo coperto dal velo che pende dalle spalle, mentre vengono dietro i Confratelli (Consorelle) ordinatamente e cantando Salmi o inni7.

 

105.          Il Sacerdote conclude a piacere con una formula adatta, come nel n. 52.

 

106.          Un’altra formula a piacere:

 

Il Signore Gesù Cristo, che disse ai suoi discepoli:

“Qualunque cosa legherete sulla terra,

sarà legata anche in cielo,

e qualunque cosa scioglierete sulla terra,

sarà sciolta anche in cielo”,

volle che noi, sebbene indegni, fossimo del loro numero,

per mezzo del nostro ministero

ti assolva da tutti i peccati,

che hai commesso in pensieri, parole, opere o omissione

e, libero dal legame dei peccati,

si degni di condurti nel regno dei cieli.

Egli che vive e regna nei secoli dei secoli.8

 

122.          Altra formula come sopra, al n. 106.

 

145.          Grazie alla carità fraterna che i monaci devono scambiarsi per Cristo che li ha chiamati e riuniti e che insieme li conduce alla vita eterna, è molto conveniente, se il Confratello moribondo può sopportare una supplica più lunga, che, secondo i requisiti, dato il segnale nella maniera consueta, tutti i Confratelli che possono corrano in fretta.

Dopo che tutti si sono riuniti e hanno acceso il cero pasquale, l’Abate dopo il saluto può aspergere il malato e i presenti e, fatta precedere una breve esortazione o orazione (per es.: il n. 244 o il n. 246), se ciò sembra opportuno, offre al moribondo l’immagine del Crocifisso da baciare o lo segna sulla fronte col segno della croce, prima di concedergli ( se non ha ricevuto questa grazia col viatico), l’indulgenza plenaria in articulo mortis (n. 106).9

Tutti recitano le litanie dei Santi, almeno una parte, con la risposta prega per lui, facendo menzione particolare del santo o dei santi patroni del moribondo. Si può anche recitare o cantare qualche preghiera tra quelle consuete, in modo particolare:

Il Simbolo Apostolico Credo in Dio10 e l’orazione domenicale recitata durante il battesimo del Confratello;

Il Versetto con cui un giorno in Confratello affidò la sua professione monastica al Signore: Accoglimi, Signore;

L’Antifona quotidiana rivolta alla Beata Vergine Maria: Salve, Regina.

Quando sembra che si avvicini il momento della morte, l’Abate (o, in sua assenza, un Confratello qualsiasi) può recitare una delle orazioni seguenti.

Nei monasteri delle monache fa l’Abbadessa tutto ciò che compete all’Abate presso i monaci.

 

145bis.            Se per vari motivi o necessità, i Confratelli non possono radunarsi intorno al Confratello moribondo, è molto utile, nell’ora e nel luogo convenienti, che si riuniscano a pregare per lui. Allora, oltre le Litanie dei Santi e l’orazione di raccomandazione rivolta al Signore come sopra, si possono cantare alcuni Salmi e ascoltare alcune letture della parola di Dio tra quelle che sono proposte al n. 144. Si può anche fare ciò in occasione di un’Ora dell’Ufficio Divino, cioè in quest’ordine: invece del capitolo la scelta di una lettura più lunga, dopo l’invito alla preghiera litanica, il simbolo e l’orazione al Signore, l’orazione di raccomandazione, l’antifona in onore della Beata Vergine Maria.


RITUALE PER RICEVERE
I FRATELLI E LE SORELLE

 

FONTI PRINCIPALI E LORO SIGLE

 

 

Coll.          Collectaneum, scritto in Cîteaux dopo l’anno 1175: MS. DIJON 114, Biblioteca Pública Municipal.

 

E.O.           Ecclesiastica Officia, ed. D. CHOISSELET y P. VERNET, secondo l’ editione dei manuscriti 114 della Bibbioteca Publica de Dijon da Ph. GUIGNARD, Les monuments primitifs de la Règle cistercienne, Dijon 1878, e 31 della Bibbioteca di Laibach da C. NOSCHITZKA in Analecta S.O. Cist. 6, 1950, pp. 1-124; e 1711 della Bibbioteca Comunale di Trento da B. GRIESSER in Analecta S.O. Cist. 12, 1956, pp. 153-288.

 

O.P.R.        Ordo Professionis religiosae.

 

R.B.            Regula Sancti Benedicti, ed. S.C. 181-182.

 

R.C.           Rituale Cistercense, 1689, ed. de Lérins 1892 e Westmalle 1949.



NORME GENERALI

 

 

Natura ed efficacia
della professione religiosa

 

1.         Chiamati da Dio, molti fedeli si consacrano con i vincoli dei santi voti al servizio del Signore e al bene dei fratelli e s'impegnano a seguire più da vicino Cristo Gesù nell'osservanza dei consigli evangelici. La grazia del Battesimo produce così in essi frutti più copiosi.

 

2.         La pia Madre Chiesa non solo ha sempre tenuto in grande onore la vita religiosa nelle varie forme nelle quali, sotto la guida dello Spirito Santo, si è espressa lungo il corso dei secoli, ma l'ha anche innalzata alla dignità dello stato canonico; ha inoltre approvato molte famiglie religiose e con una saggia legislazione le custodisce e le guida.

La Chiesa stessa riceve i voti di coloro che li emettono e per loro chiede a Dio, nella preghiera liturgica, l'aiuto della sua grazia, a lui li raccomanda e da loro la benedi­zione spirituale, associando la loro offerta al sacrificio eu­caristico

 

 

Riti che accompagnano le tappe
della vita monastica cistercense

 

3.         Secondo il mandato della Regola di San Benedetto, chi viene per la prima volta alla conversione, dopo la difficoltà dell'entrata, è provato nel noviziato in ogni pazienza. Dopo il decorso di due mesi, di nuovo dopo sei mesi, ed anche dopo altri quattro mesi, il Fratello novizio rinnova la sua petizione, ma solo dopo la terza petizione è ricevuto come monaco nel monastero.1

                Nel nostro tempo questo esame si fa in periodi determinati, stabiliti dalle Costituzioni, in modo che un certo tempo di postulantato preceda il noviziato, al che segue la professione temporanea, prima che il Fratello sia ammesso alla professione solenne.

 

4.         D'altra parte, come si legge nella Regola del nostro santo Padre Benedetto: “Subito dunque si spogli nell’oratorio dei vestiti che prima aveva e gli si mettano quelli propri del monastero2”; il cambiamento di vestito nello stesso atto della professione sembra indicare una spoliazione. Orbene, già dalle origini della vita monastica cristiana, questo cambiamento di vestito porta con sé molte volte il senso di un cambiamento di vita o di un nuovo genere di vita3. La stessa cosa che nel battesimo il catecumeno prima si toglie i vestiti e scende nudo alla fonte, e dopo gli è messo un paramento bianco, così pure il novizio che si fa monaco, deve togliersi i vestiti propri per poter essere vestito con l'abito monacale. Tutto questo si descrive nella seguente maniera nel Collectaneo tipico di Cîteaux: “Quando (il novizio) si toglie i vestiti di secolare, si dice: Il Sig. ti denudi dell'uomo vecchio coi suoi atti. Amen. Quando è vestito con l'abito monacale, si dice: Il Sig. ti vesta dell'uomo nuovo che è stato creato secondo Dio in giustizia e santità vera. Amen.” 4

 

            Tuttavia, col passare dei secoli, si fa un’anticipazione di questo rito, in modo che, quello che viene a cambiare vita per incominciare il noviziato, è vestito prima di qualche abito monastico,5 tuttavia sono riservati ai professi lo scapolare nero e la cocolla bianca.6 Si deve tenere in conto che nei riti che si descrivono di seguito, tanto per l'entrata nel noviziato come per la professione temporanea e la professione solenne, non senza motivo, al cambiamento di vestito, precede la petizione della grazia: in questo modo si vede che è più importante il discorso della Chiesa e la benedizione della persona che il paramento dell'abito.

 

5.         Il noviziato, con cui ha inizio la vita religiosa, è un tempo di sperimentazione, sia per il novizio che per la comunità o la Congregazione. È opportuno cominciare il noviziato con un rito particolare, per chiedere a Dio la grazia di raggiungere il fine specifico del noviziato stesso: un rito sobrio ed essenziale, riservato ai membri della comunità e sempre fuori della Messa.

 

6.         Al noviziato segue la prima professione, nella quale il novizio, con voti temporanei, promette davanti a Dio e davanti alla Chiesa che deve conservare i consigli evangelici. L'emissione dei voti temporanei  se qualche circostanza lo richiede, si può fare dentro qualsiasi ora dell’ ufficio divino o perfino nella Messa, ma senza nessuna solennità peculiare.

Segue la prima professione, con la quale il novizio, emettendo i voti temporanei, promette dinanzi a Dio e alla Chiesa di seguire i consigli evangelici secondo la Regola di san Benedetto. L'emissione dei voti- temporanei7 si fa nel capitolo; se qualche circostanza lo richiede, si può fare durante la Messa, ma senza alcuna solennità particolare.

Se qualche volta, per una causa giusta e in accordo con le Costituzioni, bisogna rinnovare la professione temporanea, si fa anche in presenza di tutti nel capitolo, o almeno in presenza del Superiore accompagnato da alcuni testimoni.

 

7.         Trascorso il tempo stabilito dalle norme giuridiche, il religioso emette la professione solenne, con la quale il monaco consacra per sempre al servizio di Dio e della Chiesa. La professione perpetua è segno dell'unione indissolubile di Cristo con la Chiesa, sua sposa.

 

Il rito della professione perpetua si svolge molto opportu­namente durante la Messa, con la dovuta solennità e con il concorso di tutta la comunità e del popolo. Le parti del rito sono:

a. la petizione di chi sta per fare la promessa, la quale non deve omettersi mai;

b. l'omelia al popolo e ai candidati sulla bellezza e la dignità della vita monastica cistercense;

c. le interrogazioni rivolte dall’Abate al candidato, per chiedere se è disposto a consa­crarsi a Dio e a praticare la carità perfetta, secondo la Regola di san Benedetto e le Costituzioni dell'Ordine;

d. La preghiera di tutti i partecipanti, fatta in silenzio, o in forma di preghiera litanica che è insieme supplica a Dio Padre e domanda di intercessione della beata Vergine Maria e di tutti i santi;

e. la professione, emessa dinanzi alla Chiesa, all’Abate, alla Comunità e al popolo, ed alla quale seguono la collocazione della scheda della professione sull'altare e la proclamazione del versetto Accoglimi, Signore.

f. la solenne benedizione o consacrazione del neoprofesso, con la quale la Chiesa conferma, mediante la consacrazione liturgica, la professione religiosa e prega il Padre celeste che effonda con abbondanza sul neoprofesso i doni dello Spirito Santo; questa benedizione può incominciare con una petizione fatta dal professo ad ognuno dei fratelli affinché preghino per lui;

g. La consegna della cocolla che è l'abito monacale e con la quale si esprime esternamente la consacrazione perpetua a Dio.

 

Per i monaci, secondo le Costituzioni, è l'Abate del monastero colui che presiede il rito della consacrazione perpetua. Questo rito deve celebrarsi durante la Messa. Invece per le suore è l'Abate Padre immediato. Se qualche volta succede che il Vescovo della diocesi (per delegazione dell'Abate del monastero o del Padre Immediato) presiede la professione perpetua in un monastero, dopo l'omelia interroga la professa, usando le domande che si propongono in questo Rituale, benché dopo la professione si faccia davanti all'Abate o l’Abbadessa che la riceve.

 

 

La messa si deve celebrare
nel rito della professione religiosa

 

8.         Quando la professione religiosa, specialmente quella perpetua, si fa durante la Messa, è bene dire una delle Messe rituali « Nella professione dei religiosi », secondo il formulario del Messale Romano o dei Propri legittimamente approvati. Nell'occorrenza però di una domenica di Avvento, di Quaresima, di Pasqua, di una solennità, del mercoledì delle Ceneri e  i tutta la Settimana santa, si dice la Messa del giorno, conservando, secondo l'opportunità, i formulari propri nella preghiera eucaristica e nella benedizione finale.

 

9.         Poiché la liturgia della parola, adattata alla celebrazione della professione, ha un'importanza grande per illustrare la natura e i compiti della vita religiosa, quando è proibita la Messa « Nella professione  dei religiosi », si può scegliere una lettura fra quelle proposte nel legionario particolare, eccetto nel Triduo sacro, nelle solennità  di Natale, Epifania, Ascensione, Pentecoste, SS.mo Corpo e Sangue di Cristo e nelle altre solennità di precetto.

 

10.       Nelle Messe rituali « Nella professione dei religiosi », il colore delle sacre vesti è il bianco.

 

 

Adattamenti propri di ogni monastero

 

11.              Ogni volta che in questo Rituale appare l'espressione “o con altre parole simili”, o un’altra equivalente, possono usarsi le formule che appaiono nel Rituale romano proposte per la stessa circostanza.


RITO PER L’INIZIO DEL NOVIZIATO

 

 

1.         Il giorno che comincia il noviziato canonico, la Comunità si raduna per chiedere la grazia di Dio; questo rito evidenzi la natura della vita monastica e l'indole del nostro Ordine. Sia semplice, sobrio e sia riservato unicamente alla comunità dei fratelli; quindi, per realizzare questo rito è conveniente scegliere la sala capitolare; tuttavia è vietato che si porti a termine durante la messa.8

 

Benché l'ordinamento di questo rito rimanga all'arbitrio di ogni comunità, qui si descrivono gli elementi ricevuti dalla nostra tradizione, e che sono stati proposti dalla Chiesa romana dopo il Concilio Vaticano II.

 

2.         Nei testi del rito si evitino tutte le espressioni che possono sembrare restrittive della libertà dei novizi o che svisino il vero senso del noviziato come periodo di prova.9

Dov’è abitudine, può impiegarsi il pastorale vicino alla sede dell'Abate.

 

3.         Riuniti i fratelli nella sala capitolare e detto il versetto L'aiuto divino rimanga sempre con noi o un altro,10 sedendosi tutti, il postulante viene al centro e si prostra , o si inginocchia, o si inchina profondamente. Poi rimane in piedi davanti all'Abate che gli domanda con queste parole o con altri simili:

Che cosa chiedi?

 

Il postulante risponde:

La misericordia di Dio e dell'Ordine.11


RITO PER L’INIZIO DEL NOVIZIATO

 

 

1.         Il giorno che comincia il noviziato canonico, la Comunità si raduna per chiedere la grazia di Dio; questo rito evidenzi la natura della vita monastica e l'indole del nostro Ordine. Sia semplice, sobrio e sia riservato unicamente alla comunità dei fratelli; quindi, per realizzare questo rito è conveniente scegliere la sala capitolare; tuttavia è vietato che si porti a termine durante la messa.8

 

Benché l'ordinamento di questo rito rimanga all'arbitrio di ogni comunità, qui si descrivono gli elementi ricevuti dalla nostra tradizione, e che sono stati proposti dalla Chiesa romana dopo il Concilio Vaticano II.

 

2.         Nei testi del rito si evitino tutte le espressioni che possono sembrare restrittive della libertà dei novizi o che svisino il vero senso del noviziato come periodo di prova.9

Dov’è abitudine, può impiegarsi il pastorale vicino alla sede dell'Abate.

 

3.         Riunite le sorelle nella sala capitolare e detto il versetto L'aiuto divino rimanga sempre con noi o un altro,10 sedendosi tutte, la postulante viene al centro e si prostra, o si inginocchia, o si inchina profondamente. Poi rimane in piedi davanti all’Abbadessa che le fa la domanda con queste parole o con altre simili:

Che cosa chiedi?

 

La postulante risponde:

La misericordia di Dio e dell'Ordine.11

 


o con altre parole simili, per esempio:

Chiedo di far esperienza della vostra vita comunitaria,

per un periodo di prova,

nel desiderio di seguire perfettamente Cristo

in questa famiglia Cistercense.12

 

o, se sembra opportuno, omessa l'interrogazione, il postulante, rivolto verso l'Abate e la comunità, dice:

L'amore di Dio mi ha guidato in mezzo a voi,

per far esperienza della vostra vita comunitaria

e imparare dal vostro esempio a seguire Cristo

sotto la guida del Vangelo,

nell’osservanza della Regola di san Benedetto

e le tradizioni Cistercensi.

 

o altre parole preparate da lui stesso.13

 

L'Abate risponde con queste parole o con altre simili:

Il Signore ti conceda il suo aiuto.14

 

4.         Allora si legge un testo scelto della Regola del nostro Padre san Benedetto (del Prologo o altro); l'Abate espone al postulante la natura e l'indole della nostra vita e, concludendo, interroga il desiderio del postulante, dicendo, per esempio:

Sei pronto a seguire più perfettamente Cristo

sotto la guida del Vangelo

e percorrendo la via che la regola ti mostra?15

 

Oppure:

Sei pronto a servire nel monastero coi Fratelli,

sotto una Regola ed un Abate,

per giungere alla perfezione della fede, della speranza e della carità nella sequela di Cristo?16


o con altre parole simili, per esempio:

Chiedo di far esperienza della vostra vita comunitaria,

per un periodo di prova,

nel desiderio di seguire perfettamente Cristo

in questa famiglia Cistercense.12

 

o, se sembra opportuno, omessa l'interrogazione, la postulante, rivolta verso l'Abbadessa e la comunità, dice:

L'amore di Dio mi ha guidato in mezzo a voi,

per far esperienza della vostra vita comunitaria

e imparare dal vostro esempio a seguire Cristo

sotto la guida del Vangelo,

nell’osservanza della Regola di san Benedetto

e le tradizioni Cistercensi.

 

o altre parole preparate da lui stesso.13

 

L’Abbadessa risponde con queste parole o con altre simili:

Il Signore ti conceda il suo aiuto.14

 

4.         Allora si legge un testo scelto della Regola del nostro Padre san Benedetto (del Prologo o altro); l’Abbadessa espone alla postulante la natura e l'indole della nostra vita e, alla fine, interroga il desiderio della postulante, dicendo, per esempio:

Sei pronta a seguire più perfettamente Cristo

sotto la guida del Vangelo

e percorrendo la via che la regola ti mostra?15

 

Oppure:

Sei pronta a servire nel monastero con le Sorelle,

sotto una Regola ed una Abbadessa,

per giungere alla perfezione della fede, della speranza

e della carità nella sequela di Cristo? 16


Il postulante risponde con queste parole o altre simili:

Con l'aiuto della grazia di Dio, spero e desidero

militare sotto il vero Re, Cristo Signore.17

 

L'Abate dice, per esempio:

Dio porti a compimento ciò che in te ha iniziato.18

 

Oppure:

Dio, Padre misericordioso, ti assista nel tuo cammino

e Cristo, maestro di verità, illumini i nostri cuori. 19

 

Tutti confermano dicendo:

Amen.20

 

Allora il novizio, nel mezzo, si inginocchia davanti all'Abate e, dove c'è quest'abitudine, l'Abate può dargli un nome nuovo, spiegando le ragioni di quel cambiamento.

 

5.         Alzandosi i Fratelli, l'Abate dice, per esempio:

Fratelli, poiché san Benedetto nella sua Regola ci esorta:

“Per prima cosa chiedi a Lui con ardentissima orazione,

che conduca a termine ogni cosa buona che tu inizi”,

preghiamo tutti insieme il Signore,

 affinché ciò che la nostra natura

non ha la possibilità di compiere,

lo conceda al nostro fratello N . per la sua grazia.21

 

Tutti pregano alcuni momenti in silenzio e l'Abate dice la colletta, nella quale pronuncia il nome ricevuto nel battesimo o, dove c'è quell'abitudine, il nuovo che gli hanno imposto:

Ascolta, Signore, le nostre suppliche

per il nostro fratello N . che accogliamo nel tuo nome:


La postulante risponde con queste parole o altre simili:

Con l'aiuto della grazia di Dio, spero e desidero

militare sotto il vero Re, Cristo Signore.17

 

L’Abbadessa dice, per esempio:

Dio porti a compimento ciò che in te ha iniziato.18

 

Oppure:

Dio, Padre misericordioso, ti assista nel tuo cammino

e Cristo, maestro di verità, illumini i nostri cuori. 19

 

Tutte confermano dicendo:

Amen. 20

 

Allora la novizia, nel mezzo, si inginocchia davanti all’Abbadessa e, dove si usa, l’Abbadessa può darle un nome nuovo, spiegando le ragioni di quel cambiamento.

 

5.         Alzandosi le Sorelle, l’Abbadessa dice, per esempio:

Sorelle, poiché san Benedetto nella sua Regola ci esorta:

“Per prima cosa chiedi a Lui con ardentissima orazione,

che conduca a termine ogni cosa buona che tu inizi”,

preghiamo tutti insieme il Signore,

affinché ciò che la nostra natura

non ha la possibilità di compiere,

lo conceda alla nostra sorella N . per la sua grazia.21

 

Tutte pregano alcuni momenti in silenzio e l’Abbadessa dice la colletta, nella quale pronuncia il nome ricevuto nel battesimo o, dove c'è l'abitudine, il nuovo che le hanno imposto:

Ascolta, Signore, le nostre suppliche

per la nostra sorella N . che accogliamo nel tuo nome:


fa’ che col tuo aiuto

possa perseverare con gioia nella tua Chiesa

e giunga a possedere la vita eterna.

Per Cristo nostro Signore.22

 

Oppure:

O Dio, principio e sorgente di ogni vocazione,

guarda questo nostro fratelli,

che si propone di far esperienza

della nostra vita comunitaria ;

concedi a lui di conoscere i disegni della tua volontà

e conferma tutti noi nel tuo santo servizio.

Per Cristo nostro Signore.a

 

Tutti:

Amen.

 

6.         Secondo le Costituzioni, l'Abate consegna al novizio l'abito proprio come un segno di conversione, mentre la comunità intona un canto di lode appropriato, o un inno o un responsorio.

 

Finalmente l'Abate conclude il rito dicendo, per esempio:

V. Il nostro aiuto è nel nome del Signore.

R. Egli ha fatto cielo e terra.23

 

Oppure:

V. Benediciamo il Signore.

R. Rendiamo grazie a Dio.

 

Oppure:

Il Signore diriga i nostri cuori e tutto il nostro essere.

nella carità di Dio e nella pazienza di Cristo.24

R. Amen.


fa’ che col tuo aiuto

possa perseverare con gioia nella tua Chiesa

e giungere a possedere la vita eterna.

Per Cristo nostro Signore.22

 

Oppure:

O Dio, principio e sorgente di ogni vocazione,

guarda questa nostra sorella,

che si propone di far esperienza

della nostra vita comunitaria ;

concedi a lei di conoscere i disegni della tua volontà

e conferma tutti noi nel tuo santo servizio.

Per Cristo nostro Signore.a

 

Tutte:

Amen.

 

6.         Secondo le Costituzioni, l’Abbadessa consegna alla novizia l'abito proprio come un segno di conversione, mentre la comunità intona un canto di lode appropriato, o un inno o un responsorio.

 

Finalmente l’Abbadessa conclude il rito dicendo, per esempio:

V. Il nostro aiuto è nel nome del Signore.

R. Egli ha fatto cielo e terra. 23

 

Oppure:

V. Benediciamo al Signore.

R. Rendiamo grazie a Dio.

 

Oppure:

Il Signore diriga i nostri cuori e tutto il nostro essere.

nella carità di Dio e nella pazienza di Cristo.24

R. Amen.


Oppure:

Al Re dei secoli, immortale, invisibile, unico Dio,

onore e gloria per i secoli dei secoli.25

R. Amen.

 

 

 

RITO DELLA PROFESSIONE TEMPORANEA

 

 

7.         Il rito della professione temporanea è abitudine che si celebri nella sala capitolare; per una causa ragionevole si può fare nella chiesa, sia durante un’Ora dell’ufficio divino, sia durante la messa.26

 

8.         Riuniti i Fratelli nella sala capitolare e detto il versetto L'aiuto divino rimanga sempre con noi o un altro, stando tutti seduti, quello che professa si avvicina al centro e si prostra, o si inginocchia, o si inchina profondamente davanti all'Abate che gli domanda con queste o con altre parole simili:

Che cosa chiedi?

 

Risponde:

La misericordia di Dio e dell'Ordine.

 

O con simili parole, per esempio:

Io, fratello N., ti chiedo, Padre, umilmente,

di potermi consacrare a Dio e al suo Regno,

con la professione religiosa in questa famiglia N., 27

(o della Congregazione N. ) dell'Ordine Cistercense

(o della Stretta Osservanza ).

 


Oppure:

Al Re dei secoli, immortale, invisibile, unico Dio,

onore e gloria per i secoli dei secoli.25

R. Amen.

 

 

 

RITO DELLA PROFESSIONE TEMPORANEA

 

 

7.         Il rito della professione temporanea è abitudine che si celebri nella sala capitolare; per una causa ragionevole si può fare nella chiesa, sia durante un’Ora dell’ufficio divino, sia durante la messa.26

 

8.         Riunite le Sorelle nella sala capitolare e detto il verso L'aiuto divino rimanga sempre con noi o un altro, stando tutti seduti, quella che professa si avvicina al centro e si prostra, o si inginocchia, o si inchina profondamente davanti all’Abbadessa che le si rivolge con queste o con altre parole simili:

Che cosa chiedi?

 

Risponde:

La misericordia di Dio e dell'Ordine.

 

O con simili parole, per esempio:

Io, sorella N., ti chiedo, Madre, umilmente,

di potermi consacrare a Dio e al suo Regno,

con la professione religiosa in questa famiglia N.,27

(o della Congregazione N. ) dell'Ordine Cistercense

(o della Stretta Osservanza ).

 


L'Abate ed i Fratelli rispondono:

Rendiamo grazie a Dio.

            O altre formule appropriate.

 

9.         Dopo la lettura scelta della santa Regola e dell'esortazione, l'Abate sonda la volontà di colui che professa. A questo fine può interrogarlo, con brevità, con queste o con altre parole simili:

 

 

Fratello carissimo,

tu sei già consacrato a Dio mediante il Battesimo,

vuoi essere unito più strettamente a Lui

con il nuovo e speciale titolo della professione religiosa?28

 

Quello che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

E prosegue:

Fratello, per seguire più perfettamente Cristo

vuoi promettere obbedienza, stabilità nella comunità

e conversione di abitudini?29

 

Quello che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

E di nuovo:

Vuoi impegnarti costantemente,

sulla strada difficile e stretta che mostra la Regola,

per giungere a questa carità verso Dio e verso il prossimo

che, quando è perfetta scaccia ogni timore,

ed è infusa dallo Spirito nei nostri cuori?30

 

Quello che professa risponde:

Si, lo voglio.


L’Abbadessa e le Sorelle rispondono:

Rendiamo grazie a Dio.

            O altre formule appropriate.

 

9.         Dopo la lettura scelta della santa Regola e dell'esortazione, l’Abbadessa sonda la volontà di quella che professa. Per questo   fine può interrogarla, brevemente, con queste o con altre parole simili:

 

Sorella carissima,

tu sei già consacrato a Dio mediante il Battesimo,

vuoi essere unita più strettamente a Lui

con il nuovo e speciale titolo della professione religiosa?

 

Quella che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

E prosegue:

Sorella, per seguire più perfettamente Cristo

vuoi promettere obbedienza, stabilità nella comunità

e conversione di abitudini?29

 

Quella che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

E di nuovo:

Vuoi impegnarti costantemente,

sulla strada difficile e stretta che mostra la Regola,

per giungere a questa carità verso Dio e verso il prossimo

che, quando è perfetta scaccia ogni timore,

ed è infusa dallo Spirito nei nostri cuori?30

 

Quella che professa risponde:

Si, lo voglio.


            Nei monasteri dedicati integralmente alla vita contemplativa è conveniente che l'Abate aggiunga:

Vuoi cercare in realtà Dio nella solitudine e nel silenzio,

nella preghiera assidua,

nel lavoro umile e nella lectio divina,

nella penitenza generosa e nella comunione fraterna?31

 

Quello che professa risponde:

Sì, Padre,

con l'aiuto della vostra preghiera e della grazia di Dio.

 

L'Abate gli dice:

Dio porti a compimento ciò che in te ha iniziato.

 

Tutti rispondono:

            Amen.

 

10.       Dopo di ciò, il novizio fa la professione in una delle seguenti maniere.

            O legge la carta scritta per lui stesso, secondo la formula delle Costituzioni dell'Ordine, o della Congregazione, o del Monastero, in cui, invece di dire fino alla morte, si dice per tre anni o per un anno; dopo può firmarla, e l'offre all'Abate.

 

            O si inginocchia davanti all'Abate e (mettendo le sue mani giunte tra le mani di quello) dice:

Padre, ti prometto obbedienza

secondo la Regola di san Benedetto,

secondo le Costituzioni

(o per tre anni, oppure per un anno).

 


            Nei monasteri dediti integralmente alla vita contemplativa è conveniente che l’Abbadessa aggiunga:

Vuoi cercare in realtà Dio nella solitudine e nel silenzio,

nella preghiera assidua,

nel lavoro umile e nella lectio divina,

nella penitenza generosa e nella comunione fraterna?31

 

Quella che professa risponde:

Sì, Madre,

con l'aiuto della vostra preghiera e della grazia di Dio.

 

L’Abbadessa le dice:

Dio porti a compimento ciò che in te ha iniziato.

 

Tutte rispondono:

            Amen.

 

10.       Dopo questo, la novizia fa la professione in uno dei seguenti modi.

            O legge la carta scritta da lei stessa, secondo la formula delle Costituzioni dell'Ordine, o della Congregazione, o del Monastero,32 in cui, invece di dire fino alla morte, si dice per tre anni o per un anno; dopo può firmarla e offrirla all’Abbadessa.

 

            O si inginocchia davanti all’Abbadessa e (mettendo le sue mani giunte tra le mani di quella) dice:

Madre, ti prometto obbedienza

secondo la Regola di san Benedetto,

secondo le norma delle Costituzioni

(o per tre anni, oppure per un anno).

 


Nell’uno e nell’altro caso, l'Abate dice:

Dio ti conceda la perseveranza.33

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

Dopo tutto questo, l'Abate abbraccia il Fratello appena professo.

 

11.       L'Abate alzandosi dice:

Preghiamo.

 

Il professo, nel centro, si inginocchia.

Dopo che tutti hanno pregato alcuni momenti in silenzio, l'Abate prosegue:

O Dio che il tuo servo N.,

convertito dalla vanità del mondo,

hai scelto a desiderare il premio della vocazione celeste,

impadronisciti del suo cuore

ed infondi la tua grazia in lui

affinché rimanga in te,

e così, difeso dall'aiuto della tua grazia,

compia quello che promise con la tua ispirazione

e come un perfetto esecutore della sua professione,

ottenga quei premi che ti sei degnato promettere

a coloro che perseverano nel tuo servizio.

Per Cristo nostro Signore Amen.34

 

Oppure:

Guarda, Signore, questo tuo figlio N.

che oggi, promettendo di vivere come monaco

secondo la Regola di san Benedetto,

vuole consacrarsi a te;

Fa’ che la sua vita glorifichi il tuo nome


In uno e nell’altro caso, l’Abbadessa dice:

Dio ti conceda la perseveranza.33

 

Tutte rispondono:

Amen.

 

Dopo tutto questo, l’Abbadessa abbraccia la Sorella appena professa.

 

11.       L’Abbadessa alzandosi dice:

Preghiamo.

 

La professa, nel centro, si inginocchia.

Dopo che tutte hanno pregato alcuni momenti in silenzio, l’Abbadessa prosegue:

O Dio che la tua serva N.,

convertita dalla vanità del mondo,

hai scelto a desiderare il premio della vocazione celeste,

impadronisciti del suo cuore

ed infondi la tua grazia in lei

affinché rimanga in te,

e così, difesa dall'aiuto della tua grazia,

compia quello che promise per tua ispirazione

e come un perfetto premio della sua professione,

ottenga quelli che ti sei degnato promettere

a coloro che perseverano nel tuo servizio.

Per Cristo nostro Signore Amen.34

 

Oppure:

Guarda, Signore, questa tua figlia N.

che oggi, promettendo di vivere come monaca

secondo la Regola di san Benedetto,

vuole consacrarsi a te;

Fa’ che la sua vita glorifichi il tuo nome


e cooperi al mistero della salvezza.

Per Cristo nostro Signore. Amen.35

 

Oppure:

Sii propizio, Signore, alle nostre preghiere e,

per intercessione della santissima María Vergine,

Madre della Chiesa,

infondi abbondantemente il tuo Spirito divino

sul tuo servo N. che ti sei degnato di chiamare

alla perfetta sequela di Cristo,

affinché quello che promette come offerta temporanea

lo confermi con una devozione perpetua.

Per Cristo nostro Signore Amen.36

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

12.       Finito tutto questo, tutti si siedono. Il Professo si inginocchia ai piedi dell'Abate. Con l'aiuto del maestro, l’Abate riveste il fratello appena professo dell'abito proprio dell'Ordine, senza dire nulla. Frattanto, se si crede opportuno, si canta un'antifona:

 

Oppure:

Costui riceverà la benedizione del Signore,

e la misericordia di Dio suo salvatore,

perché questa è la generazione

di coloro che cercano il Signore.b

 

O questa:

Questo è la generazione che cerca il Signore,

che cerca il volto del Dio di Giacobbe.c

Col salmo 23, o un altro canto appropriato.

 


e giovi alla salvezza del mondo.

Per Cristo nostro Signore. Amen.35

 

Oppure:

Sii propizio, Signore, alle nostre preghiere e,

per intercessione della santissima María Vergine,

Madre della Chiesa,

manda abbondantemente il tuo Spirito divino

sulla tua serva N. che ti sei degnato di chiamare

alla perfetta sequela di Cristo,

affinché quello che promette come offerta temporanea

lo confermi con una devozione perpetua.

Per Cristo nostro Signore Amen.

 

Tutte rispondono:

Amen.

 

12.       Finito tutto questo, si siedono tutte. La Professa si inginocchia ai piedi dell’Abbadessa. Con l'aiuto della maestra, riveste la professa dell'abito proprio dell'Ordine, senza dire nulla. Frattanto, se si crede opportuno, si canta un'antifona:

 

Io cerco colui che amo.b

Col salmo 44, o un altro canto appropriato.

 


13.       Finito il canto, dove è consuetudine, l'Abate consegna al neoprofesso la Regola, con queste parole o con altre simili:

 

Fratello, ricevi la Regola del nostro Padre san Benedetto :

osservala fedelmente,

per giungere alla carità perfetta.37

 

            Il professo risponde Amen e, ricevuto il libro, ritorna al suo posto e rimane lì, in piedi, tra i Fratelli.

 

14.       Finalmente l'Abate conclude il rito dicendo, per esempio:

 

V. Il nostro aiuto è nel nome del Signore

R. Egli ha fatto cielo e terra

 

Oppure:

V. Benediciamo il Signore.

R. Rendiamo grazie a Dio.

 

Oppure:

Il Signore diriga il nostro essere ed i nostri cuori

nell'amore di Dio e nella pazienza di Cristo.

R. Amen.

 

Oppure:         

Al Re immortale ed invisibile, l'unico Dio,

onore e gloria per i secoli dei secoli.

R. Amen.

 

15.       Se la professione temporanea il cui posto proprio è il capitolo, qualche volta si porta a termine in un’Ora dell’ufficio divino o durante la messa, allora il rito si ordina nel seguente modo:


13.       Finito il canto, dove è consuetudine, l’Abbadessa consegna alla neoprofessa la Regola, con queste parole o con altre simili:

 

Sorella, ricevi la Regola del nostro Padre san Benedetto :

osservala fedelmente,

per giungere alla carità perfetta.37

 

La professa risponde Amen e, ricevuto il libro, ritorna al suo posto e rimane lì, in piedi, tra le Sorelle.

 

14.       Finalmente l’Abbadessa conclude il rito dicendo, per esempio:

V. Il nostro aiuto è nel nome del Signore

R. Egli ha fatto cielo e terra

 

Oppure:

V. Benediciamo il Signore.

R. Rendiamo grazie a Dio.

 

Oppure:

Il Signore diriga il nostro essere ed i nostri cuori

nell'amore di Dio e nella pazienza di Cristo.

R. Amen.

 

Oppure:         

Al Re immortale ed invisibile, l'unico Dio,

onore e gloria per i secoli dei secoli.

R. Amen.

 

15.       Se la professione temporanea il cui posto proprio è il capitolo, qualche volta si porta a termine in un’Ora dell’ufficio divino o durante la messa, allora il rito si ordina nel seguente modo:


            Nelle Lodi o nelle Vigilie si tiene una lettura più lunga della Scrittura, scelta tra quelle che si propongono per il giorno della professione temporanea. Dopo questa lettura, o nella messa dopo il Vangelo, quello che professa fa la petizione come sopra nel numero 8, e si siede durante la allocuzione o omelia. Finito il sermone, quello che professa si alza e comincia il dialogo tra lui e l'Abate. Dopo, legge la professione e tutto si fa come sopra, ai nn. 9-13 lasciando la benedizione per la fine della celebrazione.

 

 

 

 

            Si deve prestare molta attenzione affinché, in questi riti, non si manifesti alcuna confusione con la professione solenne che si descrive subito dopo.

 

16.       Dopo la celebrazione, qualunque sia la maniera che si è seguita, si registra la professione in un libro speciale, nel quale si annotano con cura il giorno, il mese e l'anno, e lo firmano in primo luogo l'Abate, il professo dopo ed in terzo luogo due testimoni.


Nelle Lodi o Vigilie si tiene una lettura più lunga della Scrittura, scelta tra quelle che si propongono per il giorno della professione temporanea. Dopo questa lettura, o nella messa dopo il Vangelo, quella che professa fa la petizione come sopra nel numero 8, e si siede durante la allocuzione o l'omelia. Finito il sermone, quella che professa si alza e comincia il dialogo tra lei e l’Abbadessa. Dopo, legge la professione e tutto si fa come sopra, ai nn. 9-13 lasciando la benedizione per al fine della celebrazione. Quando la professione si celebra durante la messa, spetta al sacerdote celebrante l'omelia e il discorso, come si indica nel n. 11; il resto spetta all’Abbadessa.

 

Si deve prestare molta attenzione affinché, in questi riti, non si manifesti alcuna confusione con la professione solenne che si descrive subito dopo.

 

16.       Dopo la celebrazione, svolta secondo la maniera che si è seguita, si registra la professione in un libro speciale, nel quale si annotano con cura il giorno, il mese e l'anno, e firmano in primo luogo l’Abbadessa, quindi la professa ed in terzo luogo due testimoni.

 


RITO DELLA PROFESSIONE SOLENNE
E BENEDIZIONE O CONSACRAZIONE DEL MONACO

 

 

17.       Per celebrare il rito della Professione, con il quale la sorella si consacra a Dio in perpetuo e solennemente, si preferisca la Domenica o una Solennità del Signore, della Beata Vergine o di Santi Monaci che si sono distinti nella vita monastica38.

 

18.       Il rito della professione solenne non si può unire agli altri riti di professione39.

 

19.       Dove è consuetudine, fatta la petizione nel capitolo nella maniera abituale, dopo l'allocuzione dell'Abate, quello che professa, inginocchiato davanti a lui, pronuncia in questo modo la cosiddetta professione regolare di obbedienza40, come segue:

 

Quello che professa si prostra, o si inginocchia, o si inchina profondamente. Poi si alza davanti all'Abate che l'interroga:

Che cosa chiedi?

 

Risponde:

La misericordia di Dio e dell'Ordine.

 

            Dopo l'esortazione, l'Abate lo interroga di nuovo circa la sua volontà. Quello che professa risponde che vuole osservare tutte queste cose e subito si inginocchia davanti all'Abate e (mettendo le sue mani giunte tra quelle di lui) dice:

Padre,

            prometto a te, e ai tuoi legittimi successori,

l’obbedienza secondo la Regola di san Benedetto

fino alla morte.


RITO DELLA PROFESSIONE SOLENNE
E BENEDIZIONE O CONSACRAZIONE
DELLA MONACA

 

 

17.       Per celebrare il rito della Professione, con il quale la sorella si consacra a Dio in perpetuo e solennemente, si preferisca la Domenica o una Solennità del Signore, della Beata Vergine o di Santi Monaci che si sono distinti nella vita monastica.38

 

18.       Il rito della professione solenne non si può unire agli altri riti di professione.39

 

19.       Dove è consuetudine, fatta la petizione nel capitolo nella maniera abituale, dopo l'allocuzione dell’Abbadessa, quella che professa, inginocchiata davanti a lei, pronuncia in questo modo la cosiddetta professione regolare di obbedienza40, come segue:

 

Quella che professa si prostra, o si inginocchia, o si inchina profondamente. Poi si alza davanti all’Abbadessa che l'interroga:

Che cosa chiedi?

 

Risponde:

La misericordia e dell'Ordine.

 

Dopo l'esortazione, l’Abbadessa l'interroga di nuovo circa la sua volontà. Quella che professa risponde che vuole osservare tutte queste cose e subito si inginocchia davanti all’Abbadessa e (mettendo le sue mani giunte tra quelle di lei) dice:

Madre,

            prometto a te, e ai tuoi legittimi successori,

l’obbedienza secondo la Regola di san Benedetto

fino alla morte.


L'Abate gli dice:

E Dio ti conceda la vita eterna.

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

Finito questo, l'Abate lo abbraccia41.

 

20.       La professione solenne con la benedizione o consacrazione del monaco, si svolge durante la messa42, affinché sia manifesto il carattere pubblico della professione monastica nella Chiesa. Il sacerdote celebrante è l'Abate del monastero.

 

 

Tutta l'azione liturgica sia celebrata con una conveniente solennità, come è richiesto dalla natura del rito, senza dimenticare la sobrietà che corrisponde all'umiltà e semplicità del nostro Ordine.

 

21.       È bene dire la Messa rituale “Nel giorno della professione perpetua”, per la quale il colore delle sacre vesti è il bianco. Nell’occorrenza però di una solennità o di una domenica di Avvento, Quaresima o Pasqua, si dice la messa del giorno, conservando, secondo l’opportunità, i formulari propri nella preghiera eucaristica e nella benedizione finale43.

 

22.       Si ordini tutto in modo che i fedeli possano vedere commodamente lo svolgimento di tutta l'azione liturgica44. Il rito della Professione si svolge alla sede, o davanti all'altare, o ai gradini del presbiterio.

 


L’Abbadessa le dice:

E Dio ti conceda la vita eterna.

 

Tutte rispondono:

Amen.

 

Finito questo, l’Abbadessa la abbraccia41.

 

20.       La professione solenne con la benedizione o consacrazione della monaca, si svolge durante la messa42, affinché sia manifesto il carattere pubblico della professione monastica. Il sacerdote celebrante è l'Abate Padre Immediatoc, oppure, come delegato suo, il Vescovo della diocesi.

 

Tutta l'azione liturgica sia celebrata con una conveniente solennità, come è richiesto dalla natura del rito, senza dimenticare la sobrietà che corrisponde all'umiltà e semplicità del nostro Ordine.

 

21.       È bene dire la Messa rituale “Nel giorno della professione perpetua”, per la quale il colore delle sacre vesti è il bianco. Nell’occorrenza però di una solennità o di una domenica di Avvento, Quaresima o Pasqua, si dice la messa del giorno, conservando, secondo l’opportunità, i formulari propri nella preghiera eucaristica e nella benedizione finale43.

 

22.       Si ordini tutto in modo che i fedeli possano vedere commodamente lo svolgimento di tutta l'azione liturgica44. Secondo la disposizione dei luoghi, si prepara un posto adatto per l’Abbadessa.d Il rito della Professione si svolge alla sede, o davanti all'altare, o ai gradini del presbiterio.


Oltre a tutto il necessario per la celebrazione della Messa e per la comunione, si prepari anche:

— questo Rituale della professione, e

— la cocolla che si deve consegnare al nuovo monaco.

 

 

 

Petizione

 

23.       Una volta acclamato il Vangelo e stando tutti seduti45, quello che professa si porta davanti all'Abate che sta seduto, con (mitra e) pastorale, e rimanendo in piedi fa la petizione.

 

L'Abate lo interroga con queste parole o con altre simili:

Che cosa chiedi?46

 

Risponde con queste parole o con altre simili:

La misericordia di Dio e dell'Ordine.

 

Oppure:

Chiamato dallo Spirito Santo

a seguire Cristo nella vita monastica,

in questa Comunità ho imparato

a cercare veramente Dio

sia nella vita fraterna che nella preghiera.

Oggi, dopo lunga riflessione,

desiderando abbracciare la vostra vita

chiedo umilmente a te, Padre,

di emettere la Professione perpetua

a lode di Dio e a servizio della Chiesa.47

 


Oltre a tutto ciò che è necessario per la celebrazione della Messa e per la comunione, si prepari anche:

—questo Rituale della professione, e

—la cocolla che si deve consegnare alla nuova monaca.

—il velo nero.

 

 

Petizione

 

23.       Una volta proclamato il Vangelo e stando tutti seduti,45 quella che professa si porta davanti all’Abbadessa che sta seduta, con pastorale, e rimando in piedi fa la petizione.

 

L’Abbadessa l'interroga con queste parole o con altre simili:

Che cosa chiedi?46

 

Risponde con queste parole o con altre simili:

La misericordia di Dio e dell'Ordine.

 

Oppure:

Chiamata dallo Spirito Santo

a seguire Cristo nella vita monastica,

in questa Comunità ho imparato

a cercare veramente Dio

sia nella vita fraterna che nella preghiera.

Oggi, dopo lunga riflessione,

desiderando abbracciare la vostra vita

chiedo umilmente a te, Madre,

di emettere la Professione perpetua

a lode di Dio e a servizio della Chiesa.47

 


L'Abate aggiunge:

Dio che ha iniziato in te quest'opera buona,

la porti a compimento fino al giorno di Cristo Signore.

 

Tutti rispondono:

Amen.48

 

Allora, quello che professa, si siede al suo posto e l'Abate, sedendosi con (mitra e) pastorale, tiene l'omelia, durante la quale opportunamente commenta le letture bibliche, o evidenzia il dono e la missione della professione religiosa monastica.49

 

 

Interrogazioni

 

24.       Dopo l'omelia, l'Abate può interrogarlo ancora in una maniera più semplice, dicendo:

Vuoi, fratello, seguire Cristo sotto la guida del Vangelo,

nella difficile e stretta via tracciata

dalla tradizione del nostro Ordine,

promettendo la tua stabilità,

la conversione delle tue abitudini e l'obbedienza,

secondo la Regola del nostro santo Padre Benedetto?

 

Quello che professa risponde:

Sì, Padre,

con l'aiuto delle vostre preghiere e della grazia di Dio.

 

Oppure l'Abate può interrogarlo in quest’altra maniera più estesa:

 

Fratello carissimo, tu sei già morto al peccato

e consacrato a Dio mediante il Battesimo,

vuoi ora consacrarti più intimamente a lui

con il nuovo e speciale titolo della professione perpetua?


L'Abbadessa aggiunge:

Dio che ha iniziato in te quest'opera buona,

la porti a compimento fino al giorno di Cristo Signore.

 

Tutti rispondono:

Amen.48

 

Allora, quella che professa, si siede nel suo posto, ed il sacerdote commenta opportunamente nell'omelia le letture bibliche, o il dono e la missione della professione religiosa monastica.49

 

 

 

Interrogazioni

 

24.       Dopo questo, il sacerdote può interrogare la professa in una maniera più semplice, dicendo:

Vuoi, Sorella, seguire Cristo sotto la guida del Vangelo,

nella difficile e stretta via tracciata

dalla tradizione del nostro Ordine,

promettendo la tua stabilità,

la conversione delle tue abitudini e l'obbedienza,

secondo la Regola del nostro santo Padre Benedetto?

 

Quella che professa risponde:

Sì, Padre,

con l'aiuto delle vostre preghiere e della grazia di Dio.

 

Oppure anche il sacerdote può interrogarla in quest’altra maniera più estesa:

Sorella carissima, tu sei già morta al peccato

e consacrata a Dio mediante il Battesimo,

vuoi ora consacrarti più intimamente a lui

con il nuovo e speciale titolo della professione perpetua?


Quello che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

L'Abate:

Vuoi, fratello, seguire Cristo sotto la guida del Vangelo,

nella difficile e stretta via tracciata

dalla tradizione del nostro Ordine,

promettendo la tua stabilità,

la conversione delle tue abitudini e l'obbedienza,

secondo la Regola del nostro santo Padre Benedetto?

 

Quello che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

L'Abate:

Vuoi, con la grazia dello Spirito Santo,

impegnarti costantemente,

per giungere a quella carità verso Dio e verso il prossimo,

che quando è perfetta scaccia ogni timore?

 

Quello che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

Nei monasteri dediti completamente alla vita contemplativa, è conveniente che l'Abate aggiunga:

Vuoi consacrare tutta la tua vita a Dio

nella solitudine e nel silenzio,

nella preghiera assidua e nella penitenza coraggiosa,

nelle buone opere e nell’umile fatica quotidiana?50

 

Quello che professa risponde:

Sì, Padre,

con l'aiuto delle vostre preghiere e della grazia di Dio.

 


Quella che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

Sacerdote:

Vuoi, sorella, seguire Cristo sotto la guida del Vangelo,

nella difficile e stretta via tracciata

dalla tradizione del nostro Ordine,

promettendo la tua stabilità,

la conversione delle tue abitudini e l'obbedienza,

secondo la Regola del nostro santo Padre Benedetto?

 

Quella che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

Sacerdote:

Vuoi, con la grazia dello Spirito Santo,

impegnarti costantemente,

per giungere a quella carità verso Dio e verso il prossimo,

che quando è perfetta scaccia ogni timore?

 

Quella che professa risponde:

Si, lo voglio.

 

            Nei monasteri dediti integralmente alla vita contemplativa, è conveniente che il sacerdote aggiunga:

Vuoi consacrare tutta la tua vita a Dio

nella solitudine e nel silenzio,

nella preghiera assidua e nella penitenza coraggiosa,

nelle buone opere e nell’umile fatica quotidiana?50

 

Quella che professa risponde:

Sì, Padre,

con l'aiuto delle vostre preghiere e della grazia di Dio.

 


Preghiera dei fedeli

 

25.       A questo punto l'Abate invita alla preghiera dicendo:

 

Fratelli carissimi,

preghiamo Dio Padre onnipotente,

perché benedica questo suo figlio N.

che egli ha chiamato a seguire Cristo

nella perfezione evangelica

e lo confermi nel suo proposito.d

 

Tutti pregano in silenzio

 

26.       Se si cantano le litanie, il diacono dice Inginocchiamoci, tutti si mettono subito in ginocchio. Invece, nel tempo pasquale e nelle domeniche, omessa l'ammonizione del diacono, quello che professa si mette in ginocchio, ma tutti gli altri rimangono in      piedi.51

 

I cantori incominciano le Litanie del rito della professione religiosa, rispondendo tutti. In queste Litanie si può omettere l’una o l’altra petizione che è indicata con la stessa lettera, ed anche un’invocazione. In un punto appropriato, possono aggiungersi le invocazioni di altri santi ai quali si dia culto con venerazione      speciale in quel monastero, come quello del patrono del professo. Le petizioni finali possono scegliersi liberamente ed aggiungerne altre.52

 


Preghiera dei fedeli

 

25.       Di seguito l'Abate invita al discorso dicendo: Preghiamo:

 

Fratelli carissimi,

rivolgiamo umilmente l nostra preghiera

a Dio Padre, datore di ogni bene,

perché confermi il santo proposito,

che egli stesso ha suscitato in questa sua figlia N.e

 

 

Tutti pregano in silenzio

 

26.       Se si cantano le litanie, dice il diacono Inginochiamoci, tutti si mettono subito in ginocchio. Invece, nel tempo pasquale e nelle domeniche, omessa l'ammonizione del diacono, quella che professa si mette in ginocchio, ma tutti gli altri rimangono in piedi.51

 

I cantori incominciano le Litanie del rito della professione religiosa, rispondendo tutti. In queste Litanie si può omettere una o l’altra delle petizioni che sono indicate con la stessa lettera, ed anche qualche invocazione. In un punto appropriato, possono aggiungersi le invocazioni di altri santi ai quali si dia culto con venerazione speciale in quel monastero, come quello del patrono della professa. Le petizioni finali possono scegliersi liberamente ed aggiungere altre. 52


Kyrie, eleison                                                  Kyrie, eleison

Criste, eleison                                                 Criste, eleison

Kyrie, eleison                                                  Kyrie, eleison

Santa Maria, Madre di Dio,                           Prega per noi.

Sante Michele,                                                Prega per noi.

Santi Angeli di Dio,                                      Pregate per noi.

San Giovanni Battista,                                    Prega per noi.

San Giuseppe,                                                  Prega per noi.

Santi Pietro e Paolo,                                     Pregate per noi.

San Giovanni,                                                  Prega per noi.

Santa Maria Maddalena,                                Prega per noi.

Sant'Agnese,                                                    Prega per noi.

San Basilio,                                                      Prega per noi.

Sant'Agostino,                                                 Prega per noi.

Sant’Antonio,                                                   Prega per noi.

San Pacomio,                                                   Prega per noi.

San Benedetto,                                                Prega per noi.

Santi Roberto, Alberico e Stefano,             Pregate per noi.

San Bernardo,                                                  Prega per noi.

(Santi Francesco e Domenico,                    Pregate per noi.)

(Sant’Ignazio (di Loyola),                              Prega per noi.)

(San Vincenzo (de Paul),                                Prega per noi.)

(San Giovanni Bosco,                                     Prega per noi.)

Santa Scolastica,                                             Prega per noi.

Santa Lutgarda,                                               Prega per noi.

Santa Caterina (di Siena),                           Pregate per noi.

Santa Teresa (d’Avila),                                   Prega per noi.

Beata Maria Gabriella (Sagghedu),               Prega per noi.

Voi tutti Santi e Sante di Dio,                      Pregate per noi.

 

Nella tua misericordia,                            Salvaci, o Signore.

Da ogni male,                                           Salvaci, o Signore.

Da ogni peccato,                                      Salvaci, o Signore.

Dalla morte eterna,                                  Salvaci, o Signore.

Per la tua incarnazione,                           Salvaci, o Signore.

Per la tua morte e risurrezione,               Salvaci, o Signore.

Per il dono dello Spirito Santo,                Salvaci, o Signore.


Kyrie, eleison                                                  Kyrie, eleison

Criste, eleison                                                 Criste, eleison

Kyrie, eleison                                                  Kyrie, eleison

Santa Maria, Madre di Dio,                           Prega per noi.

Sante Michele,                                                Prega per noi.

Santi Angeli di Dio,                                      Pregate per noi.

San Giovanni Battista,                                    Prega per noi.

San Giuseppe,                                                  Prega per noi.

Santi Pietro e Paolo,                                     Pregate per noi.

San Giovanni,                                                  Prega per noi.

Santa Maria Maddalena,                                Prega per noi.

Sant'Agnese,                                                    Prega per noi.

San Basilio,                                                      Prega per noi.

Sant'Agostino,                                                 Prega per noi.

Sant’Antonio,                                                   Prega per noi.

San Pacomio,                                                   Prega per noi.

San Benedetto,                                                Prega per noi.

Santi Roberto, Alberico e Stefano,             Pregate per noi.

San Bernardo,                                                  Prega per noi.

(Santi Francesco e Domenico,                    Pregate per noi.)

(Sant’Ignazio (di Loyola),                              Prega per noi.)

(San Vincenzo (de Paul),                                Prega per noi.)

(San Giovanni Bosco,                                     Prega per noi.)

Santa Scolastica,                                             Prega per noi.

Santa Lutgarda,                                               Prega per noi.

Santa Caterina (di Siena),                           Pregate per noi.

Santa Teresa (d’Avila),                                   Prega per noi.

Beata Maria Gabriella (Sagghedu),               Prega per noi.

Voi tutti Santi e Sante di Dio,                      Pregate per noi.

 

Nella tua misericordia,                            Salvaci, o Signore.

Da ogni male,                                           Salvaci, o Signore.

Da ogni peccato,                                      Salvaci, o Signore.

Dalla morte eterna,                                  Salvaci, o Signore.

Per la tua incarnazione,                           Salvaci, o Signore.

Per la tua morte e risurrezione,               Salvaci, o Signore.

Per il dono dello Spirito Santo,                Salvaci, o Signore.


Noi peccatori,                                  Ti preghiamo, ascoltaci.

 

a.         Perché tu doni alla santa Chiesa

            una vita sempre più feconda,

            con l'offerta e l'apostolato dei tuoi figli,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:        Perché tu accresca nel tuo servo il nostro Papa N.

e in tutti i ministri della Chiesa

i doni dello Spirito Santo

                                                         Ti preghiamo, ascoltaci.

 

b.         Perché tu illumini e guidi

            la vita e l'opera dei religiosi

            a beneficio di tutta l'umana famiglia,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:        Perché tu conduca tutti gli uomini

a realizzare pienamente la vita cristiana

                                                         Ti preghiamo, ascoltaci.

 

c.         Perché tu aiuti le famiglie religiose

            a vivere nella carità di Cristo

            secondo l'esempio dei loro fondatori,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:        Perché tu unisca più intimamente

all'opera redentrice del tuo Figlio

coloro che professano i consigli evangelici

                                                         Ti preghiamo, ascoltaci.

 

d.         Perché ti degni visitare e consolare

            questo monastero e coloro che vi abitano,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 


Noi peccatori,                                  Ti preghiamo, ascoltaci.

 

a.         Perché tu doni alla santa Chiesa

            una vita sempre più feconda,

            con l'offerta e l'apostolato dei tuoi figli,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:        Perché tu accresca nel tuo servo il nostro Papa N.

e in tutti i ministri della Chiesa

i doni dello Spirito Santo

                                                         Ti preghiamo, ascoltaci.

 

b.         Perché tu illumini e guidi

            la vita e l'opera dei religiosi

            a beneficio di tutta l'umana famiglia,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:        Perché tu conduca tutti gli uomini

a realizzare pienamente la vita cristiana

                                                         Ti preghiamo, ascoltaci.

 

c.         Perché tu aiuti le famiglie religiose

            a vivere nella carità di Cristo

            secondo l'esempio dei loro fondatori,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:        Perché tu unisca più intimamente

all'opera redentrice del tuo Figlio

coloro che professano i consigli evangelici

                                                         Ti preghiamo, ascoltaci.

 

d.         Perché ti degni visitare e consolare

            questo monastero e coloro che vi abitano,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 


O:                                                                   Perché ti degni istruirci

            nella disciplina regolare

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

e.         Perché tu ricolmi della tua grazia

            i genitori che a te hanno offerto il loro figlio,

            questo nostro fratello N.,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:                                     Perché tu doni a questo nostro fratello N.

            la forza di perseverare

            nell'impegno della vita consacrata,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:        Perché in questa scuola del tuo servizio,

            tu benedica, santifichi e consacri

            questo tuo figlio, il nostro fratello N.,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

Gesù, Figlio del Dio vivo,               Ti preghiamo, ascoltaci.

Cristo, ascoltaci,                                         Cristo, ascoltaci.

Cristo, esaudiscici,                                  Cristo, esaudiscici.

 

 

27.       Il Celebrante tenendo le mani stese così conclude la preghiera.

Accogli, Signore, le invocazioni del tuo popolo

e con la tua grazia prepara questo tuo figlio

perché il fuoco dello Spirito Santo

lo purifichi dal peccato

e lo infiammi con l'ardore della carità.

Per Cristo nostro Signore.53

 

 


O:                                                                   Perché ti degni istruirci

            nella disciplina regolare

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

e.         Perché tu ricolmi della tua grazia

            i genitori che a te hanno offerto la sua figlia,

            questa nostra sorella N.                                                        

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:                                     Perché tu doni a questa nostra sorella N.

            la forza di perseverare

            nell'impegno della vita consacrata,

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

O:        Perché in questa scuola del tuo servizio,

            tu benedica, santifichi e consacri

            questa tua figlia, la nostra sorella N.                                    

                                                                                                                      Ti preghiamo, ascoltaci.

 

Gesù, Figlio del Dio vivo,               Ti preghiamo, ascoltaci.

Cristo, ascoltaci,                                         Cristo, ascoltaci.

Cristo, esaudiscici,                                  Cristo, esaudiscici.

 

 

27.       Il Celebrante tenendo le mani stese così conclude la preghiera.

Accogli, Signore, le invocazioni del tuo popolo

e con la tua grazia prepara questa tua figlia

perché il fuoco dello Spirito Santo

lo purifichi dal peccato

e lo infiammi con l'ardore della carità.

Per Cristo nostro Signore.53

 

 


Professione

 

28.       L'Abate si siede e riceve (la mitra e) il pastorale.e Quello che professa, stando in piedi sei gradini davanti all'Abate, legge la formula della professione che egli stesso ha scritto, secondo la formula delle Costituzioni dell'Ordine, della Congregazione o del Monastero.f

Poi si avvicina all'altare, vi colloca la scheda della professione e la firma sullo stesso altare. Una volta baciato l'altare, ritorna nel mezzo.54 L'Abate si alza (senza mitra), e tutti si alzano a loro volta.

 

29.       Il professo, stando in piedi davanti ai gradini, come all'inizio, canta tre volte questo versetto:

Accoglimi, Signore, secondo la tua parola e avrò la vita;

non deludermi nella mia speranza.

 

            Mettendo le mani e le ginocchia in terra per tre volte, dopo aver cantato, implora il consenso.

            La comunità lo ripete anche tre volte, aggiungendo Gloria al Padre alla fine dell'ultima ripetizione.55

 

 

Solenne benedizione o consacrazione del neoprofesso

 

30.       Ora, il professo si inginocchia ai piedi dell'Abate e dei fratelli, professi solenni, chiedendo la loro preghiera, dicendo:

 

Prega per me, Padre (Fratello).

 


Professione

 

28.       Il sacerdote si siede. L’Abbadessa si siede e riceve il pastorale. Quella che professa, stando in piedi sui gradini davanti all’Abbadessa, legge la formula della professione che ella stessa ha scritto, secondo la formula delle Costituzioni dell'Ordine, della Congregazione o del Monastero.f

Poi si avvicina all'altare, vi colloca la scheda della professione e la firma sullo stesso altare. Una volta baciato l'altare, ritorna nel mezzo.54 Il sacerdote si alza e tutti si alzano anche.

 

 

29.       La professa, stando in piedi davanti ai gradini, come all'inizio, canta tre volte questo versetto:

Accoglimi, Signore, secondo la tua parola e avrò la vita; non deludermi nella mia speranza.

 

            Mettendo le mani e le ginocchia in terra per tre volte, dopo aver cantato, implora il consenso.

            La comunità lo ripete anche tre volte, aggiungendo Gloria al Padre alla fine dell'ultima petizione.55

 

 

Solenne benedizione o consacrazione della neoprofessa

 

30.       Ora, la professa si inginocchia ai piedi dell’Abbadessa e delle sorelle, professe solenni, chiedendo la loro preghiera, dicendo:

Prega per me, Madre (Sorella).

 


Il fratello abbracciandolo risponde:

Il Signore sia con te.

 

Oppure:

Il Signore protegga la tua entrata e l’uscita.

 

Terminato ciò, ritorna davanti all'altare, prostrandosi con tutto il suo corpo.

 

Intanto, in piedi, alternano i due cori il canto del Salmo 50 Miserere mei, Deus, o un altro Salmo o canto appropriato per questa circostanza.56

 

Questo rito si omette quando sembri più opportuno che’ appena il professo ha ricevuto la cocolla, sia ammesso al bacio di pace (più sotto n. 33).

 

31.       Finito il canto, l'Abate lascia il pastorale (e la mitra) e stando in piedi, stendendo le mani sul professo prostrato con tutto il suo corpo in terra57, pronuncia una delle seguenti benedizioni, di cui, come sembri conveniente, possono omettersi le parole che stanno tra parentesi:

 

Oppure:

O Dio58, Padre misericordioso,

per mezzo del tuo Unigenito Figlio,

hai creato ogni cosa

e per il mistero della Sua Incarnazione

hai salvato il mondo immerso nel peccato.

Ora ti supplichiamo:

fa' che la grazia del Signore Gesù

scenda e riposi su questo tuo servo

che per sempre rinuncia al mondo,


La sorella abbracciandola risponde:

Il Signore sia con te.

 

Oppure:

Il Signore protegga le tue entrate ed uscite.

 

Finito questo, ritorna davanti all’altare, prostrandosi con tutto il suo corpo.

 

Nel frattempo, in piedi, alternano i due cori il canto del Salmo 50 Miserere mei, Deus, o un altro Salmo o canto appropriato per questa circostanza.56

 

Questo rito si omette quando sembri più opportuno che appena la professa ha ricevuto la cocolla e il velo nero, sia ammessa al bacio di pace (più sotto n. 33).

 

31.       Finito il canto, il sacerdote, stendendo le mani sulla professa prostrata con tutto il suo corpo in terra57, pronuncia una delle seguenti benedizioni, delle quali, come sembri conveniente, possono omettersi le parole che stanno tra parentesi:

 

Oppure:

O Dio58, Padre misericordioso,

per mezzo del tuo Unigenito Figlio,

hai creato ogni cosa

e per il mistero della Sua Incarnazione

hai salvato il mondo immerso nel peccato.

Ora ti supplichiamo:

fa' che la grazia del Signore Gesù

scenda e riposi su questa tua serva

che per sempre rinuncia al mondo,


perché rinnovato nel profondo del suo cuore,

si spogli dell'uomo vecchio con tutti i suoi atti

e meriti di rivestire l'uomo nuovo

creato secondo la tua immagine.

Per Cristo nostro Signore.59

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

Imploriamo Te, Signore Gesù Cristo,

che sei bontà piena di tenerezza

e l'unica Via che conduce al Padre.

Ti preghiamo: libera questo tuo servo

dai desideri ingiusti che sono nell'uomo,

guidalo sulla via ordinata tracciata dalla Regola,

ricordati che hai chiamato a te i peccatori;

a loro hai detto:

"Venite a me voi tutti che siete affaticati

e oppressi ed io vi ristorerò".

Fa' che questo tuo invito

renda questo nostro fratello così audace

da dimenticare i suoi peccati

per gustare la dolcezza della tua amicizia

e sentirsi sostenuto dal tuo celeste nutrimento:

il cibo che hai promesso al tuo gregge.

Accoglilo tra le tue pecore, così che anche lui

scelga di rimanere con te e non segua nessun altro,

non ascolti altra voce che non sia la tua, che dice:

"Chi mi vuol servire mi segua".

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

 

Tutti rispondono:

Amen.

 


perché rinnovata nel profondo del suo cuore,

si spogli dell'uomo vecchio con tutti i suoi atti

e meriti di rivestire l'uomo nuovo

creato secondo la tua immagine.

Per Cristo nostro Signore.59

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

Imploriamo Te, Signore Gesù Cristo,

che sei bontà piena di tenerezza

e l'unica Via che conduce al Padre.

Ti preghiamo: libera questa tua serva

dai desideri ingiusti che sono nell'uomo,

guidala sulla via ordinata tracciata dalla Regola,

ricordati che hai chiamato a te i peccatori;

a loro hai detto:

"Venite a me voi tutti che siete affaticati

e oppressi ed io vi ristorerò".

Fa' che questo tuo invito

renda questa nostra sorella così audace

da dimenticare i suoi peccati

per gustare la dolcezza della tua amicizia

e sentirsi sostenuta dal tuo celeste nutrimento:

il cibo che hai promesso al tuo gregge.

Accoglila tra le tue pecore, così che anche lei

scelga di rimanere con te e non segua nessun altro,

non ascolti altra voce che non sia la tua, che dice:

"Chi mi vuol servire mi segua".

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

 

Tutti rispondono:

Amen.

 


O Santo Spirito,

che ti sei rivelato agli uomini come Dio e Signore:

imploriamo da te,

Bontà immensa e Soffio di vita che spiri ovunque,

il dono della tua grazia

perché questo nostro fratello

sia ripieno del tuo Amore

e riceva in pienezza il dono della Sapienza.

Dolce ospite dell'anima,

sii per lui il Maestro interiore:

la Tua provvidenza lo guidi,

e ripieno del Tuo santo Crisma,

sia istruito in ogni cosa da te.

Per l'intercessione di san Benedetto,

che Tu hai suscitato e dato a noi

come Padre e principale legislatore,

e dei santi Roberto, Alberico e Stefano,

primi padri di Cîteaux,

ti preghiamo di convertire veramente

il cuore di questo nostro fratello dalla vanità;

sia libera da ogni cattiva inclinazione.

Tu che sei il perdono dei peccati,

rendilo fervoroso nelle cose di Dio;

in ogni angustia e prova

sperimenti il tuo conforto.

Infine, sostenuto dalla nostra carità fraterna,

e per la sua umiltà e obbedienza,

fa' che possa portare felicemente a termine

quello che per tua grazia ha promesso.

Lo attendiamo da te,

che insieme a Dio Padre

e al santo Suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo,

nostro Signore,

vivi e sei glorificato nei secoli dei secoli.

 

Tutti rispondono:

Amen.


O Santo Spirito,

che ti sei rivelato agli uomini come Dio e Signore:

imploriamo da te,

Bontà immensa e Soffio di vita che spiri ovunque,

il dono della tua grazia

perché questa nostra sorella

sia ripiena del tuo Amore

e riceva in pienezza il dono della Sapienza.

Dolce ospite dell'anima,

sii per lei il Maestro interiore:

la tua provvidenza la guidi,

e ripiena del Tuo santo Crisma,

sia istruita in ogni cosa da te.

Per l'intercessione di san Benedetto,

che Tu hai suscitato e dato a noi

come Padre e principale legislatore,

e dei santi Roberto, Alberico e Stefano,

primi padri di Cîteaux,

ti preghiamo di convertire veramente

il cuore di questa nostra sorella dalla vanità;

sia libera da ogni cattiva inclinazione,

Tu che sei il perdono dei peccati.

Rendila fervorosa nelle cose di Dio;

in ogni angustia e prova

sperimenti il tuo conforto.

Infine, sostenuta dalla nostra carità fraterna,

e per la sua umiltà e obbedienza,

fa' che possa portare felicemente a termine

quello che per tua grazia ha promesso.

Lo attendiamo da te,

che insieme a Dio Padre

e al santo Suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo,

nostro Signore,

vivi e sei glorificato nei secoli dei secoli.

 

Tutti rispondono:

Amen.


Oppure:

 

O Dio, fonte ed origine di ogni santità,

che amasti tanto gli uomini creati da te,

che li facesti partecipi della tua natura divina,

perché né il peccato di Adamo, né i crimini del mondo,

potessero distruggere o cambiare

la decisione della tua volontà.

Già dalle origini del tempo ci mostrasti Abele

come modello di una vita innocente;

dal tuo amato paese ebraico facesti sorgere

santi uomini provvidenziali

e donne illustri per ogni tipo di virtù,

tra le quali risplende in maniera speciale

la Figlia di Sion,

la sempre Vergine María,

dal cui seno nacque il tuo Verbo,

il nostro Gesù Cristo Signore,

incarnato per la salvezza del mondo.

Egli, seguendo la forma di santità

che tu, Padre, scegliesti per lui,

diventò povero per arricchirci con la sua povertà,

e prese la condizione di schiavo per farci liberi.

Col suo mistero pasquale redense il mondo

con un amore ineffabile

e santificò la sua Chiesa,

per cui meritò da te, Signore, i doni dello Spirito.

Tu, col suggerimento della voce del Paráclito,

attraesti alla sequela di Cristo innumerevoli figli,

che, abbandonate tutte le cose,

a te si uniscono con spirito fervoroso,

mediante i soavi vincoli della carità,

e servono tutti i loro fratelli.

Metti i tuoi occhi, Signore, su questo tuo servo

che chiamasti con la tua celeste provvidenza

ed infondi in lui lo Spirito della santità,

affinché, quello che, per la tua grazia,


Oppure:

 

Dio, autore e custode del proposito santo,

s'innalzi a te il canto della nostra lode:

tu con ineffabile amore

per mezzo del tuo Verbo nello Spirito Santo

hai creato l'umana famiglia

e nella tua infinita bontà

l'hai voluta unire a te in comunione di vita,

per adornarla, come sposa,

con lo splendore della tua immagine

e con i doni della vita eterna.

E quando per l'inganno di satana,

infranse il vincolo della sua fedeltà,

tu non l'hai esclusa dal patto nuziale,

ma spinto da eterno amore,

hai rinnovato in Noè, tuo servo,

l'antico patto di alleanza.

[Da Abramo, padre della nostra fede,

hai suscitato un popolo più numeroso delle stelle del cielo

e con Mosè, tuo eletto,

hai sancito l'alleanza sulle tavole della legge.

Da questo popolo che tu hai amato

sorsero, nel corso dei secoli, donne sante,

insigni per pietà e fortezza,

gloriose per fede e santità di vita].

E quando venne la pienezza dei tempi,

dalla radice di lesse hai fatto nascere la Vergine Maria,

che, adombrata dalla tua potenza,

per opera dello Spirito Santo,

dal suo grembo verginale

diede alla luce il Redentore del mondo.

Egli, povero, umile, obbediente,

divenne fonte e modello di ogni santità;

fondò la Chiesa sua sposa e l'amò di così grande amore

da offrire se stesso per lei

e santificarla con il proprio sangue.


ha promesso con gioia,

col tuo aiuto compia fedelmente.

Che osservi con molta attenzione

gli esempi del Maestro divino

e li imiti giorno dopo giorno.

(Risplenda in lui, Signore, una castità senza macchia,

una povertà gioiosa ed un'obbedienza generosa.

Che ti compiaccia per la sua umiltà,

ti serva con cuore sottomesso ed a te si unisca

con fervente carità.

Sia paziente nella tribolazione, fermo nella fede,

allegro nella speranza, e che agisca sempre

mosso dall'amore).

Che la sua vita edifichi la Chiesa,

cooperi alla salvezza del mondo

e sia un segno illustre dei beni celesti.

Signore, Padre santo, per questo tu servo sii guida

e difesa, e, quando arriverà al tribunale

di tuo Figlio, sii la sua ricompensa ed il suo premio,

affinché si rallegri di avere compiuto

il suo servizio di devozione;

e firmo nel tuo amore, lieto della compagnia

dei tuoi Santi con essi ti offra un onore perpetuo.

Per Cristo nostro Signore.g

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

Oppure:

 

O Dio, grazie a te la tua Chiesa santificata risplende:

tu meriti la lode di ogni creatura.

Tu, al principio del tempo,

creasti un mondo felice,

e, benché caduto per il peccato di Adamo,


E tu, Padre santo, con disegno provvidenziale,

hai voluto che innumerevoli tue figlie

seguissero il Cristo come discepole

e fossero elevate alla dignità di sue spose.

[Con ammirabile varietà di carismi

fiorisce la Chiesa santa,

come sposa ornata di gemme,

regina splendente di gloria,

madre esultante di figli].

Ti supplichiamo umilmente, o Padre:

manda lo Spirito Santo su questa tua figlia,

perché alimenti la fiamma del proposito

che tu hai acceso nel suo cuore.

Risplenda in lei

il candore del Battesimo e l'innocenza della vita.

Aderisca a te con fervore di carità,

fortificata dal santo vincolo della professione.

Custodisca fedelmente l'unione a Cristo, unico Sposo;

con generoso amore ami la Chiesa nostra Madre

e nella carità di Cristo abbracci tutti i fratelli,

testimoniando la beata speranza dei beni celesti.

Signore, Padre santo, nella tua misericordia

guida i passi di questa tua figlia,

proteggila nel suo cammino,

perché, davanti al tribunale dell'eterno Re,

non tema le parole del giudice,

ma riconosca la voce dello Sposo,

che la invita alla gioia delle nozze eterne.

Per Cristo nostro Signore.g

 

Tutti rispondono:

Amen.

 


promettesti un cielo nuovo ed una terra nuova.

La terra raccomandasti agli uomini,

affinché la rendessero feconda con il loro lavoro

ed affinché, percorrendo le sue strade,

dirigessero i loro passi verso la città celeste.

Ma i tuoi figli, iniziati nei sacri misteri,

riunisti nella tua Chiesa santa,

e distribuisti vari doni carismatici,

affinché alcuni ti servano nel sacro matrimonio

ed altri rinuncino al matrimonio per il regno di

dei cieli, abbiano in comune, con i loro fratelli,

tutti i beni e si amino tanto intensamente

da arrivare ad avere un solo cuore,

giungendo ad essere un segno della famiglia eterna.

Ti preghiamo umilmente,

che invii dai cieli il tuo Spirito consolatore

su questo tuo servo,

che aderisce con fede costante

alle parole di Cristo.

Irrobustisci il suo spirito

e conforma la sua vita alla dottrina del Vangelo.

Sia fervente in lui, Signore, la carità mutua

ed abbia uno zelo ardente per la salvezza

degli uomini, affinché sia un segno manifesto

che tu sei il Dio vero

che ami tutti gli uomini con infinito amore.

Fa', Signore, che, resistendo virilmente

alle lotte di questa vita,

riceva, già ora, il cento per uno che promettesti,

e finalmente meriti di ottenere la palma eterna.

Per Cristo nostro Signore.h

 

Tutti rispondono:

Amen.


Oppure:

 

Dio, creatore del mondo e padre di tutti gli uomini,

noi ti lodiamo e ti rendiamo grazie

perché dalla stirpe di Abramo hai scelto un popolo,

gli hai dato la gloria del tuo nome

e l'hai consacrato a te.

Con la tua parola lo hai confortato

mentre errava nel deserto

e lo hai protetto con la tua mano potente;

povero e disprezzato,

lo hai unito a te con un patto d'amore;

quando si allontanava,

con grande bontà lo hai richiamato

ai sentieri di giustizia;

quando ti cercava,

gli sei andato incontro con amore paterno,

fino a introdurlo, libero,

nella terra promessa.

E noi, o Padre, ti benediciamo,

perché in Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro fratello,

hai voluto chiamarci alla luce della verità.

Egli, nato dalla Vergine Maria,

per redimere il tuo popolo dal peccato,

morì sulla croce

e con la sua risurrezione

preannunziò la gloria futura.

Asceso alla tua destra,

mandò lo Spirito Santo

per chiamare innumerevoli discepoli

che, seguendo i consigli del Vangelo,

consacrassero tutta la vita

alla gloria del tuo nome

e alla salvezza degli uomini.

Risuoni oggi la tua casa di un cantico nuovo

per questa nostra sorella che, docili alla tua chiamata,

si è offerta al tuo servizio.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Consegna della cocolla

 

32.       Finita la benedizione, il nuovo monaco si alza e si avvicina all'Abate che, dopo aver tolto la cappa, gli mette la cocolla, senza dire niente o con queste parole o altre simili:

 

Il Signore ti rivesta del nuovo uomo,

creato secondo Dio in giustizia e santità vera:60

e il ministero che, per mezzo mio,

si manifesta esternamente,


Manda, o Signore, il dono dello Spirito

su questa tua figlia,

che per te ha lasciato ogni cosa.

Risplenda in lei, o Padre, il volto del tuo Cristo,

perché renda visibile la sua presenza nella Chiesa.

Con il tuo aiuto conservi libero il suo cuore,

per prendere su di sé le ansie dei fratelli

e servire il Cristo sofferente nelle sue membra.

Negli eventi umani sappia vedere

la divina provvidenza che la guida.

Con il dono della propria vita

affretti l'avvento del tuo regno

in attesa di riunirsi ai tuoi santi

nella patria celeste.

Per Cristo nostro Signore.h

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

 

 

Consegna della cocolla e del velo nero

 

32.       Finita la benedizione, la nuova monaca si alza e si avvicina all’Abbadessa che, dopo avere tolto la cappa, le mette la cocolla e il velo nero,i senza dire nulla o con queste parole o altre simili:

 

Il Signore ti rivesta del nuovo uomo,

creato secondo Dio in giustizia e santità vera:60

e che il ministero che, per mezzo mio,

si manifesta esternamente,


per un dono dello Spirito Santo,

si compia internamente. 61

 

Oppure:

Ecco, il nostro fratello N. viene ora rivestito dell'abito

che i santi Padri stabilirono fosse portato

come segno di innocenza e umiltà

da coloro che rinunziano al mondo.

Il Figlio di Dio

che si è degnato rivestire la nostra carne mortale

ti conceda di rivestirti di lui stesso,

Gesù Cristo nostro Signore.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.62

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

33.       Dove c'è l'abitudine e sembra opportuno (vedi sopra, n. 30), l'Abate ed i Fratelli della comunità ammettono il professo al bacio di pace. Frattanto si canta l'antifona:

Vedete che dolcezza, che delizia,

che convivano uniti i fratelli.

col salmo 132 o un altro canto appropriato.i

 

34.       Dopo tutto questo, il nuovo professo reprende il suo posto che gli spetta nel coro, e l'Abate ritorna alla sede e continua la messa. Il credo si dice, se così indicano le rubriche. Si omette la preghiera comune o dei fedeli, quando si cantano le litanie.

 


per un dono dello Spirito Santo,

si porti internamente a termine.

 

Oppure:

 

Ecco, la nostra sorella N. viene ora rivestita dall'abito

che i santi Padri stabilirono fosse portato

come segno di innocenza e umiltà

da coloro che rinunziano al mondo.

Il Figlio di Dio

che si è degnato rivestire la nostra  carne mortale

ti conceda di rivestirti di lui stesso,

Gesù Cristo nostro Signore.62

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

33.       Dove è abitudine e sembra opportuno (Cfr. n. 30), l’Abba­dessa e le Sorelle della comunità ammettono la professa al bacio di pace. Frattanto si canta l'antifona:

Vedete che dolcezza, che delizia,

che convivano i fratelli uniti.

col salmo 83 o un altro canto appropriato.k

 

34.       Dopo tutto questo, la nuova professa riprende il suo posto nel coro che le spetta, e l’Abbadessa ritorna alla sede e continua la messa. Il credo si dice, se così indicano le rubriche. Si omette la preghiera comune o dei fedeli, quando si cantano le litanie.

 


Nella preghiera eucaristica si ricorda, secondo quanto indicano le formule che sono nel Messale per il giorno della professione perpetua, l'oblazione il professo. Una volta finita l’orazione dopo la comunione, prima del rito di conclusione, l'Abate può dare al professo una delle benedizioni che sono nel Messale in quella stessa Messa.63

 

35.       Dopo il congedo, l'Abate prende dall'altare la carta della professione e la porta con rispetto fino alla sacrestia dove la consegna al segretario affinché l'archivi.

 

Poi si registra la professione in un libro speciale, nel quale si annotano con ogni attenzione il giorno, il mese e l’anno, e firmano in primo luogo l'Abate, dopo il monaco che emise la professione, ed infine i testimoni. E si fa la stessa cosa sotto la firma della formula della professione che ha letto il Fratello facendo la professione. Immediatamente l'Abate fa sapere al parroco del luogo dove il professo è stato battezzato perché anche lì venga registrato.

 


Nella preghiera eucaristica si ricorda, secondo quanto indicano le formule che sono nel Messale per il giorno della professione perpetua, l'oblazione di quella professa. Una volta finita l’orazione dopo la comunione, prima del rito di conclusione, il sacerdote può dare alla nuova professa una delle benedizioni che sono nel Messale in quella stessa Messa.63

 

35.       Dopo il congedo, l'Abate prende dall'altare la carta della professione e la porta con rispetto fino alla sacrestia dove la consegna al segretario affinché l'archivi.

 

Poi si registra la professione in un libro speciale, nel quale si annotano con ogni attenzione il giorno, il mese e l’anno, e lo firmano in primo luogo l’Abbadessa, quindi la monaca che emise la professione, ed infine i testimoni. E si fa la stessa cosa sotto la firma della formula della professione che ha letto la Sorella facendo la professione. Immediatamente l’Abbadessa fa sapere al parroco del luogo dove la professa è stato battezzata perché anche lì venga registrata.


RITO PER LA NUOVA STABILITÁ

 

 

36.       Quando un monaco si trasferisce passa da un monastero sui iuris ad un altro, nella famiglia Cistercense, o passa della Famiglia benedettina alla nostra, osservati i requisiti prescritti dal diritto, il rito si svolge nel modo seguente:

 

37.       Dove è consuetudine, in primo luogo si fa la petizione e la promessa di obbedienza nel capitolo. Il fratello che è stato accettato si porta in mezzo, stando davanti all’Abate, si prostra, o si inginocchia, o si inchina profondamente. Quindi rimane in piedi davanti all’Abate che l'interroga:

Che cosa chiedi?

 

Il fratello risponde:

La misericordia di Dio e la vostra.

 

Invitato ad alzarsi e ammonito sull’importanza del nuovo passo, s’inginocchia davanti all’Abate e, ponendo le sue mani nelle mani dell’Abate, dice:

Padre,

prometto a te e ai tuoi legittimi successori,

l’obbedienza secondo la Regola di san Benedetto,

fino alla morte.

 

L’Abate:

E Dio ti conceda la vita eterna.

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

Quindi l’Abate lo abbraccia. 67

 


RITO PER LA NUOVA STABILITÁ

 

 

36.       Quando una suora passa da un monastero sui iuris ad un altro, nella famiglia Cistercense, o passa della Famiglia benedettina alla nostra, osservati i requisiti prescritti dal diritto, il rito si svolge nel modo seguente:

 

37.       Dove è consuetudine, in primo luogo si fa la petizione e la promessa di obbedienza nel capitolo. La suora che è stata accettata si pone al centro e si prostra, o si inginocchia, o si inchina profondamente. Quindi rimane in piedi davanti all’Abbadessa che l'interroga:

Che cosa chiedi?

 

Risponde:

La misericordia e la vostra.

 

Invitato ad alzarsi e ammonito sull’importanza del nuovo passo, s’inginocchia davanti all’Abbadessa e (mettendo le mani giunte nelle mani di lei) dice:

Madre,

prometto a te e ai tuoi successori legittimi,

obbedienza secondo la Regola di san Benedetto

fino alla morte.

 

L’Abbadessa le risponde:

Dio ti conceda la vita eterna.

 

Tutte le altre rispondono:

Amen.

 

Quindi l’Abbadessa la abbraccia.67

 


38.       È bene che per questa occasione la celebrazione dell’Eu­caristia sia presieduta dall’Abate. Dopo il Vangelo e l'omelia, stando in piedi tutti, il fratello ammesso si mette davanti all'altare e legge la formula della nuova stabilità, in questa maniera:

 

 

 

Io Fratello. N.

(o della Congregazione N.) dell'Ordine cistercense,

(o della Stretta Osservanza)

prometto la mia stabilità

secondo la Regola di san Benedetto Abate

in presenza di Dio e di tutti i suoi santi

(le cui reliquie si conservano qui)

in questo luogo68 che si chiama N.,

dello (stesso) Ordine (...),

in presenza di Dom N.,

Abate (Priore) di questo monastero. 69, k

 

 

Se il fratello ammesso proviene dall'Ordine monastico benedettino, dice:

Io, Fratello N.,

monaca dell'Ordine di san Benedetto,

prometto stabilità

secondo la Regola dello stesso san Benedetto Abate,

in presenza di Dio e di tutti i suoi santi


38.       È bene che per questa occasione la celebrazione dell’Eu­caristia sia presieduta dal Padre Abate Immediato. Dopo il Vangelo e l'omelia, stando in piedi tutti, l’Abbadessa si avvicina col pastorale davanti all'altare, e la suora ammessa si avvicina e si mette davanti all'altare e legge la formula della nuova stabilità, in questa maniera:

 

Io Sorella N.

(o della Congregazione N.) dell'Ordine cistercense,

(o della Stretta Osservanza)

prometto la mia stabilità

secondo la Regola di san Benedetto Abate

in presenza di Dio e di tutti i suoi santi

(le cui reliquie si conservano qui)

in questo luogo68 che si chiama N.,

dell’ (stesso) Ordine (...),

in presenza di Domna N.,

Abbadessa (Priora) di questo monastero, 69, l

(e di Dom N., Abate di N., Padre Immediato). m

 

Se la sorella ammessa proviene dall'Ordine monastico benedettino, dice:

Io, Sorella N.,

monaca dell'Ordine di san Benedetto,

prometto stabilità

secondo la Regola dello stesso san Benedetto Abate,

in presenza di Dio e di tutti i suoi santi


(le cui reliquie si conservano qui),

in questo posto68 che si chiama N.,

 (o della Congregazione N.) dell'Ordine Cistercense,

(o della Stretta Osservanza),

in presenza di Dom N.,

Abate (Priore) di questo monastero. 70, k

 

 

Una volta letta la formula, la firma e la consegna all’Abate.

 

 

39.       Poi l'Abate ed i Fratelli della comunità ammettono il monaco che ha emesso la nuova stabilità al bacio di pace. Nel frattempo, il coro può cantare Dove l'amore è vero, lì sta Dio , o il salmo 132 Vedete quale dolcezza, o un altro canto appropriato. Una volta finito il canto, il monaco ritorna al suo posto e l'Abate continua la messa che lo stesso monaco che ha emesso la stabilità, se è sacerdote, può concelebrare come gli altri monaci sacerdoti.

 

40.       Poi si registra il verbale dell’avvenimento, come è abitudine, che deve essere firmato dal Superiore, dal professo e dai testimoni. Il più presto possibile, si invierà una copia esatta di questi verbali al monastero da dove proviene il fratello che ha emesso la nuova stabilità.71

 

 


(le cui reliquie si conservano qui),

in questo posto68 che si chiama N.,

(o della Congregazione N.) dell'Ordine Cistercense,

(o della Stretta Osservanza),

in presenza di Domna N.N.,

Abbadessa (Priora) di questo monastero, 70, l

(e di Dom N.N.; Abate di N., Padre Immediato). m

 

Una volta letta la formula, la firma e la consegna all’Abbadessa.

 

39.       Poi l’Abbadessa e le Sorelle della comunità ammettono la suora che ha emesso la nuova stabilità al bacio di pace. Nel frattempo il coro può cantare Dove l'amore è vero, lì sta Dio, o un altro canto appropriato. Una volta finito il canto, la suora ritorna al suo posto ed il celebrante continua la messa.

 

 

 

 

40.       Poi si registra il verbale dell’avvenimento, come è abitudine, che deve essere firmato dalla Superiora, dalla professa e dai testimoni. Il più presto possibile, si invierà una copia esatta di questi verbali al monastero da dove proviene la suora che ha emesso la nuova stabilità.71

 


APPENDICE

 

RITO FACOLTATIVO NEL 25º O NEL 50º ANNIVERSARIO DI PROFESSIONE

 

 

1.         Nell'Ordine Cistercense è rimasto, nel corso dei secoli, l'abitudine di celebrare il “giubileo” nel cinquantesimo anniversario della professione monastica; questa abitudine, in alcuni monasteri, si è estesa al 25º anniversario.72

 

Oltre alle orazioni proprie del Messale, per questa celebrazione sono state ammesse, per tradizione, alcune abitudini che si descrivono più sotto.

 

 

LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA

 

2.         La Messa propria si può dire tutti i giorni, fatta eccezione per le domeniche, le solennità, le feste, le ferie di Avvento dal giorno 17 al 24 compreso, il mercoledì delle Ceneri, le ferie di tutta la Quaresima e tutta la Settimana Santa.73      

 

3.         Le antifone d'ingresso e alla comunione si prendono, secondo l’opportunità, da una delle tre Messe “per la Professione religiosa”.74

 

4.         Si può cantare il Gloria, come alla norma n. 31 dell'Istituzione Generale del Messale.

 

5.         Tanto la colletta come le preghiere delle offerte e la preghiera dopo la comunione, sono proprie e si trovano nel Messale per questa occasione.


6.         Le letture possono prendersi dalla Messa del giorno o dai testi che si propongono nel lezionario per la professione religiosa.75

 

7.         Nella preghiera dei fedeli, si può recitare un'intenzione relativa all'anniversario della professione, come alla norma n. 45 dell'Istituzione Generale del Messale.

 

8.         Nella Preghiera eucaristica, si può prendere la prefazione della Messa “per la professione perpetua.”

 

 

NEL 25º ANNIVERSARIO DELLA PROFESSIONE

 

9.         Dopo il Vangelo della messa e l'omelia, il Fratello può avvicinarsi al gradino del presbiterio e lì dire, di fronte all'altare e stando in piedi tutti:

Io, Fratello N.N.,

promisi venticinque anni fa

la mia stabilità, la conversione delle mie abitudini

e l’obbedienza secondo la Regola di san Benedetto Abate,

in presenza di Dom N., allora Abate (Priore) di N.

Oggi confermo questa mia professione,

grato e contento del passato,

e confidando umilmente per il futuro,

aiutato dalla misericordia di Dio

e dalle preghiere dei miei Fratelli.

 

L'Abate dice a quello che celebra il giubileo:

E Dio ti conceda la vita eterna.

 

Tutti rispondono:

Amen.            

 

L'Abate gli dà un bacio di pace.


10.       Di seguito l'Abate può aggiungere uno delle seguenti orazioni:

Signore Gesù Cristo,

che sei la vera via che conduce al Padre,

in questi venticinque anni

hai sostenuto con misericordia questo tuo servo,

il nostro fratello ... N ...

nella scuola della vita monastica

e nel servizio della tua maestà.

Invochiamo la tua clemenza,

perché tu lo benedica

e rinnovi il suo spirito e la sua mente,

così fondata nella tua carità,

per l’intercessione

del nostro santo padre Benedetto,

corra sulla via dei tuoi comandamenti

con cuore dilatato

fino al giorno che da te condotto,

giunga al porto dell’eterna salvezza.

Lo chiediamo a te

che vivi e regni nei secoli dei secoli. 76

 

Oppure:

Guarda con bontà, o Signore,

questo tuo figlio,

che nella tua provvidenza,

hai chiamato alla perfezione evangelica;

fa’ che prosegua con generosa e costante dedizione

il cammino intrapreso con tanto entusiasmo.

Per Cristo nostro Signore. 77

 

Tutti rispondono:

Amen.


11.       O, se si crede più opportuno, nella preghiera dei fedeli, senza omettere le intenzioni universali, può darsi un'ampiezza maggiore all'intenzione votiva di tale celebrazione al cui fine si aggiungono il discorso, come si è indicato più su, gli adattamenti necessari.

 

12.       Quando si tratti di una suora, tutto aviene nello stesso modo, ma invece della preghiera del n. 10, si dice la seguente:

 

Guarda con bontà, o Signore,

questa tua figlia,

che nella tua provvidenza

hai chiamato a seguire più da vicino Cristo Signore;

fa' che proseguano con generosa e costante dedizione

il cammino intrapreso con tanto entusiasmo.

Per Cristo nostro Signore.78

 

 

NEL 50º ANNIVERSARIO DELLA PROFESSIONE

O GIUBILEO.

 

13.       Dopo il Vangelo, il Giubilario si avvicina, o è condotto da due anziani della comunità, fino all'Abate, che sta seduto con (mitra e) pastorale; il coro può cantare un’antifona, come la seguente:

Porta a termine, o Dio, quello che hai incominciato in noi, dal tuo santo tempio di Gerusalemme.

 

14.        L'Abate gli domanda:

Che cosa chiedi?

 

Il Giubilario gli risponde:

La misericordia di Dio e la grazia del giubileo.

 

Dopo l'omelia, l'Abate gli rivolge alcune parole di esortazione, ed il Giubilario gli risponde con queste parole o altre simili:

Confido nel Signore


Poi l'Abate dice:

Se persevererai sino alla fine, sarai salvo.

 

15.       Il Giubilario, essendo in piedi rivolto verso l'altare, rinnova la sua professione, dicendo:

Io, Fratello N.N.,

promisi cinquanta anni fa

la mia stabilità, la conversione delle mie abitudini

e l’obbedienza secondo la Regola

del nostro Padre san Benedetto,

in presenza di Dom N.N.,

allora Abate (Priore) di N.

Oggi confermo questo mia sacra professione,

grato ed contento del passato

e confidando umilmente per il futuro,

aiutato dalla misericordia di Dio

e dalle preghiere dei miei fratelli.

 

L'Abate gli risponde:

E Dio ti conceda la vita eterna.

 

Allora il Giubilario può cantare tre volte questo versetto:

Accoglimi, Signore, secondo la tua parola e avrò la vita; non deludermi nella mia speranza.

 

La comunità ripete questo versetto tre volte, aggiungendo alla fine dell'ultima ripetizione Gloria al Padre.

 

16.       L'Abate, lasciato il pastorale (ed la mitra), si alza e, con le mani giunte, invita alla preghiera, dicendo:

Fratelli e sorelle carissimi,

preghiamo il Signore

per questo suo servo, il nostro fratello N.

perché nella sua misericordia

lo conduca incolume

fino al compimento del suo buon volere.


Dopo che tutti abbiano pregato in silenzio, l'Abate, con le mani stese, dice una delle seguenti orazioni:79

Dio Onnipotente e misericordioso,

che mirabilmente hai racchiuso nel numero 50

i grandi misteri della salvezza,

e con il dono dello Spirito Paraclito,

hai concesso ai tuoi fedeli

la piena remissione dei peccati,

concedi, ti preghiamo,

a questa tua serva e nostra sorella N.

di cui celebriamo

l’anno giubilare della sua Professione,

l'abbondanza della tua grazia,

affinché, chi per tuo dono

ha compiuto il cinquantesimo anno,

ottenga da te l'indulgenza.

Fa’ che perseverando lodevolmente

in questo santo proposito,

possa devotamente servirti,

e progredendo di bene in meglio,

raggiunga le più alte virtù.

Concedi, o Dio,

che, dopo le prove di questa vita,

con immensa gioia del cuore,

meriti di giungere con certezza al premio

e al gaudio della felicità eterna da te promessi.

Per Cristo nostro Signore.

 

Oppure:

O Dio, paziente e ricco di misericordia,

ai nostri Padri, nel deserto,

hai comandato di celebrare

il giubileo nel tempo stabilito


e di condonare tutti i debiti

contratti verso i fratelli.

Nella pienezza dei tempi, poi,

hai mandato il tuo Figlio

a portare il lieto annunzio ai poveri

e a predicare l'anno di grazia;

concedi, ti preghiamo,

a questo tuo servo e fratello nostro N.

la perseveranza nelle prove della vita,

nell'osservare i tuoi comandamenti e la Regola,

affinché, con l'abbondanza del tuo aiuto meriti

le gioie della celeste Gerusalemme

e il giubileo dell'eterna Gloria.

Per Cristo nostro Signore.

 

Oppure:

O Dio clementissimo, da te proviene ogni bene.

Nella tua provvidenza

hai nascosto nello scorrere del tempo

un singolare mistero

nel numero cinquanta.

Infatti, nel cinquantesimo giorno

dall'uscita dalla schiavitù dell'Egitto,

hai dato la legge al tuo popolo eletto

e di nuovo, cinquanta giorni dopo la risurrezione

del tuo Unigenito Figlio,

Gesù Cristo nostro Salvatore,

con la venuta dello Spirito Santo,

hai infuso la legge della grazia nel cuore dei fedeli.

Ti supplichiamo di guardare questo tuo servo

il nostro fratello N.

che ha perseverato nel tuo santo servizio

per lo stesso numero di anni,

affinché docile alla tua divina legge

possa meritare la grazia dello Spirito Santo

e perseverare in essa fino alla morte.

Per Cristo nostro Signore.


Tutti rispondono:

Amen.

 

17.       Poi l'Abate può consegnare al Giubilario (se non sembri più opportuno farlo prima del rito di conclusione) il bastone della vecchiaia, dicendo:

Prendi questo bastone,

simbolo della croce di Cristo,80

sostegno della tua vecchiaia,

del quale d'ora in poi potrai servirti,

non tanto per sostenere le forze del corpo,

quanto per ottenere la fortezza spirituale

da Gesù Cristo Salvatore nostro,

il quale nel Vangelo ci chiama a sé dicendo:

Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi,

e io vi ristorerò.

Egli che è benedetto nei secoli.

 

Il Giubilario risponde:

Amen.

 

18.       Una volta fatto questo, se si crede opportuno e si può fare con facilità, mentre il coro canta un’antifona, per esempio, il salmo 99, o anche il salmo 65 o il 132, o un altro canto appropriato, l'Abate e tutti quelli che stanno nel coro ricevono il Giubilario al bacio di pace.

 

19.       L'Abate prosegue la celebrazione della Messa col Credo, secondo le rubriche, e se si crede opportuno con la preghiera comune o dei fedeli (se la preghiera dell'Abate per il Giubilario ha avuto la forma litánica di questa preghiera). Per l'offertorio è conveniente che si canti l'antifona:

O Signore,

con semplicità di cuore ti ho offerto tutto;

e con immenso godimento


ho visto il tuo popolo che si è saziato.

O Dio d'Israele,

conserva questa offerta che ti ho fatto (Alleluia).81

 

O un’altra simile.

 

20.       Prima del rito di conclusione (se non si è fatto prima), dove ci sia l'abitudine, l'Abate consegna al Giubilario il bastone della vecchiaia, come più su si è detto, nel n. 16. E, stando in piedi tutti, se sembra opportuno, si può cantare l'inno Te Deum o un altro cantico appropriato, in azione di grazie.

E, se sembra opportuno, dopo la benedizione solenne, il Giubilario ritorna alla sacrestia di fianco all'Abate.

 

21.       Per una suora tutto si fa in modo uguale eccetto che non le è consegnato il bastone, ma, al suo posto, l’Abbadessa può imporre sulla testa della Giubilaria una corona, dicendo:

Ricevi il simbolo della corona

per il tuo fedele combattimento,

nel servizio divino,

e come premio di tutte le tue buone azioni.

Che, dopo il transito di questa vita,

Cristo nostro Signore.

ti consegni un'altra corona migliore.

 

La Giubilaria risponde:

Amen.

 


RITO DI L'OBLAZIONE
NELLA VITA REGOLARE DELLA COMUNITÀ

 

 

22.       Non è stato stabilito rito alcuno per la volontaria libera oblazione di qualche cristiano nella vita regolare di qualche comunità della Famiglia Cistercense; il rito qui descritto non ha nessun obbligo. Nell'ordinamento di questo rito, si eviti tutto quello che possa diminuire in qualche modo, nel futuro, la libertà dell'oblato.

 

23.       Dopo una prova appropriata, nel giorno stabilito, riuniti tutti i Fratelli nella sala capitolare e detto il versetto L'aiuto divino rimanga sempre con noi o un altro, il Fratello ammesso si pone al centro e prostrandosi, o inginocchiandosi, o inchinandosi, è richiesto dall'Abate con queste o altre parole simili:

Che cosa chiedi?

 

Risponde:

La misericordia di Dio e la vostra.

 

O altre parole simili.

 

24.       Dopo una lettura scelta della Regola e un'allocuzione, l'Abate interroga il Fratello ammesso, per comprovare se è libero nel suo proposito di camminare per i sentieri di Cristo seguendo il Vangelo, nella vita regolare di quel posto.

 

Egli risponde con queste o altre parole simili:

 

Sì, Padre, con l'aiuto delle vostre preghiere e della grazia di Dio.

 

L'Abate lo invita a che legga in presenza di tutti la scheda della sua promessa, scritta da lui stesso, nella quale manifesta le sue intenzioni. Ed il Fratello così offertosi, firma la scheda che ha letto e la consegna all'Abate che lo abbraccia.


25.       Tutti si alzano, eccetto l'Oblato che si inginocchia in mezzo. L'Abate invita alla preghiera e, dopo un tempo di preghiera in silenzio, annuncia le intenzioni particolari prima di dire la colletta appropriata, per esempio:

Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, nostro Re,

che ci vedi riuniti dal tuo amore,

noi ti ringraziamo per averci chiamati

in questo monastero

per servirti sotto la disciplina

del nostro santo Padre Benedetto.

Imploriamo la tua immensa bontà:

degnati di effondere lo Spirito Santo,

che è Signore e da’ la vita,

sul nostro fratello N.

la cui oblazione nella vita regolare

del nostro monastero,

oggi accogliamo nel tuo nome.

Donagli, ti preghiamo, con l’aiuto della tua grazia,

e sostenuto dalla carità fraterna,

di cercarti con fedeltà

e gioiosa perseveranza

sia nelle avversità che nella prosperità,

perché fermo nella speranza della tua retribuzione,

con cuore dilatato e inenarrabile dolcezza

possa servirti con gioia

giorno dopo giorno.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.     

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

O dicono tutti insieme la preghiera domenicale con la doxología.

 

E, cantato il salmo 132 con l'antifona Vedete che dolcezza, che delizia…, o un altro cantico, o un inno appropriato, l'Abate dice:


V. Benediciamo il Signore.

R. Rendiamo grazie a Dio.

 

La benedizione di Dio onnipotente

Padre, Figlio † e Spirito Santo

discenda su di voi

e rimanga per sempre.

 

R. Amen.

 

26.       Se qualche volta le circostanze richiedono che il rito dell'oblazione si svolga durante la messa, l'appena Oblato non mette la formula sull'altare, come si fa nel giorno della professione, ma la consegna all'Abate. È molto conveniente che, come alla norma del n. 49 dell'Istituzione Generale del Messale, l'Oblato porti all'altare i doni che sono offerti per l'eucaristia.

 

 

 

 

 

 

 

 


RITO DELLE ESEQUIE

 

 

PRINCIPALI FONTI E LORO SIGLE

 

 

 

GeV.       Sacramentarium Gelasianum, ed. L.C. Mohlberg, Liber sacramentorum romanae ecclesiae ordinis anni circuli, Roma, 1968.

 

Gre.        Sacramentarium Gregorianum, ed. J Deshusses, Le sacramentaire grégorien, ses principales formes d’aprés les plus anciens manuscrits, Fribourg, 1971-1982.

 

Coll.       Collectaneum, Cistercii post annum 1175 exaratum: MS. DIJON 114, Bibliothèque Publique Municipale.

 

E.O.        Ecclesiastica Officia, ed. D. Choisselet et P. Fernet.

 

O.E.        Ordo Exequiarum, typis Vaticanis, 1969.

 

R.C.        Rituale Cisterciense, 1689.

 

 

 

 

 

 

 


NORME GENERALI

 

(PRENOTANDA)

 

 

1.         La liturgia cristiana dei funerali è una celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore. Nelle esequie, la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell'anima, vengano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la risurrezione dei morti.

È per questo che la Chiesa, Madre pietosa, offre per i defunti il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua di Cristo, e innalza preghiere e compie suffragi; e poiché tutti i fedeli sono uniti in Cristo, tutti ne hanno vantaggio: aiuto spirituale i defunti, consolazione e speranza quanti ne piangono la scomparsa.

 

2.         Nel celebrare le esequie dei loro fratelli, i monaci cistercensi, come gli altri cristiani, intendono affermare senza reticenze la loro speranza nella vita eterna; non possono però né ignorare né disattendere eventuali diversità di concezioni o di comportamento da parte degli uomini del loro tempo o del loro paese. Si tratta quindi di tradizioni familiari, di consuetudini locali o di onoranze funebri organizzate; accolgano volentieri quanto vi riscontrano di buono; se poi qualche particolare risultasse in contrasto con i principi cristiani, cerchino di trasformarlo, in modo che le esequie celebrate per i cristiani esprimano la fede pasquale e dimostrino uno spirito in piena linea con il Vangelo.

 

3.         Pur senza indulgere a forme di vuoto esibizionismo, è giusto che si dia il dovuto onore al corpo dei defunti, divenuto con il Battesimo tempio dello Spirito Santo; è bene quindi che almeno nei momenti più significativi tra la morte e la sepoltura si riaffermi la fede nella vita eterna e si facciano preghiere di suffragio.

Secondo la tradizione cistercense, questi sono i momenti più importanti che possono enumerarsi:

 

a.   La processione nella quale si porta il corpo del defunto alla chiesa del monastero;

b.   Veglia intorno al corpo del defunto;

c.   Il sacrificio eucaristico;

d.   L'ultimo discorso nella chiesa o la conclusione;

e.   La processione al cimitero;

f.    L'inumazione;

g.   Gli ultimi suffragi.

 

4.         Dopo essere spirato, osservate le leggi della propria nazione, e degnamente preparato il corpo, se non osta alcuna altra ragione peculiare, è portato al posto dove si veglia, la chiesa del monastero o qualche altro posto adatto, e subito si comincia a vegliare.

 

5.         Questa veglia davanti al corpo del fratello defunto costituisce una specie di preghiera continua, formata per diversi elementi, cioè:

 

a.   La Liturgia delle Ore, sia la propria del giorno, o la messa dei defunti, se il giorno liturgico lo permette, o alcune parti selezionate dello stesso.

b.   La recita del Salterio, intercalando alcuni letture e preghiere.

c.   La celebrazione della messa, sia quella che si dice dopo avere ricevuto l'annuncio della morte che le esequie.

 

Quando non si può celebrare l’ufficio dei defunti secondo la Liturgia delle Ore, mentre sta il cadavere presente o assente, né prima né immediatamente dopo l'inumazione, invece di quell’ufficio si unisca la veglia con la celebrazione della parola.

6.         Dopo la messa esequiale nella chiesa, ha luogo il rito dell'ultima raccomandazione o conclusione, al quale può essere presente tutta la comunità cristiana.

Con questo rito non intende una specie di purificazione del defunto — cosa che si è portata già perfettamente a termine col sacrificio eucaristico — bensì l'ultimo addio che la comunità cristiana e monastica offrono cordialmente a uno dei suoi membri, prima che il suo corpo sia portato alla sepoltura.1

Benché nella morte si verifichi sempre una certa separazione, tuttavia i cristiani che come membri di Cristo sono uno in Cristo, neanche la stessa morte può separarli.

Il sacerdote introduce e spiega questo rito con una invito; seguono alcuni momenti di silenzio, l'aspersione ed incensamento ed il canto di addio. Questo canto, composto di testo e melodia adeguati, deve essere cantato da tutti e, allo stesso tempo, tutti devono vedere in esso il culmine del rito.

Anche l'aspersione che ricorda l'iscrizione nella vita eterna realizzata con il Battesimo, e l’incensamento, con il quale si onora il corpo del defunto, tempio dello Spirito Santo, possono essere considerate come segni di addio.

Il rito dell'ultima raccomandazione o di addio può avere solo luogo nella stessa celebrazione esequiale ed essendo presente il cadavere.

 

7.         Al rito dell'ultima raccomandazione o di addio del defunto, cui può essere presente tutta la comunità cristiana, segue la processione al cimitero, nella quale possono associarsi i consanguinei del defunto e gli ospiti, se ci sono, insieme alla comunità monastica.

Questa processione per se stessa è un simbolo del passaggio del mar Rosso e dell'uscita dall'Egitto, quando il popolo ebreo intraprese la strada verso la terra promessa; ed anche della Pasqua di Cristo quando, attraverso la morte, passò al Padre, essendo lo stesso cimitero una prefigurazione di quel posto di refrigerio e di pace che è il paradiso nel cui centro sta l'albero della vita.

 

8.         Dopo la benedizione del sepolcro, l'inumazione è come il passaggio del defunto alla polvere della terra con la quale Dio formò l'uomo, ma con la speranza della risurrezione. Questa speranza è messa in evidenza dall'Abate mediante alcuni segni, cioé: l'aspersione, l'incensamento ed il lanciare terra sul cadavere.

 

9.         Di seguito si portano a termine gli ultimi suffragi in forma di orazione comune e solenne con una supplica litánica abbastanza lunga, alla quale mette fine l'intercessione sacerdotale.

 

10.       Benché in questo Rituale si descrivano le esequie secondo il tipo unico ricevuto dalla tradizione cistercense, può succedere che, in qualche nazione o regione, il Capitolo di una Congregazione o Conferenza regionale, tenendo in conto le necessità particolari, preveda opportunamente che si possano o debbano aggiungersi le abitudini dei posti riconosciute dalla Conferenza Episcopale.

 

11.       In ogni celebrazione per i defunti, tanto esequiale come comune, si considera parte molto importante del rito la lettura della parola di Dio. In effetti, questa proclamazione del mistero pasquale, esprime la speranza di tornare a trovarsi nel regno di Dio, esorta alla pietà verso i defunti e a dare un'attestazione di vita cristiana in ogni momento.

 

12.       Nella preghiera per i defunti, la Chiesa ricorre ai salmi per esprimere il dolore e riaffermare la fiducia. In quanto agli altri canti, ci si preoccupi che esprimano “un amore soave e dolce verso la sacra Scrittura” ed al senso della Liturgia.2

 

13.       La comunità cristiana manifesta anche la sua fede nella preghiera, ed intercede devotamente per i defunti, affinché ottengano la felicità vicino a Dio. Si alzano anche preghiere per i parenti dei defunti, affinché nel loro dolore ricevano la consolazione della fede.

 

14.       Benché la Chiesa preferisca l'abitudine di seppellire i corpi, come lo stesso Signore volle essere sepolto, se in qualche occasione, obbligando le circostanze, si giudica necessaria l'incinerazione del cadavere del defunto, si deve fare il rito delle esequie come quello che è stato istituito dalla Santa Sede.

In questo caso, i riti che si celebrano vicino al sepolcro, possono celebrarsi nello stesso posto dell'incinerazione, essendo presenti l'Abate ed anche alcuni fratelli.

 

 

UFFICI E MINISTERI VERSO I DEFUNTI

 

15.       Ricordi l'Abate (il sacerdote cappellano) quando raccomanda i defunti, nella liturgia esequiale, che la sua missione principale consiste nello stimolare la speranza degli assistenti, e fomentare la fede nel mistero pasquale e nella risurrezione dei morti, ma lo farà in maniera tale che, offrendo l'affetto della Madre Chiesa e la consolazione della fede, elevi il coraggio dei credenti, ma senza offendere quelli che sono tristi. Inoltre, si metta una speciale attenzione verso quelli che, in occasione delle esequie, assistono alle celebrazioni liturgiche o ascoltano il Vangelo, siano essi acattolici o cattolici, che mai o quasi mai partecipano all'Eucaristia, o che sembrano avere abbandonato la fede: per tutti quelli è servitore il Vangelo di Cristo.

 

16.       Nei monasteri di suore, ad eccezione unicamente della Messa, se non c'è sacerdote3, è all’Abbadessa che fare tutte queste cose.

 

 

COME DETERMINARE GLI ADATTAMENTI

 

17.       Compete al Capitolo della Congregazione o alla Conferenza regionale ordinare gli adattamenti necessari che devono essere confermati dalla Santa Sede, e cioé:

 

a.      Preparare la traduzione dei testi, in modo tale che si adattino bene al modo di fare delle diverse lingue e culture, aggiungendo, purché sia necessario, melodie appropriate per essere cantate.

b.      Perché questo Rituale offra varie formule per scegliere liberamente, ammette la possibilità di altre formule simili (secondo l'esempio della lettera seguente).

c.      Quando ragioni pastorali le indichino, stabilire che l'aspersione e l'incensamento possano omettersi o essere supplite da un altro rito.

d.      Nelle edizioni dei libri liturgici che si devono preparare sotto la tutela del Capitolo della Congregazione o della Conferenza regionale, ordinare i testi in modo che sia più appropriato per l'uso pastorale, purché non si ometta niente del materiale compreso in questa edizione tipica.

 

Tuttavia tutto quello che si creda opportuno aggiungere alle rubriche o ai testi, sia distinto con sigle e caratteri tipografici dalle rubriche e dai testi di questo Rituale.

 

18.       Il rito che qui si propone si descrive in modo tale che si possa portare a termine senza complicazioni; tuttavia, si offre una grande abbondanza di testi per le diverse circostanze. Così, per esempio:

 

a.      Come regola generale, tutti i testi possono cambiarsi con altri per ottenere, in ogni caso, una celebrazione che si adatti meglio alle diverse circostanze.

b.      Alcuni elementi non sono obbligatori, ma possono aggiungersi liberamente secondo le circostanze, come per esempio, il discorso per gli afflitti.

c.      Quando per una ragione liturgica, si indica o si consiglia un salmo che può offrire difficoltà pastorale, si offre sempre la possibilità di cambiarlo con un altro; e ancora, se qualche versetto di un salmo pare meno adatto sotto l'aspetto pastorale, può omettersi.

d.      Nelle orazioni, le frasi che sono tra parentesi possono omettersi.

 


VEGLIA PER UN DEFUNTO1

 

 

Trasporto in chiesa della salma del defunto

 

1.         Dopo la morte, da parte dell’infermiere e di coloro che lo aiutano, si prepara la salma del defunto che, rivestito dell’abito monacale, col capo coperto dal cappuccio, è posto sul feretro2; se era sacerdote, gli si può mettere la stola intorno al collo e farla pendere sul petto, se invece diacono con la stola di traverso. In questo modo si trasferisce in una stanza dell’infermeria o in altro luogo adatto in cui possano riunirsi i Confratelli.

Se non possono farlo subito, siano presenti alcuni Confratelli i quali vegliano presso il defunto recitando salmi, frapponendo a piacere letture e preghiere fra quelle poste in Appendice.

 

2.         In un’ora opportuna, dato il solito segnale, dopo aver portato la salma ed essersi riuniti i Confratelli intorno ad essa, l’Abate, indossando la stola di colore nero sulla cocolla, si ferma presso il defunto mentre i Confratelli gli porgono l’acqua, il turibolo e il libro;3 il Confratello poi che porta il cero pasquale o la croce sta fermo ai piedi del defunto.

            E se prima, mentre spirava, non si è cantato, si può cantare per primo R. Subvenite4 o un altro canto adatto.

 

3.         Allora, salutati come conviene i Confratelli, se non è stato ancora acceso il cero pasquale, può accenderlo ora l’Abate mentre recita, per es.:

 

Cristo, che ci ha chiamati

dalle tenebre alla sua mirabile luce,

conduca il nostro Confratello in quella città

che non ha bisogno di sole e di luna,


VEGLIA PER UNA DEFUNTA1

 

 

Trasporto in chiesa della salma della defunta

 

1.         Dopo la morte, constatata da parte dell’infermiera e di coloro che l’aiutano, si prepara la salma della defunta che, rivestita dell’abito monacale, col capo coperto dal cappuccio, è posta sul feretro2. In questo modo si trasferisce in una stanza dell’infermeria o in altro luogo adatto in cui possano riunirsi le Consorelle.

 

 

      Se non possono farlo subito, siano presenti alcune Consorelle le quali vegliano presso la defunta recitando salmi, frapponendo a piacere letture e preghiere fra quelle riportate in appendice.

 

2.         In un’ora opportuna, dato il solito segnale, dopo aver portato la salma ed essersi riunite le Consorelle, l’Abbadessa, indossata la cocolla, si ferma presso la defunta mentre le Consorelle le porgono l’acqua benedetta, il turibolo e il libro;3 la Consorella poi che porta il cero pasquale o la croce sta ferma ai piedi della defunta.

           

E se prima, mentre spirava, non si è cantato, si può cantare per primo R. Subvenite4 o un altro canto adatto.

 

3.         Allora, salutate come conviene le Consorelle, se non è stato ancora acceso il cero pasquale, può accenderlo ora l’Abbadessa mentre recita, per es.:

 

Cristo che ci ha chiamato

dalle tenebre alla sua mirabile luce,

conduca la nostra Consorella in quella città

che non ha bisogno di sole e di luna,


illuminata dallo splendore di Dio,

la cui lucerna è lo stesso Agnello.

 

Asperge con l’acqua a mo’ di croce sulla salma, o in silenzio, o recitando:

 

Noi che siamo stati battezzati in Cristo Gesù,

siamo stati battezzati nella sua morte.

Se piantati insieme siamo stati fatti a immagine della sua morte, insieme lo saremo anche della sua risurrezione.

 

Poi, girando intorno al feretro, può non solo aspergere ma anche incensare la salma del Confratello defunto.5

 

4.         L’Abate invita alla preghiera e dopo un breve silenzio dice:

 

O Dio, al quale soltanto spetta

offrire il rimedio dopo la morte:

fa’, ti preghiamo, che l’anima del tuo servo

liberata dagli influssi terreni

sia annoverata nella schiera dei tuoi redenti.

Per Cristo nostro Signore. 6

 

Oppure:

Accogli, Signore, l'anima fedele di N.

che hai chiamato da questo mondo a te,

e fa' che liberato da ogni colpa

sia partecipe della beata pace

e della luce senza tramonto,

e meriti di unirsi ai tuoi santi ed eletti

nella gloria della risurrezione.

Per Cristo nostro Signore.7


illuminata dallo splendore di Dio,

la cui lucerna è lo stesso Agnello.

 

Asperge con l’acqua a mo’ di croce la salma, o in silenzio, oppure recitando:

 

Noi che siamo stati battezzati in Cristo Gesù,

siamo stati battezzati nella sua morte.

Se piantati insieme siamo stati fatti a immagine della sua morte, insieme lo saremo anche della sua risurrezione.

 

            Girando poi intorno al feretro, può non solo aspergere ma anche incensare la salma della Consorella defunta.5

 

4.         L’Abbadessa invita alla preghiera e dopo un breve silenzio dice:

O Dio, al quale soltanto spetta

offrire il rimedio dopo la morte;

fa’, ti preghiamo, che l’anima della tua serva

liberata dagli influssi terreni

sia annoverata nella schiera dei tuoi redenti.

Per Cristo nostro Signore.6

 

Oppure:

Accogli, Signore, l'anima fedele di N.

che hai chiamato da questo mondo a te,

e fa' che liberato da ogni colpa

sia partecipe della beata pace

e della luce senza tramonto,

e meriti di unirsi ai tuoi santi ed eletti

nella gloria della risurrezione.

Per Cristo nostro Signore.7


o un’altra come sotto, al n. 6.

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

5.         Quando il cantore inizia il salmo 129 o un altro (come il 114/115, il 120, il 121)8 con un’antifona o R. Libera me, Domine, de viis inferni9 o altro, inizia la processione verso il luogo della veglia, cioè verso la chiesa o altro luogo più idoneo. Per primo va il Confratello che porta il cero; seguono in ordine i Confratelli, prima i giovani e poi gli anziani, per ultimo dopo il feretro l’Abate con il pastorale accompagnato dai ministri.10

 

In chiesa la salma viene deposta in mezzo al coro, con la testa rivolta verso oriente o verso l’altare; secondo la convenienza, si può osservare la recente consuetudine di mettere il ministro ordinato con la testa rivolta verso il popolo.

 

6.         Terminato il canto e deposto il cero sul candelabro presso la testa del defunto, l’Abate rivolge una breve esortazione, quindi si fa una lettura breve o più lunga presa tra quelle che si trovano nell’Appendice o un’altra lettura biblica. Dopo una pausa di silenzio, l’Abate invita i presenti alla preghiera.

 

In primo luogo si può recitare una breve preghiera litanica, per es.:

 

Accogli, Signore, il tuo servo nella tua santa dimora.

R. Kyrie, eleison.

 

Concedigli il riposo e il regno,

cioè la Gerusalemme celeste.

R. Kyrie, eleison.


O un’altra come sotto al n. 6.

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

5.         Quando colei che intona il salmo 129 o un altro (come il 114/115, il 120, il 121)8 con un’antifona o il R. Libera me, Domine, de viis inferni9 o altro, inizia la processione verso il luogo della veglia, cioè verso la chiesa o altro luogo più idoneo. Per prima va la Consorella che porta il cero; seguono in ordine le Consorelle, prima le giovani e poi le anziane, per ultima dopo il feretro l’Abbadessa con il pastorale accompagnata dalle ministre.10

 

            In chiesa la salma viene deposta in mezzo al coro, con la testa rivolta verso oriente o verso l’altare; secondo l’usanza.

 

 

 

6.         Terminato il canto e deposto il cero sul candelabro presso la testa della defunta, l’Abbadessa rivolge una breve esortazione, quindi si fa una lettura breve o più lunga presa tra quelle che si trovano nell’Appendice o un’altra lettura biblica. Dopo una pausa di silenzio, l’Abbadessa invita i presenti alla preghiera.

 

In primo luogo si può recitare una breve preghiera litanica, per es.:

 

Accogli, Signore, la tua serva nella tua santa dimora.

R. Kyrie, eleison.

 

Concedile il riposo e il regno,

cioè la Gerusalemme celeste.

R. Kyrie, eleison.


Degnati di collocarlo nel seno dei tuoi patriarchi

Abramo, Isacco e Giacobbe.

R. Kyrie, eleison.

 

Fallo partecipe della prima risurrezione

E si alzi tra coloro che risuscitano.

R. Kyrie, eleison.

 

Nel giorno della risurrezione riprenda il suo corpo

Tra coloro che riprenderanno il proprio.

R. Kyrie, eleison.

 

Venga con i benedetti che stanno alla destra del Padre.

R. Kyrie, eleison.

 

E tra quelli che la posseggono abbia la vita eterna.11

R. Kyrie, eleison.

 

Cui segue la colletta:

Ti raccommandiamo, Signore Gesù,

l’anima del tuo servo

Per la quale pietoso sei disceso in terra;

abbi pietà di lui che nel tuo nome

migra da questa instabile e così incerta dimora

e donagli la vita e la gioia nei cieli,

Salvatore del mondo,

che vivi e regni nei secoli dei secoli.12

 

Oppure:

Accogli, Signore, l’anima…

 

se non è stato detto prima, al n. 4.


Degnati di collocarla nel seno dei tuoi Patriarchi

Abramo, Isacco e Giacobbe.

R. Kyrie, eleison.

 

Falla partecipe della prima risurrezione

e risorga tra coloro che risuscitano.

R. Kyrie, eleison.

 

Nel giorno della risurrezione riprenda il suo corpo

tra coloro che riprenderanno il proprio.

R. Kyrie, eleison.

 

Venga tra i benedetti che stanno alla destra del Padre.

R. Kyrie, eleison.

 

E tra quelli che la posseggono abbia la vita eterna.11

R. Kyrie, eleison.

 

Cui segue la Colletta:

Ti raccomandiamo, Signore Gesù,

l’anima della tua serva

per la quale pietoso sei disceso in terra;

abbi pietà di lei che nel tuo nome

migra da questa instabile e così incerta dimora

e donale la vita e la gioia nei cieli,

Salvatore del mondo,

che vivi e regni nei secoli dei secoli.12

 

Oppure:

Accogli, Signore, l’anima.

 

Se non è stato detto prima.


Oppure:

Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno,

ascolta la nostra preghiera per il nostro Fratello N.,

perdona le sue colpe e concedigli il riposo eterno

nella beata pace della tua dimora,

in compagnia dei tuoi santi.

Per Cristo nostro Signore.13

 

Cui si può aggiungere o anche premettere la seguente orazione per chi è in lutto:

Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione,

che ci ami di eterno amore

e trasformi l'ombra della morte in aurora di vita;

guarda i tuoi fedeli che gemono nella prova.

Sii tu, o Signore, il nostro rifugio e conforto,

perché dal lutto e dal dolore siamo sollevati alla luce

e alla pace della tua presenza.

Ascolta la preghiera che ti rivolgiamo

nel nome del tuo Figlio, nostro Signore,

che morendo ha distrutto la morte

e risorgendo ci ha ridato la vita,

e fa' che al termine dei nostri giorni

possiamo andare incontro a lui,

per riunirci ai nostri fratelli nella gioia senza fine,

là dove ogni lacrima sarà asciugata

e i nostri occhi vedranno il tuo volto.

Per Cristo nostro Signore.14

 

o un’altra in Appendice.

 

Tutti rispondono:

Amen.

 


Oppure:

Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno,

ascolta la nostra preghiera per la nostra Sorella N.,

perdona le sue colpe e concedigli il riposo eterno

nella beata pace della tua dimora,

in compagnia dei tuoi santi.

Per Cristo nostro Signore.13

 

Cui si può aggiungere o premettere la seguente orazione per chi è in lutto:

Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione,

che ci ami di eterno amore

e trasformi l'ombra della morte in aurora di vita;

guarda i tuoi fedeli che gemono nella prova.

Sii tu, o Signore, il nostro rifugio e conforto,

perché dal lutto e dal dolore siamo sollevati alla luce

e alla pace della tua presenza.

Ascolta la preghiera che ti rivolgiamo

nel nome del tuo Figlio, nostro Signore,

che morendo ha distrutto la morte

e risorgendo ci ha ridato la vita,

e fa' che al termine dei nostri giorni

possiamo andare incontro a lui,

per riunirci ai nostri fratelli nella gioia senza fine,

là dove ogni lacrima sarà asciugata

e i nostri occhi vedranno il tuo volto.

Per Cristo nostro Signore.14

 

O un’altra in Appendice.

 

Tutti rispondono:

Amen.


7.         Si può sciogliere quindi l’assemblea mentre l’Abate dice:

 

Ora andiamo in pace,

ricordando a Dio il nostro Fratello.

 

Terminata così la cerimonia, mentre resta acceso il cero presso il capo, l’acqua benedetta con l’aspersorio si pone presso i piedi.15

 

8.         Se immediatamente dopo il trasporto in chiesa della salma del defunto si deve celebrare un’Ora dell’Ufficio Divino, e se non è il giorno considerato come ai nn. 1-9 della Tabella precedente, allora dopo la processione con il proprio canto, omesso il versetto O Dio, vieni in mio aiuto, subito si canta l’inno e dopo la salmodia si fanno la lettura e l’orazione come sopra al n. 6.

 

            Se la messa delle esequie segue immediatamente il trasferimento della salma in chiesa, invece del canto all’introito si ha il canto della processione.16

 

            Se, in occasione di una celebrazione, sembra inopportuna la presenza della salma del defunto nel coro, la si può trasferire o in un’altra parte della chiesa o nella sala capitolare o in un altro luogo idoneo.

 

 

Veglia propriamente detta o preghiera continua
intorno alla salma del defunto

 

9.         Secondo la nostra antica tradizione, per quanto è possibile, i Confratelli preghino senza interruzione per il defunto e non si lasci mai sola la sua salma.17 Quando la comunità non celebra in coro, tale veglia si fa soprattutto con la recita dei Salmi, intervallati  dalla


7.         Si può sciogliere quindi l’assemblea mentre l’Abbadessa dice:

Ora andiamo in pace,

ricordando a Dio la nostra Sorella.

 

Terminata così la cerimonia, mentre resta acceso il cero presso il capo, l’acqua benedetta con l’aspersorio si pone presso i piedi.15

 

8.         Se immediatamente dopo il trasporto in chiesa della salma della defunta si deve celebrare un’Ora dell’Ufficio Divino, e se non è il giorno come ai nn. 1-9 della Tabella precedente, allora dopo la processione con il proprio canto, omesso il versetto O Dio, vieni a salvarmi, subito si canta l’inno e dopo la salmodia si fanno la lettura e l’orazione come sopra al n. 6.

 

            Se la messa delle esequie segue immediatamente il trasferimento della salma in chiesa, invece del canto all’introito si ha il canto della processione.16

 

            Se, in occasione di una celebrazione, sembra inopportuna la presenza della salma della defunta nel coro, la si può trasferire o in un’altra parte della chiesa o nella sala capitolare o in un altro luogo idoneo.

 

 

Veglia propriamente detta o preghiera continua
intorno alla salma della defunta

 

9.         Secondo la nostra antica tradizione, per quanto è possibile, le Consorelle pregano senza interruzione per la defunta e non si lascia mai sola la sua salma.17 Quando la comunità non celebra in coro, tale veglia si fa soprattutto con la  recita  dei  Salmi,  intervallati  


scelta di letture bibliche e con preghiere devote che suscitino dei sentimenti in colui (in coloro) che veglia (che vegliano) verso il Confratello defunto o con la preghiera o col silenzio.

 

10.       Fuori delle domeniche, solennità, feste del Signore iscritte nel Calendario generale, le ferie di Quaresima e della Settimana Santa, i giorni fra l’ottava di Pasqua e Natale, nonché le ferie dal 17 al 24 dicembre incluso, invece dell’Ufficio del giorno, è conveniente recitare l’Ufficio dei Defunti per il Confratello morto almeno una volta per intero; negli altri giorni prima della sepoltura, solo parzialmente, e cioè soltanto alle Vigilie della notte, alle Lodi mattutine e ai Vespri, in cui si recitano secondo questo Ufficio: l’antifona all’invitatorio, l’inno, tanto la seconda lettura tratta dalle opere dei Padri o Scrittori ecclesiastici quanto una breve lettura con il responsorio, le antifone al Benedictus e al Magnificat, le preghiere e l’orazione finale18.

 

11.       Se non si celebra l’Ufficio dei Defunti o in toto o in parte, all’ora stabilita si tenga la celebrazione della Parola sotto la direzione dell’Abate, non però immediatamente prima della Messa dei defunti perché non si appesantisca troppo il rito e la liturgia della parola non sembri raddoppiata.19 Una siffatta celebrazione si può fare insieme alla Compieta.

 

Allora si possono fare letture bibliche e patristiche, che esprimano e favoriscano il sentimento della morte cristiana, inter­vallate da canti, specialmente tratti dai Salmi o dall’Ufficio dei Defunti.

 

12.       Questa celebrazione si svolge nel modo seguente: premessa l’esortazione iniziale, dopo la salmodia si fa la lettura biblica, se piace con il responsorio. Fatta una pausa di silenzio, si fa una seconda lettura dagli scritti dei Padri o Scrittori ecclesiastici; invece di questa lettura l’Abate o un altro sacerdote può rivolgere la parola


da una scelta di letture bibliche e con preghiere devote che suscitino dei sentimenti in colei (in coloro) che veglia (che vegliano) verso la Consorella defunta o con la preghiera o col silenzio.

 

10.       Fuori delle domeniche, solennità, feste del Signore iscritte nel Calendario generale, le ferie di Quaresima e della Settimana Santa, i giorni tra l’Ottava di Pasqua e di Natale, nonché le ferie dal 17 al 24 dicembre incluso, invece dell’Ufficio del giorno, è conveniente recitare l’Ufficio dei Defunti per la Consorella morta almeno una volta per intero; negli altri giorni prima della sepoltura, solo parzialmente, e cioè soltanto alle Vigilie della notte, alle Lodi mattutine e ai Vespri, in cui allora si recitano secondo l’Ufficio: l’antifona all’Invitatorio, letture tratte tanto la seconda lettura dalle opere dei Padri o Scrittori ecclesiastici quanto una breve lettura con il responsorio, le antifone al Benedictus e al Magnificat, le preghiere e l’orazione finale.18

 

11.       Se non si celebra l’Ufficio dei Defunti o in toto o in parte, all’ora stabilita si tenga la celebrazione della Parola sotto la direzione dell’Abbadessa, non però immediatamente prima della Messa dei Defunti perché non si appesantisca troppo il rito e la liturgia della parola non sembri raddoppiata.19 Una siffatta celebrazione si può fare insieme alla Compieta.

 

Allora si possono fare letture bibliche e patristiche, che esprimano e favoriscano il sentimento della morte cristiana, inter­vallate da canti, specialmente tratti dai Salmi o dall’Ufficio dei Defunti.

 

12.       Questa celebrazione si svolge nel modo seguente: premessa l’esortazione iniziale, dopo la salmodia si fa la lettura biblica, se piace con il responsorio. Fatta una pausa di silenzio, si fa una seconda lettura dagli scritti dei Padri o Scrittori ecclesiastici; invece di questa lettura un sacerdote o l’Abbadessa può rivolgere la parola


ai presenti. Si può anche fare una lettura dopo ogni Salmo cosicché dopo l’Antico Testamento segua il Nuovo e da ultimo il Vangelo. Tutta la celebrazione termina con la preghiera universale o dei fedeli e con l’orazione domenicale, o un’altra orazione conveniente.

 

13.       Quando questa celebrazione si deve tenere durante la Compieta, si può svolgere nel seguente modo:

a.      Il versetto introduttivo O Dio, vieni in mio aiuto;

b.      Un Inno convenientemente scelto;

c.      La Salmodia, per la quale, invece dei Salmi secondo la Regola, se ne possono scegliere altri;

d.      Una lettura biblica più lunga con il responsorio, dopo aver frapposto una pausa di silenzio;

e.      Una seconda lettura biblica oppure dei Padri o Scrittori ecclesiastici, o l’allocuzione;

f.        Il cantico evangelico di Simeone Nunc dimittis;

g.      La supplica litanica;

h.      L’Orazione;

i.        La Benedizione;

j.        L’Antifona della Beata Vergine Maria Salve, Regina.

 

 

Messa delle esequie

 

14.       Tutti i giorni si può celebrare la Messa delle esequie, tranne nelle solennità di precetto, il venerdì della Settimana Santa, nel Triduo pasquale e nelle domeniche di Avvento, di Quaresima e di Pasqua.20

 


ai presenti. Si può anche fare una lettura dopo ogni Salmo cosicché dopo l’Antico Testamento segua il Nuovo e da ultimo il Vangelo. Tutta la celebrazione termina con la preghiera universale e con l’orazione al Signore, o un’altra orazione conveniente.

 

13.       Quando questa celebrazione si deve tenere durante la Compieta, si può svolgere nel modo seguente:

a.      Il versetto introduttivo O Dio, vieni a salvarmi;

b.      Un Inno convenientemente scelto;

c.      La Salmodia, per la quale, invece dei Salmi secondo la Regola, se ne possono scegliere altri;

d.      Una lettura biblica più lunga con il responsorio, dopo aver frapposto una pausa di silenzio;

e.      Una seconda lettura biblica o dei Padri o degli Scrittori ecclesiastici, o l’allocuzione;

f.        Il cantico evangelico di Simeone Nunc dimittis;

g.      La supplica litanica;

h.      L’Orazione;

i.        La Benedizione;

j.        L’Antifona della Beata Vergine Maria Salve, Regina.

 

 

Messa delle esequie

 

14.       Tutti i giorni si può celebrare la Messa delle esequie, tranne nelle solennità di precetto, il venerdì della Settimana Santa, nel Triduo pasquale e nelle domeniche di Avvento, di Quaresima e di Pasqua.20

 


            Dopo il Vangelo si ha una breve omelia, evitando tuttavia ogni lode funebre. Dopo l’omelia si recita la preghiera universale dei fedeli. Si raccomanda che i fedeli, soprattutto i famigliari del defunto, comunicandosi partecipino al sacrificio eucaristico offerto per il defunto.21

 

15.       Dopo la notizia della morte si può celebrare la Messa nei giorni fra l’ottava del Natale, nei giorni in cui ricorre una memoria obbligatoria, o in un giorno feriale che non sia il Mercoledì delle Ceneri o della Settimana Santa.22

 

16.       Secondo la consuetudine, alla presenza del defunto, si possono celebrare per lui non solo la Messa delle esequie, ma tutte le altre Messe, se non lo vieta qualche particolare obbligo.23

 

 


            Dopo il Vangelo si ha una breve omelia, evitando tuttavia ogni lode funebre. Dopo l’omelia si recita la preghiera universale dei fedeli. Si raccomanda che i fedeli, soprattutto i parenti della defunta, comunicandosi partecipino al sacrificio eucaristico offerto per la defunta.21

 

15.       Dopo la notizia della morte si può celebrare la Messa nei giorni fra l’ottava del Natale, nei giorni in cui ricorre una memoria obbligatoria, o in un giorno feriale che non sia il Mercoledì delle Ceneri o della Settimana Santa.22

 

16.       Secondo la consuetudine, alla presenza della defunta, si possono celebrare per lei non solo la Messa delle esequie, ma tutte le altre Messe, se non lo vieta qualche particolare obbligo.23

 

 


RITO CON CUI SI ACCOMPAGNA
IL FERETRO ALLA SEPOLTURA

 

Ultima celebrazione in chiesa o saluto finale24

 

 

17.       Appena la comunità inizia la veglia con la celebrazione presso la salma del Confratello defunto, allo stesso modo quando la si deve trasferire alla sepoltura, prima che ci si allontani dal luogo in cui ha servito fedelmente Dio nel monastero, i Confratelli si riuniscono per adempiere insieme questa solenne veglia.

 

18.       Recitato il postcommunio della Messa delle esequie, o, se non si celebra il sacrificio eucaristico, dopo la fine della liturgia della parola25, l’Abate indossata la stola su camice e pianeta o piviale si avvicina con (mitra e) pastorale al feretro avendo vicino a sé i ministranti con il messale, l’acqua benedetta e l’incenso, mentre un altro Confratello regge il cero pasquale o la croce dal lato del capo.26

 

19.       Quando non precede né la Messa né un’Ora dell’Ufficio Divino, l’Abate può salutare i presenti, come si fa all’inizio della Messa oppure dice:

Il Dio della speranza vi riempia di ogni pace nella fede

affinché abbondiate nella speranza

e nella virtù dello Spirito Santo,

e il Signore sia sempre con voi.27

 

Tutti rispondono:

Amen.

 


RITO CON CUI SI ACCOMPAGNA
IL FERETRO ALLA SEPOLTURA

 

Ultima celebrazione in chiesa o saluto finale24

 

 

17.       Appena la comunità inizia la veglia con la celebrazione presso la salma della Consorella defunta, allo stesso modo quando la si deve trasferire alla sepoltura, prima che ci si allontani dal luogo in cui ha servito Dio nel monastero, le Consorelle si riuniscono per adempiere insieme a questa solenne veglia.

 

18.       Recitato il postcommunio della Messa delle esequie, o, se non si celebra il sacrificio eucaristico, dopo la fine della liturgia della parola25, il sacerdote celebrante con la stola sul camice e con la pianeta o il piviale si avvicina al feretro avendo vicino i ministranti con il messale, l’acqua benedetta e l’incenso, mentre un’ altra Consorella regge il cero pasquale o la croce dal lato del capo.26

 

 

19.       Quando non precede né la Messa né un’Ora dell’Ufficio Divino, il sacerdote può salutare i presenti, come si fa all’inizio della Messa oppure dicendo:

            Il Dio della speranza vi riempia di ogni pace nella fede

affinché abbondiate nella speranza

e nella virtù dello Spirito Santo,

e il Signore sia sempre con voi.27

 

Tutti rispondono:

Amen.

 


20.       L’Abate, lasciato il pastorale, recita l’invitatorio con queste o simili parole:

Prima di compiere, secondo il rito cristiano,

il pietoso ufficio della sepoltura,

supplichiamo con fede Dio nostro Padre:

in lui e per lui tutto vive.

Noi affidiamo alla terra il corpo mortale

del nostro fratello N.

nell'attesa della sua risurrezione;

accolga il Signore la sua anima

nella comunione gloriosa dei santi;

apra egli le braccia della sua misericordia,

perché questo nostro fratello,

redento dalla morte, assolto da ogni colpa,

riconciliato con il Padre,

e recato sulle spalle dal buon Pastore,

partecipi alla gloria eterna nel regno dei cieli.28

 

E tutti per un po’ di tempo pregano in silenzio.

 

21.       Poi l’Abate asperge e incensa la salma. Nel frattempo si canta il responsorio:

Io credo: Il Signore è risorto e vive,

e un giorno anch'io risorgerò con lui.

* Che io possa contemplarti, mio Dio e Salvatore mio.

V. I miei occhi si apriranno alla sua luce,

e su di lui si poserà il mio sguardo.

* Che io possa contemplarti, mio Dio e Salvatore mio.

 

o un altro come Subvenite, o Qui Lazarum, o Libera me de viis, oppure un altro canto adatto.

 


20.       Il sacerdote recita l’invitatorio con queste o simili parole:

Prima di compiere, secondo il rito cristiano,

il pietoso ufficio della sepoltura,

supplichiamo con fede Dio nostro Padre:

in lui e per lui tutto vive.

Noi affidiamo alla terra il corpo mortale

della nostra sorella N.

nell'attesa della sua risurrezione;

accolga il Signore la sua anima

nella comunione gloriosa dei santi;

apra egli le braccia della sua misericordia,

perché questa nostra sorella,

redenta dalla morte, assolta da ogni colpa,

riconciliata con il Padre,

e recata sulle spalle dal buon Pastore,

partecipi alla gloria eterna nel regno dei cieli.28

 

E tutti per un po’ di tempo pregano in silenzio.

 

21.       Poi il sacerdote asperge e incensa la salma. Nel frattempo si canta il responsorio:

Io credo: Il Signore è risorto e vive,

e un giorno anch'io risorgerò con lui.

* Che io possa contemplarti, mio Dio e Salvatore mio.

V. I miei occhi si apriranno alla sua luce,

e su di lui si poserà il mio sguardo.

* Che io possa contemplarti, mio Dio e Salvatore mio. 29

 

o un altro come Subvenite o Qui Lazarum o Libera me de viis, oppure un altro canto adatto.

 


22.       Quindi l’Abate recita una delle seguenti preghiere:

O Dio, in te vivono i nostri morti

e per te il nostro corpo non è distrutto,

ma trasformato in una condizione migliore;

ascolta la preghiera di questa tua famiglia,

e fa' che il nostro Fratello N.

sia accolto dalle mani degli angeli

e condotto in paradiso

con i tuoi fedeli patriarchi,

Abramo tuo amico, Isacco tuo eletto,

e Giacobbe tuo diletto,

per cui fuggono via dolore, tristezza e gemito,

le anime dei fedeli si allietino con grande gioia

e nell’ultimo giorno del grande giudizio

tra i santi e i tuoi eletti

lo renda partecipe della tua gloria immortale,

che occhio non vide, né orecchio udì,

e non entrò nel cuore dell’uomo

ciò che hai preparato per quelli che ti amano.

Per Cristo nostro Signore.30

 

Altra orazione a piacere,

Nelle tue mani, Padre clementissimo,

consegnando l'anima del nostro Fratello N.

con la sicura speranza che risorgerà nell'ultimo giorno

insieme a tutti i morti in Cristo.

Ti rendiamo grazie, o Signore,

per tutti i benefici che gli hai dato in questa vita,

come segno della tua bontà

e della comunione dei santi in Cristo.

Nella tua misericordia senza limiti,

aprigli le porte del paradiso;

e a noi che restiamo quaggiù

dona la tua consolazione con le parole della fede,


22.       Quindi il Sacerdote recita una delle seguenti preghiere:

O Dio, in te vivono i nostri morti

e per te il nostro corpo non è distrutto,

ma trasformato in una condizione migliore;

ascolta la preghiera di questa tua famiglia,

e fa' che la nostra Sorella N.

sia accolta dalle mani degli angeli

e condotta in paradiso

con i tuoi fedeli patriarchi,

Abramo tuo amico, Isacco tuo eletto,

e Giacobbe tuo diletto,

per cui fuggono via dolore, tristezza e gemito,

le anime dei fedeli si allietino di grande gioia

e nell’ultimo giorno del grande giudizio

tra i santi e i tuoi eletti

la renda partecipe della tua gloria immortale,

che occhio non vide, né orecchio udì,

e non entrò nel cuore dell’uomo

ciò che hai preparato per quelli che ti amano.

Per Cristo nostro Signore.30

 

Altra orazione a piacere,

Nelle tue mani, Padre clementissimo,

consegnando l'anima della nostra Sorella N.

con la sicura speranza che risorgerà nell'ultimo giorno

insieme a tutti i morti in Cristo.

Ti rendiamo grazie, o Signore,

per tutti i benefici che gli hai dato in questa vita,

come segno della tua bontà

e della comunione dei santi in Cristo.

Nella tua misericordia senza limiti,

aprigli le porte del paradiso;

e a noi che restiamo quaggiù

dona la tua consolazione con le parole della fede,


fino al giorno in cui, tutti riuniti in Cristo,

potremo vivere sempre con te nella gioia eterna.

Per Cristo nostro Signore.31

 

Oppure:

Ti raccomandiamo, Signore,

l'anima fedele del nostro Fratello N.,

perché, lasciato questo mondo, viva in te;

nella tua clemenza cancella i peccati che ha commesso

per la fragilità della condizione umana

e concedigli il perdono e la pace.

Per Cristo nostro Signore.32

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

 

Processione verso il cimitero

 

23.       Terminato tutto ciò, dove vi è l’usanza di suonare le campane, inizia la processione verso il cimitero. Precedono quelli che portano l’acqua benedetta, il turibolo, il cero o la croce, dopo di essi i Confratelli ordinatamente incominciando dai più giovani, quindi il feretro, per ultimo l’Abate con (mitra e) pastorale, seguito dai parenti del Confratello defunto e gli ospiti, se non sembra migliore un ordine a rovescio, e cioè dopo il cero o la croce e il feretro l’Abate e i Confratelli iniziando dai più anziani33.

 

24.       Durante la processione si cantano i Salmi, come:

 

Salmo 113 (A) con l’antifona

Ti accolga il coro degli angeli,

e con Lazzaro povero in terra


fino al giorno in cui, tutti riuniti in Cristo,

potremo vivere sempre con te nella gioia eterna.

Per Cristo nostro Signore.31

 

Oppure:

Ti raccomandiamo, Signore,

l'anima fedele della nostra Sorella N.,

perché, lasciato questo mondo, viva in te;

nella tua clemenza cancella i peccati che ha commesso

per la fragilità della condizione umana

e concedigli il perdono e la pace.

Per Cristo nostro Signore.32

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

 

Processione verso il cimitero

 

23.       Terminato tutto ciò, dove vi è l’usanza di suonare le campane, inizia la processione verso il cimitero. Precedono quelle che portano l’acqua benedetta, il turibolo, il cero o la croce, dopo di esse le Consorelle ordinatamente incominciando dalle più giovani, quindi il feretro, per ultima l’Abbadessa con il pastorale, seguita dai parenti della Consorella defunta e dagli ospiti, se non sembra migliore un ordine a rovescio, e cioè dopo il cero o la croce e il feretro l’Abbadessa e le Consorelle iniziando dalle più anziane.33

 

24.       Durante la processione si cantano i Salmi, come:

 

Salmo 113 (A) con l’antifona

Ti accolga il coro degli angeli,

e con Lazzaro povero in terra


tu possa godere il riposo eterno nel cielo.34

 

Oppure

In Paradiso ti accompagnino gli angeli,

al tuo arrivo ti accolgano i martiri,

e ti conducano nella santa Gerusalemme.35

 

Il Salmo 117 con l’antifona

Apritemi le porte della giustizia,

entrerò e renderò grazie al Signore.36

 

ed ancora, se è necessario, il Salmo 41° con l’antifona

Nello splendido corteo dei santi

andrò alla casa di Dio.37

 

Si possono cantare gli stessi Salmi con una sola antifona,

Ti accolga, come sopra

 

Oppure:

In Paradiso, come sopra

 

Oppure:

Udii una voce dal cielo che diceva:

beati i morti che muoiono nel Signore.38

 

O anche:

Io sono la risurrezione e la vita.

Chi crede in me anche se muore, vivrà;

e chiunque vive e crede in me,

non morrà in eterno.39

 

o con un solo responsorio Alleluia.


tu possa godere il riposo eterno nel cielo.34

 

Oppure:

In Paradiso ti accompagnino gli angeli,

al tuo arrivo ti accolgano i martiri,

e ti conducano nella santa Gerusalemme.35

 

Il Salmo 117 con l’antifona

Apritemi le porte della giustizia,

entrerò e renderò grazie al Signore.36

 

ed ancora, se è necessario, il Salmo 41° con l’antifona

Nello splendido corteo dei santi

andrò alla casa di Dio.37

 

Si possono cantare gli stessi Salmi con una sola antifona

Ti accolga, come sopra

 

Oppure

In paradiso, come sopra

 

Oppure:

Udii una voce dal cielo che diceva:

beati i morti che muoiono nel Signore.38

 

O anche:

Io sono la risurrezione e la vita.

Chi crede in me anche se muore, vivrà;

e chiunque vive e crede in me,

non morrà in eterno. 39

 

o con un solo responsorio Alleluia.

 

 


Sepoltura

 

25.       Una volta giunti presso la tomba, si depongono l’acqua benedetta e l’incenso ai piedi del sepolcro, la croce invece o il cero dalla parte del capo; i Confratelli, se il luogo lo permette, si dispongono da una parte e dall’altra. L’Abate, accompagnato dal Confratello che porta il libro si pone ai piedi del sepolcro tra gli altri ministranti.40

 

26.       Dispostisi tutti intorno alla tomba, l’Abate si rivolge ai presenti con queste o simili parole:

Con il pietoso affetto del ricordo, Fratelli carissimi,

commemoriamo il nostro caro

che il Signore ha chiamato da questa terra:

invochiamo dunque la misericordia del nostro Dio

perché si degni di concedergli

una dimora serena e sicura

e gli perdoni tutte le offese.41

 

Dopo queste parole, l’Abate benedice la tomba, dicendo:

O Dio, creatore del cielo e della terra

che nel tuo disegno di salvezza

hai unito gli uomini

alla vittoria pasquale di Cristo, tuo Figlio,

perché mediante il Battesimo, anche noi, sue membra,

diveniamo partecipi della gloria del Signore risorto,

benedici il sepolcro del nostro fratello N.

che abbiamo accompagnato all'estrema dimora,

e fa' che egli vi riposi in pace,

per risorgere nell'ultimo giorno con i tuoi santi.

Per Cristo nostro Signore.42

 

Oppure:

Signore Gesù Cristo,


Sepoltura

 

25.       Una volta giunti presso la tomba, si depongono l’acqua benedetta e l’incenso ai piedi del sepolcro, la croce invece o il cero dalla parte del capo; le Consorelle, se il luogo lo permette, si dispongono da una parte e dall’altra. Il Sacerdote e l’Abbadessa si pongono ai piedi del sepolcro tra i ministranti.40

 

26.       Dispostisi tutti intorno alla tomba, il Sacerdote o l’Abbadessa si rivolge ai presenti con queste o simili parole:

Con il pietoso affetto del ricordo, Fratelli carissimi,

commemoriamo la nostra cara

che il Signore ha chiamata da questa terra:

invochiamo dunque la misericordia del nostro Dio

perché si degni di concedergli

una dimora serena e sicura

e gli perdoni tutte le offese.41

 

Dopo queste parole, il Sacerdote benedice la tomba, dicendo:

O Dio, creatore del cielo e della terra

che nel tuo disegno di salvezza

hai unito gli uomini

alla vittoria pasquale di Cristo, tuo Figlio,

perché mediante il Battesimo, anche noi, sue membra,

diveniamo partecipi della gloria del Signore risorto,

benedici il sepolcro del nostro fratello N.

che abbiamo accompagnato all'estrema dimora,

e fa' che egli vi riposi in pace,

per risorgere nell'ultimo giorno con i tuoi santi.

Per Cristo nostro Signore.42

 

Oppure:

Signore Gesù Cristo,


che riposando per tre giorni nel sepolcro,

hai illuminato con la speranza della risurrezione

la sepoltura di coloro che credono in te,

fa' che il nostro fratello N. riposi in pace

fino al giorno in cui tu, che sei la risurrezione e la vita,

farai risplendere su di lui la luce del tuo volto,

e lo chiamerai a contemplare la gloria del paradiso.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.43

 

Oppure:

O Dio, che nella tua misericordia

doni il riposo alle anime dei fedeli,

benedici questa tomba

e affidala alla custodia del tuo angelo santo;

concedi che, mentre il corpo viene sepolto,

l'anima, libera da ogni vincolo di peccato,

in te si allieti di gioia perenne insieme ai tuoi santi.

Per Cristo nostro Signore.44

 

O infine:

O Dio, nostro Padre, tu ci hai rivelato

che per la disobbedienza alla tua legge

è entrata nel mondo la morte

e che per l'obbedienza redentrice del tuo Figlio

risorgeremo a vita nuova;

tu hai voluto che Abramo, padre dei credenti,

riposasse nella terra promessa

e hai ispirato a Giuseppe d'Arimatèa

di offrire la sua tomba per la sepoltura del Signore:

degnati di benedire questo sepolcro

e fa' che, mentre il corpo del nostro fratello

viene deposto nella terra,

la sua anima sia accolta in paradiso.

Per Cristo nostro Signore.45

 


che riposando per tre giorni nel sepolcro,

hai illuminato con la speranza della risurrezione

la sepoltura di coloro che credono in te,

fa' che la nostra sorella N. riposi in pace

fino al giorno in cui tu, che sei la risurrezione e la vita,

farai risplendere su di lui la luce del tuo volto,

e lo chiamerai a contemplare la gloria del paradiso.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.43

 

Oppure:

O Dio, che nella tua misericordia

doni il riposo alle anime dei fedeli,

benedici questa tomba

e affidala alla custodia del tuo angelo santo;

concedi che, mentre il corpo viene sepolto,

l'anima, libera da ogni vincolo di peccato,

in te si allieti di gioia perenne insieme ai tuoi santi.

Per Cristo nostro Signore.44

 

O infine:

O Dio, nostro Padre, tu ci hai rivelato

che per la disobbedienza alla tua legge

è entrata nel mondo la morte

e che per l'obbedienza redentrice del tuo Figlio

risorgeremo a vita nuova;

tu hai voluto che Abramo, padre dei credenti,

riposasse nella terra promessa

e hai ispirato a Giuseppe d'Arimatèa

di offrire la sua tomba per la sepoltura del Signore:

degnati di benedire questo sepolcro

e fa' che, mentre il corpo della nostra sorella

viene deposto nella terra,

la sua anima sia accolta in paradiso.

Per Cristo nostro Signore.45


Tutti rispondono:

Amen.

 

            Recitata l’orazione, l’Abate asperge con l’acqua benedetta e poi incensa la tomba. Nei luoghi in cui un Confratello scende nella fossa per accogliere la salma dignitosamente e disporla convenientemente, l’Abate può porgergli il turibolo per incensarla.46

 

 

27.       Mentre si depone la salma nella tomba, si può cantare il Salmo 41°, se non è già stato cantato, con l’antifona

Nello splendido corteo dei santi

andrò alla casa di Dio.47

 

o il Salmo 125 con l’antifona

Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.48

 

o il Salmo 131 con l’antifona

Questo mio riposo nei secoli dei secoli:

qui abiterò perché l’ho scelto.49

 

o un responsorio.

 

28.       Deposta e disposta convenientemente la salma e coperto il suo volto, l’Abate cosparge un po’ di terra con un arnese che gli è stato offerto; dopo di ciò, indietreggia di fronte alla tomba.50 Mentre i Confratelli indicati per questo compito coprono il corpo con la terra, si può continuare la salmodia soprattutto con il Salmo 138 e la sua antifona:

Mi hai plasmato dalla terra, mi hai rivestito di carne;

Signore, mio Redentore,

fammi risorgere nell'ultimo giorno.51

 


Tutti rispondono

Amen.

 

Recitata l’orazione, il Sacerdote asperge con l’acqua benedetta e poi incensa la tomba. Nei luoghi in cui una Consorella scende nella fossa per accogliere la salma dignitosamente e disporla convenientemente, il Sacerdote può porgerle il turibolo per incensarla.46

 

27.       Mentre si depone la salma nella tomba, si può cantare il Salmo 41°, se non è già stato cantato, con l’antifona

Nello splendido corteo dei santi

andrò alla casa di Dio.47

 

O il Salmo 125 con l’antifona

Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.48

 

O il Salmo 131 con l’antifona

Questo mio riposo nei secoli dei secoli:

qui abiterò perché l’ho scelto.49

 

o un responsorio.

 

28.       Deposta e disposta la salma e coperto il suo volto, l’Abbadessa con un arnese che le è stato offerto cosparge un po’ di terra; dopo di ciò, indietreggia di fronte alla tomba.50 Mentre le Consorelle indicate per questo compito coprono il corpo con la terra, si può continuare la salmodia soprattutto con il Salmo 138 e la sua antifona:

Mi hai plasmato dalla terra, mi hai rivestito di carne;

Signore, mio Redentore,

fammi risorgere nell'ultimo giorno.51


Ultimi suffragi

 

29.       Sepolta la salma, si interrompe la salmodia e si fa la preghiera comunitaria o dei fedeli52 secondo una delle formule seguenti o con parole simili, sia per intero sia in parte.

 

A

30.       L’Abate invita alla preghiera dicendo:

Poiché piacque a Dio onnipotente

di chiamare a sé da questa vita il nostro Confratello,

affidiamo il suo corpo alla terra,

perché torni là donde è stato tirato fuori.

Poiché poi Cristo è risuscitato, primogenito dei morti,

egli che trasformò il corpo della nostra bassa condizione

configurato al corpo del suo splendore,

affidiamo il nostro Confratello al Signore

perché lo accolga nella sua pace

e risusciti il suo corpo nell’ultimo giorno.53

 

Il Diacono o un ministro o un altro Confratello recita le invocazioni, mentre tutti rispondono Amen.

Accogli, Signore,
l’anima del tuo servo che ritorna a te:
rivestila con la veste celeste e lavala
con la sorgente santa della vita eterna,
perché sia saggio tra i sapienti,
R.

e faccia progressi tra i Patriarchi e i Profeti, R.

e cerchi di seguire Cristo tra gli Apostoli, R.

e segga incoronato tra i Martiri, R.

e tra gli Angeli e gli Arcangeli
veda sempre lo splendore di Dio,
R.

e tra i Cherubini e i Serafini
scopra la grandezza di Dio,
R.

e tra i ventiquattro Anziani oda il Cantico dei Cantici, R.


Ultimi suffragi

 

29.       Sepolta la salma, si interrompe la salmodia e si fa la preghiera comunitaria o dei fedeli52 secondo una delle formule seguenti o con parole simili, sia per intero sia in parte.

 

A

30.       Il Sacerdote invita alla preghiera dicendo:

Poiché piacque a Dio onnipotente

di chiamare a sé da questa vita la nostra Consorella,

affidiamo il suo corpo alla terra,

perché torni là donde è stato tirato fuori.

Poiché poi Cristo è risuscitato, primogenito dei morti,

egli che trasformò il corpo della nostra bassa condizione

configurato al corpo del suo splendore,

affidiamo la nostra Consorella al Signore

perché l’accolga nella sua pace

e risusciti il suo corpo nell’ultimo giorno.53

 

            Il Diacono o l’Abbadessa o un’altra Consorella recita le invocazioni, mentre tutti rispondono Amen.

Accogli, Signore,
l’anima della tua serva che ritorna a te:
rivestila con la veste celeste e lavala
alla sorgente santa della vita eterna,
perché sia saggia tra i sapienti, R.

e faccia progressi tra i Patriarchi e i Profeti, R.

e cerchi di seguire Cristo tra gli Apostoli, R.

e segga incoronata tra i Martiri, R.

e tra gli Angeli e gli Arcangeli
veda sempre lo splendore di Dio, R.

e tra i Cherubini e i Serafini
scopra la grandezza di Dio, R.

e tra i ventiquattro Anziani oda il Cantico dei Cantici, R.


e tra coloro che lavano le loro stole nella sorgente di luce
lavi la sua veste, R.

e tra coloro che bussano
trovi aperte le porte della Gerusalemme celeste, R.

e tra le rutilanti pietre del paradiso
possegga il gaudio, R.

e tra coloro che vedono veda faccia a faccia, R.

e tra coloro che cantano canti un nuovo canto, R.

e tra coloro che odono ascolti un suono celestiale54, R.

 

B

31.       L’Abate invita alla preghiera dicendo:

In suffragio del nostro fratello

supplichiamo il Signore Gesù che ha detto:

« Io sono la risurrezione e la vita;

chi crede in me, anche se è morto, vivrà,

e chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno ».

 

            Il Diacono o il ministrante o un altro Confratello recita le invocazioni e tutti gli altri rispondono Ascoltaci, Signore oppure Signore, abbi pietà del peccatore,

Signore che hai pianto sulla morte di Lazzaro,

asciuga le nostre lacrime.

Noi ti preghiamo. R.

Tu, che hai richiamato i morti alla vita,

dona la vita eterna al nostro Fratello.

Noi ti preghiamo. R.

Tu, che hai promesso il paradiso al ladrone pentito,

conduci in cielo questo nostro Fratello.

Noi ti preghiamo. R.

Accogli nella schiera degli eletti

questo nostro Fratello purificato nel fonte battesimale

e consacrato con la santa Cresima.

Noi ti preghiamo. R.


e tra coloro che lavano le loro stole nella sorgente di luce
lavi la sua veste, R.

e tra coloro che bussano
trovi aperte le porte della Gerusalemme celeste, R.

e tra le rutilanti pietre del paradiso
possegga il gaudio, R.

e abbia la conoscenza dei misteri, R.

e tra coloro che vedono veda faccia a faccia, R.

e tra coloro che cantano canti un nuovo canto, R.

e tra coloro che odono ascolti un suono celestiale54, R.

 

B

31.       Il Sacerdote invita alla preghiera dicendo:

In suffragio della nostra sorella

supplichiamo il Signore Gesù che ha detto:

« Io sono la risurrezione e la vita;

chi crede in me, anche se è morto, vivrà,

e chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno ».

 

            Il Diacono o l’Abbadessa o un’altra Consorella recita le invocazioni e tutti gli altri rispondono Ascoltaci, Signore oppure Signore, abbi pietà del peccatore.

Signore che hai pianto sulla morte di Lazzaro,

asciuga le nostre lacrime.

Noi ti preghiamo. R.

Tu, che hai richiamato i morti alla vita,

dona la vita eterna alla nostra Sorella.

Noi ti preghiamo. R.

Tu, che hai promesso il paradiso al ladrone pentito,

conduci in cielo questa nostra Sorella.

Noi ti preghiamo. R.

Accogli nella schiera degli eletti

questa nostra Sorella purificata nel fonte battesimale

e consacrato con la santa Cresima.

Noi ti preghiamo. R.


Accogli alla mensa del tuo regno questo nostro Fratello,

che si è nutrita del tuo Corpo e Sangue

nel convito eucaristico.

Noi ti preghiamo. R.

Conforta con la consolazione della fede

e con la speranza della vita eterna

coloro che piangono per la morte del nostro Fratello.

Noi ti preghiamo. R.55

 

C

32.       Invece della preghiera precedente si può cantare un’antifona più lunga, al termine della quale tutti rispondono in forma di litania. L’Abate invita alla preghiera dicendo:

 

Preghiamo, Fratelli carissimi,

per l’anima del nostro caro

che il Signore ha liberato

dai lacci di questa terra,

il cui corpo oggi è affidato alla sepoltura,

affinché la pietà del Signore

lo ponga nel seno di Abramo, Isacco e Giacobbe,

e, quando verrà il giorno del giudizio,

lo risusciti e lo posti alla sua destra

tra i suoi santi e i suoi eletti.56

 

A questo punto si canta l’antifona:

Signore clementissime,

che per la nostra miseria

hai affrontato il supplizio della morte

per mano degli empi,

libera la sua anima dal baratro dell’inferno,

e misericordioso scioglila dai lacci della morte,

e cancella i suoi peccati con un’eterna dimenticanza;

i tuoi angeli la trasportino nella tua luce,


Accogli alla mensa del tuo regno questa nostra Sorella,

che si è nutrita del tuo Corpo e Sangue

nel convito eucaristico.

Noi ti preghiamo. R.

Conforta con la consolazione della fede

e con la speranza della vita eterna

coloro che piangono per la morte della nostra Sorella.

Noi ti preghiamo. R.55

 

C

32.       Invece della preghiera precedente si può cantare un’antifona più lunga, al termine della quale tutti rispondono in forma di litania. Il Sacerdote invita alla preghiera dicendo:

 

Preghiamo, carissimi Fratelli e Sorelle,

per l’anima della nostra cara

che il Signore ha liberato

dai lacci di questa terra,

il cui corpo oggi è affidato alla sepoltura,

affinché la pietà del Signore

la ponga nel seno di Abramo, Isacco e Giacobbe,

e, quando verrà il giorno del giudizio,

la risusciti e la posti alla sua destra

tra i suoi santi e i suoi eletti. 56

 

A questo punto si canta l’antifona:

Signore clementissime,

che per la nostra miseria

hai affrontato il supplizio della morte

per mano degli empi,

libera la sua anima dal baratro dell’inferno,

e misericordioso scioglila dai lacci della morte,

e cancella i suoi peccati con un’eterna dimenticanza;

i tuoi angeli la trasportino nella tua luce,


la facciano entrare nella porta del paradiso,

affinché, mentre il corpo è affidato alla terra,

la conducano verso l’eternità.57

 

Tutti, messisi in ginocchio e col capo chino, ripetono per tre volte Signore, pietà del peccatore.

 

33.       Poi, o tutti insieme recitano l’orazione domenicale58 o l’Abate dice una delle seguenti preghiere:

Dio onnipotente,

che con la morte in croce del tuo Figlio

hai vinto la nostra morte,

con il suo riposo nel sepolcro

hai santificato le tombe dei fedeli

e con la sua gloriosa risurrezione

ci hai ridato la vita immortale,

accogli le nostre preghiere

per questo nostro fratello che morto e sepolto in Cristo

attende la beata speranza

e la manifestazione gloriosa del Salvatore.

Mentre era sulla terra,

lo hai condotto per mezzo del tuo Spirito

sul sentiero della vita monastica:

Concedi, o Signore,

a colui che ti ha servito fedelmente sulla terra,

di lodarti senza fine nella beatitudine del cielo.

Per Cristo nostro Signore.59

 

Oppure:

E’ certamente temerario, Signore,

che l’uomo osi raccomandare, a te Dio nostro, un uomo,

il mortale un mortale, la cenere altra cenere:

ma poiché la terra accoglie la terra,

e la polvere si trasforma in polvere,


la facciano entrare nella porta del paradiso,

affinché, mentre il corpo è affidato alla terra,

la conducano verso l’eternità.57

 

Tutti, messisi in ginocchio e col capo chino, ripetono per tre volte Signore, pietà del peccatore.

 

33.       Poi, o tutti insieme recitano l’orazione del Signore58 o il Sacerdote recita una delle seguenti preghiere:

Dio onnipotente,

che con la morte in croce del tuo Figlio

hai vinto la nostra morte,

con il suo riposo nel sepolcro

hai santificato le tombe dei fedeli

e con la sua gloriosa risurrezione

ci hai ridato la vita immortale,

accogli le nostre preghiere

per questa nostra Sorella che morta e sepolta in Cristo

attende la beata speranza

e la manifestazione gloriosa del Salvatore.

Mentre era sulla terra,

l’hai condotta per mezzo del tuo Spirito

sul sentiero della vita monastica:

Concedi, o Signore,

a colei che ti ha servito fedelmente sulla terra,

di lodarti senza fine nella beatitudine del cielo.

Per Cristo nostro Signore.59

 

Oppure:

E’ certamente temerario, Signore,

che l’uomo osi raccomandare, a te Dio nostro, un uomo,

il mortale un mortale, la cenere altra cenere :

ma poiché la terra accoglie la terra,

e la polvere si trasforma in polvere,


finché ogni carne ritorni alla propria origine,

con le lacrime, Padre pietosissimo,

imploriamo la tua misericordia,

affinché l’anima di questo tuo servo,

che da questo mondo conduci alla patria,

tu accolga nel seno di Abramo tuo amico,

e lo cosparga con il refrigerio della tua rugiada;

sia unita al riposo grazie alla tua bontà

e faccia esperienza della tua pietosa indulgenza;

e quando, al termine di questo mondo,

splenderà a tutti il regno celeste,

unito quale nuovo uomo alla schiera di tutti i santi,

risorga per essere incoronato

con i tuoi eletti alla tua destra.

Per Cristo nostro Signore. 60

 

Oppure:

Ascolta, Signore, le preghiere della tua Chiesa

per il nostro Fratello N.:

la vera fede lo associò al popolo dei credenti,

la tua misericordia lo unisca all'assemblea dei santi,

nella dimora di luce e di pace.

Per Cristo nostro Signore.61

 

Oppure:

Colpiti dalla novità della crudele ferita,

e in un certo modo gravemente piagati,

imploriamo con voce piena di fede

la tua misericordia, o Redentore del mondo,

perché con dolcezza e indulgenza accolga

l’anima del nostro caro Fratello N.

che ritorna presso la tua clemenza,

tu che sei fonte di pietà;

e se essa contrasse qualche macchia

dal contatto con la carne,


finché ogni carne ritorni alla propria origine,

con le lacrime, Padre pietosissimo,

imploriamo la tua misericordia,

affinché l’anima di questa tua serva,

che da questo mondo conduci alla patria,

accolga nel seno di Abramo tuo amico,

e la cosparga con il refrigerio della tua rugiada;

sia unita al tuo riposo grazie alla tua bontà

e faccia esperienza della tua pietosa indulgenza;

e quando, al termine di questo mondo,

splenderà a tutti il regno celeste,

unita quale nuova creatura alla schiera di tutti i santi,

risorga per essere incoronata con i tuoi eletti

alla tua destra.

Per Cristo nostro Signore.60

 

Oppure:

Ascolta, Signore, le preghiere della tua Chiesa

per la nostra Sorella N.:

la vera fede la associò al popolo dei credenti,

la tua misericordia la unisca all'assemblea dei santi,

nella dimora di luce e di pace.

Per Cristo nostro Signore.61

 

Oppure:

Colpiti dalla novità della crudele ferita,

e in un certo modo gravemente piagati,

imploriamo con voce piena di fede

la tua misericordia, o Redentore del mondo,

perché con dolcezza e indulgenza accolga

l’anima della nostra cara Sorella N.

che ritorna presso la tua clemenza,

tu che sei fonte di pietà;

e se essa contrasse qualche macchia

dal contatto con la carne,


tu, Dio, degnati benigno di cancellarla,

pietoso perdona, affidala all’oblio eterno,

e mentre si accinge a renderti lode con gli altri,

fa’ che si unisca alla schiera dei tuoi santi.

Per Cristo nostro Signore.62

 

Oppure:

Nelle tue mani, Padre clementissimo,

consegnando l'anima del nostro Fratello N.

con la sicura speranza che risorgerà nell'ultimo giorno

insieme a tutti i morti in Cristo.

Ti rendiamo grazie, o Signore,

per tutti i benefici che gli hai dato in questa vita,

come segno della tua bontà

e della comunione dei santi in Cristo.

Nella tua misericordia senza limiti,

aprigli le porte del paradiso;

e a noi che restiamo quaggiù

dona la tua consolazione con le parole della fede,

fino al giorno in cui, tutti riuniti in Cristo,

potremo vivere sempre con te nella gioia eterna.

Per Cristo nostro Signore.63

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

34.       A questo punto l’Abate nella preghiera può unire al defunto i Confratelli che già sono sepolti nel cimitero e tutti i fedeli ovunque sepolti, dicendo:

Dio, per la cui misericordia riposano i fedeli,

ai tuoi servi e a tutti coloro che riposano in Cristo

concedi propizio il perdono dei peccati:

affinché, assolti da tutte le colpe,


tu, Dio, degnati benigno di cancellarla,

pietoso perdona, affidala all’oblio eterno,

e mentre si accinge a renderti lode con gli altri,

fa’ che si unisca alla schiera dei tuoi santi.

Per Cristo nostro Signore.62

 

Oppure:

Nelle tue mani, Padre clementissimo,

consegnando l'anima della nostra Sorella N.

con la sicura speranza che risorgerà nell'ultimo giorno

insieme a tutti i morti in Cristo.

Ti rendiamo grazie, o Signore,

per tutti i benefici che gli hai dato in questa vita,

come segno della tua bontà

e della comunione dei santi in Cristo.

Nella tua misericordia senza limiti,

aprigli le porte del paradiso;

e a noi che restiamo quaggiù

dona la tua consolazione con le parole della fede,

fino al giorno in cui, tutti riuniti in Cristo,

potremo vivere sempre con te nella gioia eterna.

Per Cristo nostro Signore.63

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

34.       A questo punto il Sacerdote nella preghiera può unire alla defunta le Consorelle che già sono sepolte nel cimitero e tutti i fedeli ovunque sepolti, dicendo:

Dio, per la cui misericordia riposano i fedeli,

ai tuoi servi e a tutti coloro che riposano in Cristo

concedi propizio il perdono dei peccati:

affinché, assolti da tutte le colpe,


siano uniti alla risurrezione del tuo Figlio.

Che vive e regna nei secoli dei secoli.64

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

35.       Al termine di tutto il rito si può fare un canto, secondo l’usanza del luogo65, dopo il quale l’Abate opportunamente benedice i presenti come si fa alla fine della Messa. Quindi come congedo dice:

Ora andiamo in pace,

ricordando davanti a Dio il nostro Fratello.

 

36.       Se a causa del cattivo tempo non si può fare la processione fino al cimitero, in un punto opportuno si interrompe la salmodia e subito si dispongono gli ultimi suffragi come sopra ai nn. 29-35. Poi, in un momento successivo, con l’accompagnamento di alcuni Confratelli, la salma che prima è stata deposta in un luogo adatto, è sepolta dall’Abate che benedice la tomba, l’asperge con acqua benedetta e la incensa, non facendo altro se non quanto è suggerito dalla devozione e dal rispetto delle persone.

 

37.       Si facciano quindi delle brevi comunicazioni da inviare a tutti i monasteri della Famiglia Cistercense, sotto questa forma, con opportune variazioni:

Il giorno ... è morto nel nostro monastero ... di ... (o della Congregazione N.) dell’Ordine Cistercense, nella diocesi ... ( nazione), Fratel ... (novizio, professo temporaneo, converso, oblato, diacono, sacerdote, giubilare, etc.), per la cui anima imploriamo le vostre preghiere e il suffragio dei sacrifici secondo la carità e pregheremo per i vostri defunti.66

 


siano uniti alla risurrezione del tuo Figlio.

Che vive e regna nei secoli dei secoli.64

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

35.       Al termine di tutto il rito si può fare un canto, secondo l’usanza del luogo65, dopo il quale il sacerdote opportunamente benedice i presenti come si fa alla fine della Messa. Quindi come congedo dice:

Ora andiamo in pace,

ricordando a Dio la nostra Sorella.

 

36.       Se a causa del cattivo tempo non si può fare la processione fino al cimitero, in un punto opportuno si interrompe la salmodia e subito si dispongono gli ultimi suffragi come sopra ai nn. 29-35. Poi, in un momento successivo, con l’accompagnamento di alcune Consorelle, la salma che prima è stata deposta in un luogo adatto, è sepolta dal Sacerdote o dall’Abbadessa che benedice la tomba, l’asperge con acqua benedetta e la incensa, non facendo altro se non quanto è suggerito dalla devozione e dal rispetto delle persone.

 

37.       Si facciano quindi delle brevi comunicazioni da inviare a tutti i monasteri della Famiglia Cistercense, sotto questa forma, con opportune variazioni:

Il giorno ... è morta nel nostro monastero ...di ...(o della Congregazione N.) dell’Ordine Cistercense, nella diocesi ... (nazione), Suor ... (novizia, professa temporanea, conversa, esterna, oblata, giubilare, etc.), per la cui anima imploriamo le vostre preghiere e il suffragio dei sacrifici secondo la carità e pregheremo per i vostri defunti. 66

 

 


ACCOGLIENZA DEL CORPO DI UN DEFUNTO67

 

38.       Quando presso di noi muore un ospite o bisogna trasportare la salma di una persona ad un monastero, si va in processione dal convento alla foresteria o alla porta del monastero o presso la porta della chiesa e tutto si svolge come sopra ai nn. 2-8.

 

39.       Se si deve trasportare la salma di un altro, dopo l’ultima nota di lode e il saluto finale come sopra ai nn. 13-18, quando la salma giunge al luogo dove deve essere affidata a coloro che devono trasportarla, si interrompe la salmodia e l’Abate o un Sacerdote celebrante, recitata un’orazione adatta, congeda l’assemblea.

 


ACCOGLIENZA DEL CORPO DI UN DEFUNTO67

 

38.       Quando presso di noi muore un ospite o bisogna trasportare la salma di una persona ad un monastero, si va in processione dal convento alla foresteria o alla porta del monastero o presso la porta della chiesa e tutto si svolge come sopra ai nn. 2-8.

 

39.       Se si deve trasportare la salma più lontano, dopo l’ultimo discorso e il saluto finale come sopra ai nn. 13-18, quando la salma giunge al luogo dove deve essere affidata a coloro che devono trasportarla, si interrompe la salmodia e il Sacerdote o l’Abbadessa, recitata un’orazione adatta, congeda l’assemblea.

 


APPENDICE

 

Altri testi per la liturgia della parola
o per la veglia vicino al defunto

 

Salmi e Antifone

 

Per comodità si citano qui Salmi scelti per i defunti con la loro antifona:

 

5.      Dirige, Domine Deus meus, in conspectu tuo viam meam.

6.      Convertere, Domine, et eripe animam meam, quondam non est in morte qui memor sit tui.

7.      Nequando rapiat ut leo animam meam, dum non est qui redimat neque qui salvum faciat.

15     Conserva me, Domine, quondam in te speravi.

Oppure Caro mea requiescat in spe.

22.    In loco pascuae ibi me collocavit.

24.    Delicta iuventutis meae et ignorantias meas ne memineris, Domine.

26     Credo videre bona Domini in terra viventium.

30 (1-6) In tua iustitia, libera me, Domine.

39          Complaceat tibi, Domine, ut eruas me; ad adiuvandum me respice.

40          Sana, Domine, animam meam, quia peccavi tibi.

41          Sitivit anima mea ad Deum vivum quando veniam et apparebo ante faciem Domini.

50.    Exultabunt Domino ossa umiliata.

62.    Me suscepit dextera tua, Domine.

64.    Exaudi, Domine, orationem meam; ad te omnis caro veniet.

83.    Beati qui habitant in domo tua, Domine.

84     Benedixisti, Domine, terram tuam; remisisti iniquitatem plebis tuae.

85.    Inclina, Domine, aurem tuam et exaudi me

Oppure Tu, Domine Deus, patiens et multae misericordiae.

90.    Longitudine dierum replebo eum et ostendam illi salutare meum.

114.  Placebo Domino in regione vivorum.

120.  Dominus custodit te ab omni malo: custodiat animam tuam Dominus.

129.  Si iniquitates observaveris, Domine, Domine, quis sustinebit?

137.  Opera manuum tuarum, Domine, ne despicias.

142.  Non abscondas facies tuam a me, quia in te speravi;

oppure T.P. Propter nomen tuum, Domine, vivificabis me, alleluia.

150.  Omnis spiritus laudet Dominum.

 

 

Letture bibliche

 

Come nel Rito romano delle esequie, nn. 83-144.

 

 

Letture dei padri o scrittori ecclesiastici

 

Come nell’Ufficio dei defunti della Liturgia romana delle Ore

 

 

Formulari della preghiera dei fedeli

 

Oltre ai formulari contenuti in questo Rito delle esequie,

si possono usare i seguenti: O.E., nn. 200-202.

 

 

Preghiere finali

 

Come nel Rito romano delle esequie, nn. 170-181 e n. 202.

Oltre a queste preghiere, si possono prendere tutte le orazioni

che sono indicate per le Messe dei defunti.

 


Debiti o Suffragi per i Defunti

 

nell’ordine cistercense della stretta osservanza
secondo le decisioni dei capitoli generali tanto degli abati quanto delle abbadesse del 1971

 

1.         Una volta all’anno, si deve celebrare l’anniversario della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, nel giorno stabilito.

 

2.         Una volta al mese, ne giorno stabilito dall’Abate o dall’Abbadessa e non impedito dalle rubriche, si celebra una Messa conventuale per i confratelli e le consorelle del nostro Ordine, per i nostri genitori e gli altri defunti a noi specialmente congiunti; i Fratelli presbiteri che in questo giorno celebrano la Messa da soli, fanno lo stesso che i Fratelli concelebranti.

            Si può anche fare, se sia parso opportuno all’Abate o all’Abbadessa, una celebrazione comunitaria della Parola.

 

3.         Ogni giorno, nell’Ufficio divino o Liturgia delle Ore, si offre un qualche suffragio o intenzione nelle Preghiere.

 

4.         Ricevuta la notizia della morte:

a.         di Confratelli o Consorelle di tutta la Famiglia cistercense, e anche di padri, madri, fratelli e sorelle nostri, e dei loro sposi, fili e figlie, in ciascuna comunità, oltre alla Messa mensile, tutti i Fratelli o Sorelle facciano per le anime di quei defunti l’opera pia che parrà loro più opportuna;

b.         del Sommo Pontifice, del Vescovo diocesano, dell’Abate Generale e del Padre immediato, si celebri una Messa nella comunità.

 

5.         Alla morte di un Confratello o di una Consorella della comunità:

a.         veglie, esequie e Messe secondo questo Rituale;

b.         elemosina da parte di tutta la comunità;

c.         tre Messe che i singoli sacerdoti della comunità devono celebrare dopo la morte (le quali in comunità  possono essere opportunamente celebrate o concelebrate dopo tre, sette e trenta giorni dalla morte, secondo le rubriche del Messale).

 

            Nondimeno l’Abate o l’Abbadessa con il consiglio dei Confratelli o delle Consorelle può stabilire che si debba offrire qualche suffragio in più.

 

 

nell’ordine cistercense

secondo le decisioni del capitolo generale del 1995

 

            Il Capitolo Generale ha stabilito riguardo ai suffragi per i nostri defunti solo norme generali, ma sarà compito delle singole Congregazioni stabilire norme speciali (o applicare le norme generali a circostanze particolari).

 

Introduzione teologica

 

            Nella vita cristiana la pietà e il culto verso i defunti ebbero sempre grande importanza fin dai primi tempi della Chiesa e dell’Ordine nostro. Nella commemorazione dei defunti si esprime la comunione dei santi con cui, comunicando tra di loro tutte le membra di Cristo, si impetra per alcuni un’opera spirituale, per altri si offre il sollievo della speranza. Nel culto dei morti noi cristiani intendiamo affermare comunque la speranza della vita eterna ed esprimere il carattere pasquale della morte cristiana. Perciò la Chiesa offre per i defunti il sacrificio eucaristico della Pasqua del Cristo, largisce preghiere e suffragi per essi, affinché coloro che sono morti e risuscitati attraverso il battesimo di Cristo siano resi incorporei, con lui attraverso la morte passino alla vita, dovendo essere purificati nell’anima e assunti in cielo coi santi e gli eletti, aspettando mentre sono nel corpo la beata speranza dell’avvento di Cristo e la risurrezione dei morti.

 


Le Commemorazioni (Anniversari solenni) dei Defunti

 

            Oltre alla Commemorazione di tutti i fedeli defunti del 2 novembre il nostro Ordine ogni anno celebra due Commemorazioni dei defunti:

1.                 il 18 settembre, Commemorazione di tutti i defunti della Famiglia Cistercense morti durante l’anno, da celebrarsi come ufficio solenne.

 

2.                 il 14 settembre, Commemorazione di tutti i defunti che sono vissuti sotto la Regola del S.P.N. Benedetto, da celebrarsi come ufficio festivo.

 

            In queste commemorazioni tutte le Messe sono applicate per i defunti, a meno che il Superiore (la Superiora) non voglia stabilire diversamente.

 

Commemorazione del mese (Ufficio del mese)

 

Una volta al mese, nel Direttorio dell’Ufficio dell’Ordine proposto si faccia la Commemorazione di tutti i defunti come ufficio votivo.

 

Almeno una Messa conventuale deve essere applicata per i defunti.

 

Commemorazione quotidiana dei defunti

 

            Oltre ai suffragi quotidiani nella celebrazione della Sacra Eucaristia e nella Liturgia delle Ore e alle usanze locali, si recitino nei monasteri, in cui vige l’usanza, dopo la lettura quotidiana del necrologio, il Salmo De profundis e un’orazione adatta.

 

Suffragi in occasione della morte
di un Confratello o di una Consorella

 

            Oltre a quelle che propone il Rituale Cistercense in occasione della morte di un Confratello o di una Consorella, il nostro Ordine osservi queste norme:

1.                 Per il Confratello o la Consorella defunto (a), oltre alla Messa delle esequie, si celebri o si concelebri per tre volte la Messa conventuale, per es., dopo tre, sette e trenta giorni dalla morte, secondo le rubriche. Se poi presso i monaci un sacerdote non può partecipare alla Messa conventuale o applicare la Messa conventuale, si comporti secondo le disposizioni del Superiore.

2.                 Dove vi è l’usanza, è possibile celebrare 30 Messe (Gregoriane) per il Confratello o la Consorella defunto (a).

3.                 Si raccomanda vivamente, che per 30 giorni si nomini il nome del Confratello o della Consorella defunto (a) nella preghiera universale della Messa o nella Preghiera Eucaristica o nelle preghiere (litanie) ai Vespri.

4.                 Secondo un’antica tradizione anche Cistercense si offrano opere di carità o elemosine per il Confratello o la Consorella defunto (a). Il Superiore (la Superiora) può offrire qualche forma di suffragio da farsi in più (per es. preghiere particolari).

5.                 Comunicazioni di defunti siano inviate agli altri monasteri di tutta la Famiglia Cistercense e siano notificate alle comunità nel modo stabilito dal Superiore (dalla Superiora).

 

Suffragi per altri defunti

 

1.                 Ricevuta notizia della morte di Confratelli o Consorelle del nostro Ordine e di tutta la Famiglia Cistercense o dei parenti, padri, madri, fratelli, sorelle, e dei loro coniugi, figli e figli, in ogni comunità oltre alla commemorazione mensile, tutti facciano per il defunto (la defunta) un’opera pia che sembrerà loro più opportuna o quella che il Superiore (la Superiora) indicherà.

2.                 Nella preghiera universale della Messa (o nella Preghiera Eucaristica) o nelle Preghiere (litanie) ai Vespri si può inserire il nome del defunto(a).


3.                 Ricevuta la notizia della morte del Sommo Pontefice, del Vescovo diocesano, dell’Abate Generale, dell’Abate Preside di una Congregazione (o dell’Abbadessa Presidente della Federazione) e del Padre Immediato si celebri la Messa conventuale per lui (per lei).

 

 

 

 

 

 

 


RITO DELL’ELEZIONE
E CONFERMA NONCHE’
DELLA BENEDIZIONE
DI UN ABATE O DI UN’ABBADESSA

 

 

NELL’ORDINE CISTERCENSE
DELLA STRETTA OSSERVANZA

 

            Approvato dal Capitolo Generale degli Abati O.C.S.O nel 1974 e adattato alle norme del Codice di Diritto Canonico e delle Costituzioni dell’Ordine.

 

Prenotanda: Nell’ordinazione di un Abate o di una Abbadessa sono necessarie tre azioni: la prima è l’elezione, la seconda la conferma e l’insediamento, l’ultima la benedizione. Vale tutto ciò che si dice in questo opuscolo su di un abate o un’abbbadessa da ordinare e confermare, eccetto quanto viene espresso a suo luogo; valgono anche, con le debite variazioni, per un priore o una priora di un priorato maggiore o semplice.

 

L’ELEZIONE

 

1.         Quando, morto l’abate, na Chiesa dell’Ordine rimane vacante, o quando un abate giunge al termine del suo incarico, il Vescovo cui compete per diritto sceglie il giorno della prossima elezione e lo indica e convoca tutti gli elettori a norma del diritto.

In questi giorni, non solo si esortano i fratelli a dedicarsi alla preghiera e alle opere buone con maggiore assiduità, ma si ammoniscano anche sul dirito sia universale sia proprio circa l’elezione.

 


2.         In un’ora conveniente, in un tempo opportuno prima dell’elezione, il Presidente dell’elezione convoca gli elettori. Se vi è un delegato, per quanto è possibile, si legga prima la sua delega. Dopo una breve esortazione del Presidente, con suffragio segreto, vengono eletti tre scrutatori (o almeno due) dalla stessa assemblea. E’ in potere degli elettori assentire a questa elezione o dissentire; e se uno rinuncia, se ne elegga un altro. E’ primo scrutatore il più anziano o quello eletto con il maggior numero di voti.

Al Presidente inoltre compete l’elezione e la convocazione del notaio e di due testimoni; è consuetudine che siano scelti al di fuori dell’assemblea, per quel che è possibile.

 

3.         Anche i membri del Capitolo conventuale devono indicare la propria opzione con voto segreto, a norma delle Costituzioni, tra l’elezione dell’abate a tempo indefinito o per un sessennio.

 

4.         Nel giorno stesso dell’elezione, si celebra la messa conventuale votiva dello Spirito Santo a norma dell’Istruzione Generale del Messale con (Gloria e) preghiere adatte alla circostanza. A questa messa, cui presiede lo stesso Presidente, partecipano e, per quanto spetta loro, intervengono tutti gli elettori, presenti il notaio e i testimoni.

Se è stato previsto che in questo stesso giorno, dopo l’inse­diamento, debba seguire la benedizione dell’Eletto, si può celebrare la Messa dello Spirito Santo prima del capitolo preparatorio.

 

IL CAPITOLO DELL’ELEZIONE

 

5.         All’ora stabilita, dato un segnale, tutti coloro che partecipano all’elezione vanno nela sala capitolare o in un altro luogo idoneo. Da questo momento fino ad elezione avvenuta nessuno di essi abba contatto con persone estranee all’assemblea.

 

            Se è stato previsto che l’insediamento debba seguire subito dopo, si pongono su di un tavolo l’evangeliario, le chiavi della chiesa e il sigillo del monastero, oltre alla croce pettorale abbaziale.


            Inizia il Presidente recitando il versetto Divinum auxilium o un altro al quale tutti rispondono Amen. Se prima è stata celebrata la messa dello Spirito Santo, allora si canta prima l’inno Veni, creator Spiritus cui il Presidente aggiunge l’orazione Deus qui corda fidelium.

 

6.         Letto dalla santa Regola il capitolo 64 De ordinando Abate, il Presidente espone in breve l’esito dell’elezione e promuove tra gli elettori lo spirito di fede e di discrezione diano alla casa di Dio un degno esecutore.

 

7.         Quindi il cantore (o il notaio) legge secondo l’ordine l’elenco di tutti gli elettori. Al proprio nome, ogni elettore si alza in piedi e dice Presente. Se uno degli elettori è assente, viene notificato al Presidente dal Priore o da un altro. Al termine dell’appello si dichiara il numero. I partecipanti poi possono prestare giuramento se sembra cosa opportuna al Presidente1.

 

8.         A questo punto si procede all’elezione. Il cantore distribuisce ad ogni elettore, incominciando dagli scrutatori, le schede della votazione. Queste possono essere preparate in modo, per es., una volta scritti i nomi di tutti gli elettori, da esser sufficiente scrivere o fare un segno sul nome di colui al quale si vuol dare il proprio voto; inoltre vi sia lo spazio in cui si possa scrivere il nome del non-elettore e il nome del suo monastero.

 

9.         Il primo scrutatore capovolge l’urna scoperta dal pù giovane nella quale si devono inserire i voti, perché apaia vuota, quindi la rimette a posto e la copre.

 

10.       Subito, ad un cenno del Presidente, gli scrutatori avvicinandosi con la propria scheda al tavolo a ciò preparato, segretamente scrivono il loro voto, lo portano e lo inseriscono nell’urna sul tavolo davanti ai testimoni; quindi siedono dinanzi allo stesso. Gli altri elettori fanno allo stesso modo e, deposto il voto nell’urna, abbandonano la salla della votazione.

 

11.       Al malato che non può essere presente, purché sia nella casa, vanno gli scrutatori con i testimoni e il notaio, perché anch’egli possa dare il suo voto.

 

12.       Raccolti tutti i voti, il primo scrutatore li mischia, li estrae dall’urna e li conta, perché sia evidente che eguagliano il numero degli elettori. Se ve n’è uno in più, subito richiamati gli elettori, il Presidente dichiara nulla la votazione e, distrutte le schede, si ripete l’elezione.

 

13.       Una volta che il numero dei voti sia giusto, il primo scrutatore apre le schede, in silenzio legge e la porge ai colleghi perché la leggano allo stesso modo; ognuno di essi annota i voti dati a ciascuno. Si contano i voti a norma delle Costituzioni e si comunicano al Presidente e ai testimoni.

 

14.       Annotati così i voti di tutti e contati, richiamati frattanto gli elettori nell sala, il primo scrutatore conta i voti ricevuti, iniziando da chi ne ha ricevuti meno, cosicché alla fine dica:

 

Contate le schede nulle in numero di X.,

la maggioranza richiesta dal nostro diritto risulta X.

Dunque

-     abbiamo un’elezione o una petizione nulla.

-     È stato eletto, a norma delle Costituzioni dom. N. che ha ricevuto voti X.

 

            Se è stato eletto lo stesso primo scrutatore, il secondo scrutatore dice e fa qunto sopra.

 

15.       Se non si ha né elezione né petizione, si procede ad una nuova elezione.


Tuttavia il Presidente dell’elezione, con l’approvazione del capitolo conventuale, per il bene della comunità ha la facoltà di limitare il numero degli scrutini. In questo caso, non ottenuta l’elezione o la petizione, la sessione termina come al n. 18.

 

16.       Ottenuta l’elezione o la petizione e proclamata dallo scrutatore, iol Presidente dice:

Io dichiaro Dom N. veramente e canonicamente eletto (richiesto) a legittimo Abate di questo monastero N.

 

17.       Se l’Eletto è presente nel capitolo o si trova nelle prossimità, il Presidente lo convoca e, stando in piedi di fonte a lui, gli chede se vuole accettare l’elezione. L’eletto da parte sua esprima l’assenso alla carica di abate chiaramente con poche parole.

 

            Se l’eletto è assente e non può venire subito, si notifichi a lui quanto prima l’elezione, e frattanto la sessione si conclude come sotto al n. 18.

 

            Se in maniera assoluta e irrevocabile l’Eletto rinuncia per un giusto motivo, non dev’essere costretto, ma si dovrà procedere ad una nuova elezione o si deve provvedere in altro modo a norma delle Costituzioni.

 

            Dove il Presidente dell’elezione ha il potere pieno o delegato di confermare l’Eletto, e l’Eletto presente nel capitolo accetta l’elezione, dopo uno spazio di tempo sufficiente a convocare e radunare i professi temporanei e i novizi nel capitolo, si procede alla conferma come è indicato sotto.

 

18.       Se si devono differire la conferma e l’insediamento dell’Eletto, portato a termine l’esito dell’elezione e letto pubblicamente, avvicinandosi tutti al tavolo del notaio, sottoscrivono secondo l’ordine, cioè: il Presidente dell’elezione, gli elettori, l’Eletto, i testimoni, il notaio. E con il versetto Adiutorium nostrum o con un altro, premessa, se sembra opportuno, l’orazione Actiones nostras recitata dal Presidente, tutti si allontanano. Le schede e le altre annotazioni conservate dal notaio o da altra persona diligente vengono distrutte. La trascrizione inoltre della modalità dell’elezione viene inviata quanto prima all’Abate Generale.

 

 

CONFERMA E INSEDIAMENTO

 

19.       Finché non è confermato e non si è insediato l’Eletto non esercita alcuna giurisdizione, se non per delega secondo il diritto. Nell’assemblea tuttavia occupa il posto accanto alla sede dell’abate.

 

20.       All’ora stabilita, dato un segnale, riuniti in capitolo tutti i fratelli, professi e novizi, si procede alla conferma e all’insediamento da parte del Presidente dell’elezione o del Delegato dall’autorità competente.

Recitato opportunamente il versetto Divinum auxilium o un altro, letto dalla santa Regola il capitolo 2 Qualis debeat esse abbas, il Presidente parla all’Eletto e lo conferma o lo dichiara giuridicamente confermato, dicendo:

Io, Fratel N., con l’autorità di cui godo, (ti confermo) (ti dichiaro confermato) come vero Abate di questo monastero N. e ti pongo a capo dello stesso.

 

21.       Allora il nuovo Abate emette la professione di fede oltre al giuramento di fedeltà conformi alle formule prescritte dalla S. Sede. L’Abbadessa da parte sua non è tenuta a questa prassi canonica; nulla tuttavia impedisce che pronunci, se vuole, le suddette formule.

 

22.       Poi il Presidente consegna al nuovo Abate le chiavi della chiesa e il sigillo del monastero, dicendo:

Con la consegna di questo sigillo e delle chiavi, ricevi il pieno governo di questo monastero N. come suo legittimo Abate.


23.       Quindi lo fa sedere al posto dell’abate e, se l’uso lo comporta, può consegnargli la croce pettorale, nulla aggiungendo o dicendo:

Ricevi questo simbolo della croce in memoria di colui di cui dovrai credere di fare le veci nel monastero.

 

24.       A questo punto il nuovo Abate riceve i singoli professi che gli si avvicinano per rinnovare la regolare professione di obbedienza. Ognuno genuflesso, mettendo le mani giunte nelle mani di lui, dice:

 

Padre, ti prometto obbedienza secondo la Regola di San Benedetto fino alla morte. (Al posto di Fino alla morte i professi temporanei dicono: a norma delle Costituzioni.)

 

L’Abate abbraccia ciascuno rispondendo con queste o parole simili:

E Dio ti conceda la vita eterna (oppure la perseveranza).

 

Infine può abbracciare i novizi e può rivolgere la parola a tutti.

 

25.       Alora secondo i diversi suggerimenti, o tutti restano nella sala capitolare, o due a due processionalmente si recano in chiesa. Sia andando in capitolo che in chiesa, in rendimento di grazie si canta l’inno Te Deum o un altro idoneo.

 

Cantato l’inno, il Presidente, rivolto verso il nuovo Abate, dice:

Onnipotente eterno Dio, che solo fai cose mirabili,effondi sul tuo servoN. E sulla congregazione a lui affidata lo Spirito della grazia che salva. E, perché ti compiaccia nella verità, effondi su di lui l’eterna rugiada della tua benedizione.

 

Tutti rispondono

Amen.

 


26.       In seguito, o in un empo opportuno, se la formula dell’elezione non è stata ancora sottoscritta, tutti quelli che hanno partecipato all’elezione, sottoscrivono la conferma e l’insediamento una volta letto il testo chiaramente e pubblicamente da parte del notaio, come sopra al n. 18. Solo il Presidente, l’Abate, i testimoni e il notaio sottoscrivono dopo la lettura pubblica dell’insediamento e della conferma.

 

 

LA BENEDIZIONE

 

27.       Per il rito con cui si benedice l’Abate si osserva quello che nel Pontificale Romano si intitola Ordo benedictionis Abbatis et Abbatissae, tuttavia fatto salvo il diritto dell’Abate Generale di benedire tutti gli Abati e le Badesse dell’Ordine e fatta salva la tradizione accolta nell’Ordine secondo la quale si consegna il pastorale sia all’Abbadessa che all’Abate (Rituale Cistercense, Westmalle 1949, L. VIII, c. V,1 e c. VI,9; ed anche la Costituzione Apostolica Non mediocri, 30 luglio 1902, e il Rescr. S.C.R. dell’8 maggio 1913).

 

28.       Se oi si conferisce la benedizione nello stesso giorno o nel giorno immediatamente dopo dalo stesso Prelato che presiede all’elezione, alla conferma e all’insediamento, è conveniente che nello stesso atto di conferma, dopo la lettura della santa Regola nonché della formula di delega fatta secondo il diritto, il Presidente interroghi l’Eletto se è previsto nel rito di Benedizione. Allora, durante la stessa messa di Benedizione, terminata l’omelia, l’Eletto è condotto da due monaci davanti alla sede del Prelato e, omessa ogni domanda, subito si cantano le Litanie, fatta prima una munizione da parte del Prelato. Ricevuti la benedizione e il pastorale, l’Abate riceve il bacio di pace dal Prelato e dagli Abati presenti; tuttavia non abbraccia i monaci, perché lo ha fatto poco prima dell’insediamento nel capitolo. Il Prelato accompagna l’Abate benedetto al suo posto in coro.

 

 

L’ELEZIONE DELL’ABATE GENERALE

 

29.       L’Abate Generale viene eletto come gli altri abati, come sopra. Tuttavia l’elezione si fa da parte dei due Capitoli Generali degli Abati e delle Badesse, in sessioni separate, e si considera eletto quello che in ambedue i Capitoli Generali ha ottenuto la maggioranza assoluta. Invece del capitolo 64 della santa Regola, si leggono le Costituzioni dell’Ordine 82-83.

 

30.       Controllati tutti i voti e contati, richiamati nella sala propria gli elettori e le elettrici, il primo scrutatore e la prima scrutatrice contano i voti ricevuti, incominciando da quello che ne ha avuti meno, in modo tale che al termine dicano, con le dovute varianti:

 

Contate le schede nulle in numero di X.

La maggioranza prevista dal nostro diritto è X. Dunque:

A.

Nessuno ottiene la maggioranza richiesta e abbiamo un’elezione nulla (dopo aver aggiunto i voti notificati nell’altro capitolo). Nel Capitolo invece delle Badesse

 

Dom. N. … ottiene voti…

 

B.

Dom. … Ottiene nel nostro Capitolo la maggioranza richiesta (si aggiunge il numero dei voti ottenuto nell’altro Capitolo). Tuttavia abbiamo un’elezione nulla: infatti non ottiene tale maggioranza nel Capitolo delle Badesse (degli Abati). Infatti in questo Capitolo

 

Dom. … Ottiene voti…

 

C.

Dom. … Ottiene nel nostro Capitolo la maggioranza richiesta (aggiunti gli altri voti ottenuti nell’altro Capitolo) e abbiamo l’elezione, infatti ottiene anche la maggioranza richiesta nel Capitolo delle Badesse (degli Abati).

 

In questo Capitolo

Dom. … Ottiene voti…

 

31.       Otenuta l’elezione, e riuniti i due Capitoli nella stessa sala, il Presidente del Capitolo degli Abati (o, se l’eletto è Abate di una casa più antica) proclama:

Io dichiaro te veramente e canonicamente eletto a legittimo Abate Generale dell’Ordine della Stretta Osservanza.

 

            Se l’eletto è presente in capitolo o risiede nelle vicinanze, il Presidente lo convoca e, stando in piedi davanti a lui, gli chiede se vuole accettare l’elezione. L’eletto esprima l’assenso alla carica di Abate Generale apertamente. Allora il Presidente dell’elezione (o, se è stato eletto, l’Abate della casa più antica)abbraccia il nuovo eletto. L’eletto non ha bisogno di conferma.

 

32.       In caso di elezione, fatti entrare gli ospiti nella sala, il nuovo Abate Generale emette la professione di fede e il giuramento di fedeltà secondo le formule prescritte dalla S. Sede e si dirige verso la sede del Presidente.

Subito, o al termine dell’allocuzione, tutti solennemente cantano il Te Deum laudamus. Cantato l’inno, il Presidente (o, se è stato eletto, l’Abate della casa più antica), rivolto al nuovo Abate Generale, dice:

 

Onnipotente eterno Dio, che solo fai cose mirabili, effondi sul tuo servo N. e sull’Ordine a lui affidato lo Spirito salutare di salvezza. E, perché ti compiaccia nella verità, infondi su di lui la perpetua rugiada della tua benedizione.

Per Cristo nostro Signore.

 


Tutti rispondono:

Amen.

 

            A tempo opportuno, convocato ciascun Capitolo Generale, compilato da parte del notaio l’atto di elezione e letto pubblicamente, tutti ordinatamente lo sottoscrivono, e cioè: il nuovo Abate Generale, il Presidente dell’elezione, gli elettori (elettrici), i testimoni, il notaio. Le schede e gli altri appunti tenuti dal notaio durante l’elezione o da altra persona diligente vengono distrutti.

 

33.       Se l’eletto alla carica di Abate Generale non è presente nel Capitolo e non può venire subito, o, in caso di petizione, se si deve aspettare l’indulto della S. Sede, allora si compila l’atto dell’elezione, letto si sottoscrive come sopra al n. 32 e, premesso il versetto Adiutorium nostrum o un altro, se si crede opportuno, recitata l’orazione Actiones nostras da parte del Presidente, tutti escono.

 

Con l’arrivo dell’Eletto, in un tempo conveniente, si riuniscono insieme i due Capitoli Generali o i loro delegati e testimoni, e dopo che ha accettato l’elezione pubblicamente, il nuovo Abate Generale emette la professione di fede e il giuramento di fedeltà e raggiunge il suo posto.

 

 

APPENDICE

 

I GIURAMENTI

 

            Se appare conveniente si possono prestare i giuramenti.

 

a.         Gli scrutatori (il notaio anche e i testimoni) possono prestare il seguente giuramento:

Io, fratel N. (ciascuno pronuncia il proprio nome).

Chiamo a testimone Dio autore della fede e della verità,

che in questa operazione e procedimento di elezione,


senza frode e inganno, agirò in buona fede

e a nessuno se non a chi compete per diritto,

dirò alcunché delle parole o delle azioni.

 

E toccando con le mani aperte il Testo del Vangelo agiunge:

Così mi aiutino Dio e i Santi Vangeli di Dio,

che tocco con le mie mani.

 

b.         Tutti gli elettori insieme, stando in piedi ai propri posti, possono prestare il giuramento sotto questa forma:

 

Il primo elettore, toccando con tutte e due le mani il testo del Vangelo, dice.

Io, fratel N. giuro e prometto a Dio onnipotente che eleggerò colui che crederò che sarà più utile alla nostra Chiesa (al nostro Ordine) nelle cose spirituali e temporali.

Così mi aiutino Dio e i santi Vangeli di Dio, che tocco con le mie mani.

 

Gli altri, a due a due, secondo l’ordine di precedenza si avvicinano al Presidente e con tutte e due le mani toccando il testo del Vangel’, dicono:

Così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli di Dio,

che tocco con le mie mani.

PROFESSIONE DI FEDE E GIURAMENTO DI FEDELTA’

 

[A.A.S. 81 (1989) p. 10]

 

            Io N., credo con ferma fede e professo tute e singole le verità che sono contenute nel Simbolo di fede, e cioè:

Credo in un solo Dio Padre onnipotente,

creatore del cielo e della terra,

delle cose visibili e invisibili

e in un unico Signore Gesù Cristo,

Figlio unigenito di Dio,


nato dal Padre prima di tutti i secoli,

Dio a Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero,

generato non creato, consustanziale al Padre

per mezzo del quale sono state create tutte le cose,

per noi uomini e per la nostra salute discese dal cielo,

e si è incarnato da Spirito Santo, da Maria Vergine,

e si è fatto uomo;

fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,

patì e fu sepolto;

e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture,

e ascese in cielo, siede alla destra del Padre,

e di nuovo verrà nella gloria

per giudicare i vivi e i morti,

il cui regno non avrà fine;

e nello Spirito Santo Signore e che dà la vita,

che procede dal Padre e dal Figlio;

che con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,

e che ha parlato per mezzo dei Profeti;

e nella Chiesa una, santa cattolica e apostolica.

Confesso un solo battesimo nella remissione dei peccati,

e aspetto la risurrezione dei morti, e la vita che verrà. Amen.

 

            Con ferma fede credo anche tutte quelle verità che sono contenute nella parola di Dio scritta e tramandata e dala Chiesa, sia con solenne giudizio sia attraverso il Magistero ordinario e universale sono proposte da credere come rivelate da Dio.

            Fermamente anche abbraccio e trattengo tutte e singole le verità che sono proposte dalla stessa intorno alla dottrina della fede o ai costumi in maniera definitiva.

 

            Inoltre con religioso ossequiodella volontà e dell’intelletto aderisco alle dottrine che sia il Romano Pontefice che il Collegio dei Vescovi enunciano quando esercitano il loro autentico Magistero sebbene non intendano proclamarle con atto definitivo.

 

(Giuramento di fedeltà nell’assumere la carica di Abate)

 

Io N., nell’assumere la carica di Abate (di questo monastero) (Generale), prometto di conservare sempre la comunione con la Chiesa cattolica, sia con parole da me pronunziate, sia con il mio modo di agire. Con grande diligenza e fedeltà espleterò tutti gli uffici dai quali sono tenuto verso la Chiesa, sia universale, sia particolare, nella quale sono stato chiamato per esercitare il mio servizio, secondo le norme del diritto. Nell’adempiere alla mia carica, che mi è stata affidata in nome della Chiesa, conserverò intatto il deposito della fede, lo tramanderò fedelmente e lo illustrerò; eviterò dunque ogni ogni dottrina ad essa contraria. Favorirò la comune disciplina di tutta la Chiesa e garantirò l’osservanza di tute le leggi eclesiastiche, e prime tra esse quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico. Porterò avanti con cristiana obbedienza quelle che i sacri Pastori, come autentici dottori e maestri di fede, o come reggitori della Chiesa stabiliscono, e mi adopererò volentieri con i Vescovi diocesani, affinché l’azione apostolica, da esercitarsi in nome e dietro mandato della Chiesa, fatti salvi l’indole e il fine del mio Istituto, si agisca in comunione con la stessa Chiesa.

 

E toccando con le mani aperte il testo dei Vangeli aggiunge:

Così mi aiutino Dio e i santi Vangeli di Dio,

che tocco con le mie mani.


NELL’ORDINE CISTERCENSE

 

            Aprovato dal Sinodo dell’O.Cist. del 1994 e confermato dal Capitolo Generale dell’O.Cist. del 1995.

 

1.         Nell’ordinazione di un abate si hanno tre momenti: elezione, conferma (se ci deve essere), proclamazione. Tutto ciò che viene detto è valido per l’ordinazione di un abate o di una badessa, all’infuori di ciò che si esclude a suo tempo.

 

 

ELEZIONE

 

CAPITOLO PREPARATORIO (DOVE E’ USANZA)

 

2.         Prima dell’elezione stessa di un abate può aver luogo il Capitolo preparatorio. In un’ora opportuna, per es, nella vigilia prima o dopo i Vespri, il Presidente dell’elezione convoca gli elettori e, letti i capitoli 2° e 64° (vv. 1°, 2, 7-22) della santa Regola e i paragrafi delle Costituzioni che trattano dell’elezione dell’abate, rivolge loro una breve esortazione.

 

3.         Subito dopo si scelgono come scrutatori i due ultimi professi solenni, a meno che il Capitolo non desideri eleggerli.

 

4.         Per indagare l’intenzione degli elettori, secondo il giudizio del Presidente o la richiesta della maggior parte degli elettori, si può fare ciò nel Capitolo preparatorio, la cosiddetta “pre-elezione”, senza tuttavia effetto giuridico. Tale pre-elezione avviene in pratica come nell’elezione (nn. 12 ss.).

 

 

MESSA CONVENTUALE DE SPIRITU SANCTO

 

5.         Nel giorno dell’elezione dell’abate si celebra la Messa conventuale dello Spirito Santo secondo le norme dell’Istruzione generale del Messale. A questa Messa partecipino o concelebrino tutti gli elettori.

6.         All’ora stabilita, dato un segnale, tutti quelli che partecipano all’elezione si radunano nella sala capitolare o in altro luogo adatto.

 

7.         A questo punto si canta l’inno Veni, Creator Spiritus stando tutti in ginocchio. Il Presidente intona l’inno che è cantato da tutta l’assemblea, iniziando il cantore le singole strofe. Al termine dell’inno il Presidente alzandosi in piedi, canta:

V. Emitte Spiritum tuum et creabuntur,

R. Et renovabis faciem terrae.

 

Preghiamo (una breve pausa)

 

O Dio, che hai illuminato i cuori dei fedeli

con lo splendore dello Spirito Santo,

concedi a noi di gustare le cose rette

nel medesimo Spirito

e di godere sempre della sua consolazione.

Per Cristo nostro Signore.

 

Tutti rispondono

Amen.

 

            Se precede l’elezione l’Ora Terza, si canta in essa l’inno Veni, Creator Spiritus e si omette qui.

 

8.         Letti i capitoli 2° e 64° (vv. 1, 7-22) della santa Regola e i paragrafi delle Costituzioni che trattano dell’elezione dell’Abate – se non vi è stato il Capitolo preparatorio – il Presidente espone brevemente il significato dell’elezione ed esorta gli elettori ad avere dinanzi agli occhi soltanto Dio e il bene della comunità nel soddisfare appunto l’attività di elettori.

 


            Se non ha avuto luogo il Capitolo preparatorio, si segnalano subito come scrutatori i due ultimi professi solenni, se il Capitolo non crede opportuno passare alla loro elezione.

 

            Nella sala dove avviene l’elezione è presente il Segretario (o Notaio) che registra accuratamente tutti gli atti dell’elezione. Dove vi è l’usanza, si possono designare anche due Testimoni.

            Il Presidente quindi o il Segretario dà istruzioni molto precise sul modo di procedere nell’elezione e su tutto ciò che è prescritto nel Codice di Diritto Canonico e nelle Costituzioni. E se un confratello ha ancora dei dubbi riguardo al diritto di elezione, allora può chiedere spiegazione di ciò.

 

9.         Poi il Cantore o il Segretario legge secondo l’ordine l’elenco di tutti gli elettori. Dopo che è stato letto il proprio nome, ciascuno degli elettori si alza e dice Presente. Se un elettore è assente, dal Priore o da un altro viene detta la ragione al Presidente. Se le Costituzioni proprie permettono di dare il voto tramite un delegato, costui deve presentare la delega al Presidente per poter votare al posto dell’elettore assente.

 

10.       Quindi, quando c’è l’usanza, si può prestare giuramento.

 

            Può prestare dapprima giuramento il Presidente dell’elezione, se gli piace, e tenendo le mani sul libro aperto dei Vangeli dice:

 

Per primo io, Fra N., Presidente di questa elezione,

invoco come testimone Dio autore di ogni fede,

che in tutta questa circostanza dell’elezione

voterò senza favori di persone

veracemente e in buona fede

secondo le leggi della Chiesa e dell’Ordine.

Così Dio mi aiuti e questi santi Vangeli di Dio

(che tocco con le mie mani).

 


I due scrutatori quindi avvicinandosi al Presidente prestano il seguente giuramento:

 

Io, Fra N. (ciascuno dice il proprio nome),

chiamo a testimone Dio autore della fede e della verità,

che in questa faccenda e riuscita dell’elezione

voterò con veracità, senza frode né inganno, in buona fede,

e a nessuno se non a colui cui compete,

nulla dirò delle azioni e delle parole.

Così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli

(che tocco con le mie mani).

 

11.       Tutti gli elettori insieme, stando in piedi ai propri posti, possono emettere il giuramento con questa formula:

Io, fra N., giuro e prometto a Dio onnipotente che voterò

colui che credo potrà essere più utile alla nostra Chiesa

nelle cose spirituali e temporali.

 

Alla fine gli elettori si avvicinano al Presidente secondo l’ordine di precedenza e con tutte e due le mani toccano l’Evangeliario dicendo:

 

Così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli (che tocco con le mie mani).

 

12.       Terminato ciò si procede all’elezione. Il Cantore col suo Aiutante dà a ciascuno degli elettori le schede per la votazione ( e le buste), e spunta o cancella il nome dell’elettore cui ha consegnato la scheda. Le schede possono essere preparate in modo tale che, scritti i nomi di tutti gli elettori, si possa cancellare o indicare con un quadrato o con altro segno il nome di colui al quale ogni elettore intende dare il proprio voto. Inoltre si abbia una parte nella scheda, in cui si possa scrivere il nome di un non-elettore.

 

13.       Lo scrutinio si può svolgere in due modi:


Primo modo:

            Ciascun elettore prendendo la scheda [che è già senza il suo nome], cancella o scrive il nome di colui al quale vuol dare il voto (e la ripone nella busta). Se uno intende dare il voto ad un monaco di un altro monastero del nostro Ordine, scrive il suo nome nella parte della scheda riservata a ciò. Gli Scrutatori poi raccolgono in un’urna le schede (buste) con i voti e la portano sul tavolo del Presidente.

 

Secondo modo:

            Ad un cenno del Presidente, gli Scrutatori avvicinandosi con la propria scheda al tavolo preparato a questo fine, segretamente dànno il loro voto, lo portano e lo pongono nell’urna posta sul tavolo: quindi si siedono davanti al tavolo stesso. Gli altri elettori fanno la stessa cosa e, deposto il voto nell’urna, abbandonano la sala della votazione.

 

14.       Gli Scrutatori si recano dal malato che non può essere presente, purché si trovi nella casa dove avviene la votazione, perché anch’egli possa dare il proprio voto.

 

15.       Raccolte tutte le schede, il primo Scrutatore le mischia con la mano, le tira fuori dall’urna e le conta, perché sia evidente che sono uguali al numero degli elettori. Se ve ne fosse anche solo uno di più, il Presidente dichiara nulla la votazione e, distrutte le schede, si procede ad una seconda votazione.

 

16.       Se corrisponde il numero dei voti, il primo Scrutatore apre le schede, le mostra all’altro Scrutatore e ad alta voce legge il nome di colui cui è stato dato il voto; quindi depone le schede nell’urna predetta. Il secondo Scrutatore e il Segretario annotano i voti attribuiti a ciascuno. Si contano infine i voti secondo la norma delle Costituzioni.

 


17.       Terminato lo scrutinio e richiamati nella sala gli elettori se sono andati fuori (cf. sopra il n. 13, secondo modo), il primo Scrutatore legge l’esito della votazione:

Votanti: xx, voti dati: xx, voti validi: xx,

voti nulli: xx, hanno ottenuto voti: xx

dunque (non) si ha l’elezione (o la designazione).

 

Se si ha l’elezione (o la designazione) aggiunge:

E’ stato eletto (o designato) N.

 

Se è stato eletto lo stesso primo Scrutatore, il secondo dica e faccia tutto quanto è stato detto prima.

 

            Ottenuto il numero dei voti richiesto dalle Costituzioni della rispettiva Congregazione o del rispettivo monastero, si proclama l’Eletto o Designato; se poi non si ottiene tale numero, frapposta una breve pausa, si procede ad una seconda votazione a norma delle Costituzioni predette.

 

18.       Ottenuta finalmente l’elezione o la designazione, il Presidente della votazione mettendosi in piedi dichiara:

Dichiaro che Dom N. secondo verità e secondo i canoni della Chiesa è stato eletto (o designato) a legittimo Abate di questo monastero.

 

19.       Se l’eletto (o designato) si trova nel capitolo, il Presidente lo chiama e, a lui che gli sta di fronte, chiede con poche parole se vuole accettare l’elezione (o la designazione). L’eletto (o designato) ugualmente in poche parole esprime con chiarezza il suo consenso.

 

Se poi l’Eletto (o Designato) non è presente, gli si notifichi quanto prima l’elezione, e nel frattempo si conclude la sessione.

 


20.       Se per un motivo necessario e ragionevole l’Eletto (o Designato) rinuncia, non deve essere costretto, ma si deve procedere a norma delle Costituzioni.

 

21.       Se la conferma e l’intronizzazione dell’Eletto devono essere rimandate, letto il verbale dell’elezione in modo esatto e pubblico da parte del Segretario, viene sottoscritto almeno dal Presidente della votazione, dagli Scrutatori, dall’Eletto, dai Testimoni (se vi sono) e dallo stesso Segretario o anche, se vi è l’usanza, da tutti gli elettori. Recitato il versetto Il nostro aiuto, tutti escono dalla sala.

 

 

CONFERMA E INTRONIZZAZIONE DELL’ABATE

 

22.       Quando il Presidente della votazione ha il pieno potere di confermare l’Eletto o gli è stato delegato tale diritto dalla competente autorità, e l’Eletto presente nella sala accetta l’elezione, come sopra al n. 19, chiamati i professi temporanei e i novizi, il Presidente della votazione dice, adattando le parole alla circostanza:

 

Io, Fra N.,

grazie alla mia autorità (ordinaria) di cui godo,

confermo te quale legittimo Abate

di questo monastero...

del quale ti pongo a capo

nel nome del Padre + e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

23.       Allora il nuovo Abate emette la sua professione di fede secondo la formula prescritta dalla Santa Sede [l’Abbadessa recita almeno il Simbolo di fede]:

 

Io N., con fede ferma credo e confesso

tutte e ciascuna delle verità

Che sono contenute nel Simbolo di fede, e cioè:

 


Credo in un solo Dio Padre onnipotente,

creatore del cielo e della terra,

delle cose visibili e invisibili,

e in un solo Signore Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio

nato dal Padre prima di tutti i secoli,

Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero,

generato non creato, consustanziale al Padre

per mezzo del quale tutto è stato creato,

che per noi uomini e per la nostra salvezza

discese dal cielo,

e si è incarnato per opera dello Spirito Santo

da Maria Vergine, e si è fatto uomo;

fu anche crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,

morì e fu sepolto;

il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture,

è salito in cielo, siede alla destra del Padre,

e di nuovo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti,

il cui regno non avrà fine;

e nello Spirito Santo Signore e che dà la vita,

il quale procede dal Padre e dal Figlio;

che con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,

e ha parlato per mezzo dei Profeti;

e la Chiesa una santa cattolica e apostolica.

Confesso un solo battesimo per la remissione dei peccati,

e aspetto la risurrezione dei morti, e la vita che verrà. Amen.

 

            Con fede ferma credo anche tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio scritta e tramandata dalla Chiesa o con giudizio solenne o ordinario e dal Magistero universale viene proposto come rivelato da Dio.

 

            Con fermezza altresì abbraccio e conservo saldamente tutte e singole le verità che in modo definitivo vengono proposte riguardo alla dottrina della fede e sui costumi.

 

            Inoltre con l’ossequio religioso della volontà e dell’intelletto aderisco alle dottrine enunciate sia dal Romano Pontefice sia dal Collegio Episcopale quando esercitano il loro autentico Magistero sebbene non intendano proclamarle con atto definitivo.

 

24.       Subito l’Eletto davanti al Presidente legge il giuramento di fedeltà [l’Abbadessa legge almeno la seconda parte di tale giuramento: Inoltre con fede …..].

 

Io N., nell’assumere la carica di Abate

di questo monastero

Prometto che osserverò sempre

la comunione con la Chiesa cattolica

Sia con le parole da me dette

sia con il mio modo di agire.

Con grande diligenza e fedeltà adempirò ai doveri

Cui sono tenuto nei riguardi della Chiesa,

sia universale che particolare,

nella quale sono stato chiamato

ad esercitare il mio servizio

secondo le prescrizioni del diritto.

 

Nell’adempiere il mio ufficio,

che mi è stato affidato in nome della Chiesa,

conserverò integro il deposito della fede,

lo trasmetterò fedelmente e lo illustrerò,

eviterò dunque qualsiasi dottrina contraria alla stessa.

Favorirò la comune disciplina di tutta la Chiesa

E attenderò con impegno all’osservanza

Di tutte le leggi ecclesiastiche,

a quelle soprattutto che sono contenute

nel Codice di Diritto Canonico.

Seguirò con cristiana obbedienza

Ciò che i Santi Pastori,

come autentici dottori della fede e maestri,


o come reggitori della Chiesa stabiliscono,

e mi adopererò volentieri con i Vescovi diocesani,

affinché l’azione apostolica,

da esercitarsi in nome e dietro mandato della Chiesa,

fatti salvi l’indole e il fine del mio Istituto,

si compia nella comunione della medesima Chiesa.

 

Inoltre con fede retta prometto

quanto desidero che giovi al bene dei fratelli,

e mi adopererò nel prevenire i confratelli nell’onorarli

e li istruirò nella legge divina,

custodirò fedeltà alla Santa Chiesa Romana,

all’Ordine Cistercense e alla Congregazione N.

non venderò né donerò né pignorerò

né cederò in alcun modo

i beni di pertinenza del mio Monastero,

a meno che non sia contemplato nel Diritto Canonico e nelle Costituzioni.

 

E toccando con le mani aperte il Testo del Vangelo aggiunge:

Così mi aiutino Dio e questo Santo Vangelo,

che tocco con le mie mani.

 

25.       Dopo il Presidente consegna all’Eletto le chiavi (e il sigillo) del monastero, dicendo:

Ti affido in modo pieno il governo

di questo monastero ...

In verità come Abate di esso,

nel nome del Padre + e del Figlio e dello Spirito Santo.

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

            Se l’usanza lo prevede, gli si consegna la croce pettorale, non aggiungendo altro oppure le parole seguenti:


Ricevi questo simbolo della croce in memoria di colui

Del quale nel monastero sarai creduto fare le veci.

 

26.       Allora l’Eletto, nel luogo riservato all’Abate, accoglie i Confratelli uno per uno per la professione dell’obbedienza. Ognuno in ginocchio, mettendo le mani congiunte nelle mani di lui, dice:

Padre, ti prometto obbedienza

Secondo la Regola di San Benedetto fino alla morte.

(invece di fino alla morte

i professi temporanei dicono: a norma delle Costituzioni.)

 

            L’Abate abbraccia ciascuno rispondendo, con queste o parole simili:

E Dio ti conceda la vita eterna.

(invece di la vita eterna ai professi temporanei dice la perseveranza).

 

Abbracciati infine i novizi può rivolgere la parola a tutti.

 

27.       Al termine tutti si recano processionalmente alla chiesa cantando l’inno Te Deum laudamus o un altro canto adatto. Dispostisi tutti nel coro, il Presidente con il pastorale, se è abate, camminando in mezzo al coro, accompagna l’Eletto allo stallo dell’abate, e lì lo intronizza; egli poi rimane vicino a lui fino al termine dell’inno.

 

28.       Finito di cantare l’inno, il Presidente, prendendo il pastorale, rivolto all’Eletto, dice:

V.     Affida, o Dio, alla tua virtù

R.      Conferma, o Dio, ciò che hai operato in noi.

 

Preghiamo (una breve pausa)

 

Dio onnipotente ed eterno,

tu che unico operi grandi miracoli,

stendi sul tuo servo N.

e sulla congregazione affidatagli


lo spirito della tua grazia salvifica.

E, perché ti sia gradito nella verità,

infondi sopra di lui la rugiada della tua benedizione.

Per Cristo nostro Signore.

 

Tutti rispondono:

Amen.

 

29.       Subito dopo o in un momento opportuno, si sottoscrive il verbale dell’elezione, come sopra al n. 21.

 

30.       Se la conferma e l’intronizzazione dell’Eletto devono essere rimandate, quando arriva il giorno della conferma, all’ora stabilita, i Confratelli si riuniscono in Capitolo o in altro luogo idoneo, presente il Presidente della votazione o un Delegato della competente autorità. Letta almeno una parte del secondo capitolo della santa Regola, il Presidente (o il Delegato) rivolge la sua parola alla comunità e all’Abate eletto, e dopo la lettura del verbale dell’elezione, dichiara confermato l’Eletto (come sopra al n. 22).

Quindi tutto si svolge come ai nn. 23-28. Dopo aver recitato la preghiera in chiesa, tutti escono.

 

 


VARIANTI NELL’RITO DELLA BENEDIZIONE
DI UN ABATE O DI UN’ABBADESSA

 

 

Nei nostri monasteri si deve usare ora l’ Ordo benedictionis abbatis et abbatissæ stabilito dalla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti (Editio typica 1970), ma con le seguenti varianti:

 

 

1.         Nella benedizione dell’abate al n. 20 si deve aggiungere alla fine la richiesta al Prelato circa la fedeltà verso l’Ordine, che suona così:

 

a.                  Nei monasteri dove vige la legge della filiazione:

Il Prelato:

            Vuoi tu manifestare fedeltà e obbedienza

secondo le Costituzioni

all’Ordine Cistercense e al suo Capitolo Generale

e alla tua abbazia madre ... di ...

al suo abate e ai suoi successori?

 

L’Eletto:

Lo voglio.

 

b.                  Nei monasteri in cui non vige la legge della filiazione:

Il Prelato:

Vuoi tu manifestare fedeltà e obbedienza

secondo le Costituzioni

all’Ordine Cistercense e al suo Capitolo Generale

e alla Congregazione ... e al suo Presidente?

 

L’Eletto:

Lo voglio.

 

2.         Nella benedizione della badessa al n. 15, invece della domanda Vuoi al tuo Ordinario … si fa la domanda seguente:

 

a.         Nei monasteri che hanno il Padre Immediato:

Il Prelato:

Vuoi tu manifestare fedeltà e obbedienza

all’Ordine Cistercense e al suo Capitolo Generale

e al Padre Immediato?

 

L’Eletta:

Lo voglio.

 

b.         Nei monasteri che non hanno il Padre Immediato:

Il Prelato:

Vuoi tu manifestare fedeltà e obbedienza

all’Ordine Cistercense e al suo Capitolo Generale

e all’Ordinario?

 

L’Eletta:

Lo voglio.

 

3.         Nella benedizione della badessa al n. 20 dopo la consegna dell’anello si aggiunge:

 

Il Prelato alla fine consegna alla badessa il pastorale, dicendo:

Ricevi il pastorale,

e sii sollecita verso le consorelle a te affidate,

per le quali dovrai rendere conto.

 


INDICE

 

Introduzione. 3

 

PARTE PRIMA: CALENDARIO.. 7

Calendario generale. 9

Elenco di altri Santi cistercensi iscritti nel martirologio. 23

 

PARTE SECONDA: LITURGIA DELLE ORE. 25

Ordinamento generale della Liturgia delle Ore per i monasteri dell’OC.S.O.. 27

Prenotanda o norme generali 27

Ordine da seguire nella liturgia quotidiana delle ore. 30

Schema di distribuzione dei salmi 34

Ordinamento generale della liturgia delle ore per i monasteri dell’O.Cist. 38

Principi teologici 38

Norme generali per la celebrazione dell’ufficio divino. 39

Modello dell’ordinario della liturgia delle ore. 42

Schemi della distribuzione dei salmi 45

Appendice sul modo di unire le ore dell'ufficio con la messa o tra di loro quando si ritiene opportuno  50

 

PARTE TERZA: MESSALE. 53

Messale in uso. 55

Rituale  della settimana santa. 56

Domenica delle Palme «De Passione Domini ». 56

Sacro Triduo Pasquale. 71

Tempo Pasquale. 94

Proprio dei Santi 119

 

PARTE QUARTA: RITUALE. 125

Varianti nell’rito romano della riconciliazione o penitenza. 128

Varianti nell’rito dell’unzione degli infermi e della loro cura pastorale del rituale romano  129

Rituale per ricevere i fratelli e le sorelle. 135

Norme generali 137

Rito per l’inizio del noviziato. 142

Rito della professione temporanea. 150

Rito della professione solenne e benedizione o consacrazione del(la) monaco(a) 164

Rito per la nuova stabilitá. 202

Appendice. 208

Rito delle esequie. 220

Norme generali 221

Veglia per un(a) defunto(a) 228

Rito con cui si accompagna il feretro alla sepoltura. 246

Appendice. 278

Rito dell’elezione e conferma nonche’ della benedizione di un abate o di un’abbadessa  285

Nell’ordine Cistercense della Stretta Osservanza. 285

Appendice. 295

Nell’Ordine Cistercense. 299

 



 



[1] Prot. 6390/74, 4 giugno 1974.

[2] Prot. 2181/74, 27 novembre 1974

1 Missale Cisterciense, Domenica delle Palme

1 Collectaneum exemplar Cistercii, MS. DIJON 114, Bibliothèque Publique Municipale, f°145 v°, c.3 ; Missale Cisterciense 1617, p. 213.

2 Breviarium Cisterciense : questa orazione si usava dopo della Salve, Regina alla fine della Compieta.

3 Missale Cisterciense, nelle orazioni per varie intenzioni, n.37.

1 Rituale Cistercense III, IX, 3

2 Rituale Cistercense III, IX, 6.

1 Tutte le formule proprie proposte in queste varianti si trovano sia nel Collecta­neo esemplare di Cîteaux e negli Ecclesiasticis Officiis, MS. 114, DIJON, Bibliothèque Publique Municipale, sia nel Rituale Cistercense, che sono qui recensiti sotto le rispettive abbreviazioni Coll., E.O. e R.C.

* I numeri qui riportato sono quelli dell’edizione tipica latina.

2 Coll. f° 148 v°, c. 3; R.C. V, II,7.

3 Coll. f° 149 r° , c . 3; E.O. 93, 1-6; R.C. V, III, 1-4.

4 Coll. f° 149 r° , c. 3; R.C. V, III, 6.

5 Coll. f° 149 r° , c. 3; E.O. 93, 17; R.C. V, III, 16.

6 Coll. f° 149 r° , c. 3; e.o. 93, 18; R.C. V, III, 16; corretti tuttavia secondo il Liber Ordinum, ed. Ferotin, XXV, Ordo ad visitandum vel perunguendum infirmum, c. 71-73.

7 E.O. 93, 24-39; R.C. V, IV, 1-3.

8 Coll. f° 149 r° , c. 3; R.C. V, III, 8. Questa formula è uguale a quella del Rituale romano; si aggiunge o omissione.

9 Coll. f° 149 v°, c. 1; E.O. 94, 1-12: R.C. V, V, 1-3.

10 Coll. f° 149 v°, c. 1; E.O. 94, 2-13; R.C. V, V, 1-4.

1 R.B 58, 1-16. Così hanno fatto i monaci cistercensi fin dalle origini; poi nel secolo XVII il Breviario e il Rituale Cistercense hanno descritto il cerimoniale di tale petizione sia all’ingresso sia al secondo o all’ottavo e dodicesimo mese.

2 R.B. 58, 24-28.

3 Cf. Veilleux Armand, O.C.S.O., La liturgie dans le cénobitisme pachômien au quatrième siècle, Studia Anselmiana 57, Roma 1968, 198-225. cf. anche Giovanni Cassiano, Institutions cénobitiques, IV, 5-7.36, ed. S.C. 109, 126-131.176-179. S. Dionysii Areopagitae opera, De ecclesiastica ierarchia, VI, in P.L. 122, 1102C e 1103B; nonché in Raffin Pierre, Les rituels orientaux de la profession monastique, Bellefontaine 1969, 22-24. Andrieu Michel, Le Pontifical romain au Moyen-Age, tome I, le Pontifical romain au XIIe siècle, Appendice VII, 1, p.295 (= Ordo Cassinensis ).

4 Coll. f° 147 r°, c.2.

5 E.O. 102, 13; R.C. VI, I.

6 R.C. VI, II, 17.

7 uso riaffermato.

8 Cf. O.P.R. I, 1...5 e II, 1...5.

9 O.P.R. I, 4 e II, 4

10 E’ il versetto o benedizione usuale dall’inizio dell’Ordine, per aprire la riunione capitolare quotidiana. Coll. f° 151 r°, c. 2; E.O. 102, 3.7; R.C. VI, I, 1.

11 R.C. VI, I, 1.

12 O.P.R. I, 7, al singolare tuttavia, e II, 7.

13 O.P.R. I, 8 e II, 8.

14 O.P.R. I, 7 e II, 7.

15 Cf. R.B. Prol 21.

16 Cf. R.B. 1, 2.

17 R.B. Prol 3.

18 R.C. VI, I, 1.

19 O.P.R. I, 8 al singolare, e II, 8.

20 Questo Amen è proprio l’assenso dei Fratelli (Sorelle).

21 Cf. R.B. Prol 4 e 41.

22 R.C. VI, I, 10, mutando alcune parole.

a O.P.R. I, 12. al singolare.

a O.P.R. II, 12, al singolare.

23 Versetto usuale per concludere una riunione capitolare : E.O. 70, 86-87.

24 2 Tess 3,5.

25 1 Tim 1,17.

26 Nell’aula capitolare, secondo la consuetudine dell’Ordine. Durante un’Ora dell’Ufficio divino o durante la Messa, in conformità all’O.P.R., con l’intendimento tuttavia che l’inserimento nella Messa sia preferibilmente riservato alla professione solenne.

25 1 Tim 1,17.

27 Cf. O.P.R. I, 25 e II, 28.

28 O.P.R. I, 27, al singolare, e II, 30.

29 Cf. R.B. 58, 17.

30 Cf. O.P.R. I, 57 e II, 62.

31 Cf. O.P.R. I, 58 e II, 63.

32 Viene riaffermata la forma tradizionale a R.C. VI,II.4 e viene adattata alle condizioni varie di oggi, sia a norma del C.I.C. sia secondo l’usanza propria o dell’Ordine o della Congregazione o del monastero.

33 Usuale nell’Ordine : cf. Usus conversorum, MS, DIJON 114, 13, 2, ed. Guignard Ph., Les monuments primitifs de la Règle cistercienne, Darantière, Dijon 1878, 285, e anche R.C. VI, VI, 6.

34 Liber sacramentorum gellonensis, C.C.L. CLIX, 395, Missa dei monaci 2583. R.C. VI, II, 18. Al singolare.

b In uso per la benedizione della corona : Coll. F°149 r°, c.1, nonché R.C. VIII,VII, 8.

c O.P.R. I, 31 ; Breviarium Cisterciense, Comune di un martire, alle Vigilie.

b O.P.R. II, 36.

37 O.P.R. I, 32.

38 O.P.R. I, 40 e II, 43.

39 O.P.R. I, 41 e II, 44.

40 Cf. R.B. 58, 14 e R.C. VI, II, 2.

41 Cf. R.C. VI, I, 1 e VI, II, 2.

42 E.O. 102, 24.

43 Cf. Prenotanda, nn. 8-10.

44 Cf. O.P.R. I, 43.

c R.C. VI, IV.

d E.O., versione in lingua romana per le monache, MS DIJON 352, Biblio­thèque Publique Municipale, ed. Ph. Guignard, les monuments primitifs de la Règle cistercienne, Darentière, Dijon 1878, 524, ligne 25: «...li abesse qui doit estre au diestre cor del autel...» = l’abbadessa deve stare al lato destro dell’altare.

45 Cf. O.P.R. I, 53 e II, 58.

46 R.C. VI, II, 6. Però il candidato rimane in piedi, perché durante la medesima azione liturgica si eviti di duplicare l’identico gesto del prostrarsi a terra con tutto il corpo secondo due diversi significati (cioè per la Domanda e per la Benedizione o Consacrazione)

47 Cf. O.P.R. I, 55 e II, 60, nonché R.B. 58, 7. 16.

48 R.C. VI, II, 7.

49 Cœremoniale Episcoporum, ed. Vaticana 1984, 756.

50 R.B. 4.

d O.P.R. I, 60. Al singolare.

51 Cf. Caeremoniale Episcoporum, 758. Nel rito cistercense della professione non ci sono mai state le Litanie dei Santi. Mentre si trova una Litania breve seguita dalla preghiera in silenzio. Pertanto si propongono a scelta o la preghiera in silenzio o il canto delle Litanie, ma in entrambi i  casi con un invito e una colletta.

e O.P.R. II, 65.

52 Nelle seguenti Litanie (Cf. O.P.R. I, 62) sono state aggiunte le invocazioni e petizioni consuete come nel Breviario cistercense; sono anche state aggiunte S. Scolastica e la B. Gabriella; l’ultima petizione viene ampliata secondo la R.B. Prol 45.

53 O.P.R. I, 63 e II, 68. Al singolare.

e Cœremoniale Episcoporum, ed. Vaticana 1984, 760.

f Cf. Coll. f° 149 r°, c. 1 et R.C. VI, II, 4, con le modificazioni requisite dal diritto.

54 R.B. 58, 20; Coll. f° 149 r°, c. 1; E.O. 102, 26-27; R.C. VI, II, 10; O.P.R. I, 65.

55 R.B. 58, 21-22; Coll. f° 149 r°, c. 1; E.O. 102, 30; R.C. VI, II, 11.

f Secondo lo Statuto 14 del Capitolo Generale del 1573 : “Nella quale benedizione e professione il nome dell’Abate che benedice preceda il nome dell’Abbadessa”, la formula di professione delle monache in Rituel François pour les religieuses de l'Ordre de Cisteaux, Paris 1715, VI, II, 6, è questa:”alla presenza di Dom N., abate di N., e di Madre N. Abbadessa”. Oggigiorno, non solo sembra meglio indicare prima il nome dell’Abbadessa che riceve la professione e dopo quello di colui la cui presenza la monaca emette tale professione, ma non sembra neppure necessaria la menzione del sacerdote celebrante.

56 R.B. 58, 23; E.O. 102, 32-36; R.C. VI, II, 13 e IV, 5. In R.B. et E.O. c’è solo la richiesta; le formule e l’abbraccio sono conformi à R.C.

57 Cœremoniale Episcoporum, 762.

58 Invocazione alle tre Persone della Santissima Trinità: Coll. f° 149 r°, c. 1 et 2; R.C. VI, II, 15; però secondo il testo già approvato per la Congregazione benedettine di Solesmes, come lo richiedò la Congregazione per il Culto Divino.

59 Con la conclusione breve e la sua risposta: Amen.

g O.P.R. I, 67. Al singolare.

g O.P.R. II, 72. Al singolare.

h O.P.R. I, 143. Al singolare.

60 Coll. f° 149 r°, c. 2; E.O. 102, 43; R.C. VI, II, 17.

h O.P.R. II, 159. Al singolare.

i Cf. Ph. Guignard, o. c. supra, 525, riga 12-19. In quel tempo vestizione propria delle monache era l’imposizione del nuovo velo con la formula Induat te... (Il Signore ti rivesta…): " ...li priestres beneira le voil... Donc ostera il voil meeme que li novisce a sur son chief... et donc li metera le voil noviel sor le chief et dira induat te...". Cf. anche R.C. VI, IV, 7-8.

61 Si aggiunge l’ultima parte della tralasciata apologia che è nel Coll. f° 149 r°, c. 1, e in R.C. VI, II, 15.

62 Cf. Coll. f° 149 r°, c. 2, e R.C. VI, II, 16 per la benedizione della cocolla.

i Cf. O.P.R. I, 70.

k O.P.R. II, 77 b.

63 O.P.R. I, 73 e 76, nonché II, 80 e 83.

67 Cf. R.C. VI, VII, 2-3.

68 Se la nuova stabilità si fa per un altro monastero, si dice: per quel posto...

69 Cf. R.C. VI, VII, 4, con gli adattamenti necessari dal punto di vista giuridico. Molto interessante anche la formula di professione dei fondatori di Cîteaux : “ Quella professione che ho fatto in vostra presenza nel monastero di Molesme, proprio la stessa professione e stabilità confermo davanti a Dio e ai suoi santi, nelle vostre mani, di osservare in questo luogo denominato Nuovo Monastero, sotto l’obbedienza vostra e dei vostri successori, che secondo la norma vi dovranno essere sostituiti”,  in J. Bouton e J-B Van Damme, Les plus anciens textes de Citeaux, Achel (Belgique), 1974, 86.

k Se la nuova stabilità è ricevuta da un commissario dell’Abate (Priore), in tal caso si dice: in presenza di Dom N., a questo fine commissario da Dom N., Abate (Priore) di questo monastero.

l Se la nuova stabilità è ricevuta da una Commissaria dell’Abbadessa (Prioressa), in tal caso si dice: in presenza di Domna N., a questo fine commissaria da Domna N., Abbadessa (Prioressa) di questo monastero.

m Se la nuova stabilità viene promessa sotto la presidenza di un Commissario del Padre Immediato, in tal caso si dice: presiedendo Dom N., a questo fine commissario di Dom N. Abate di N., Padre Immediato.

70 Cf. Libellus diffinitionum (1237-1257), Dist. II, 5. Della prova e professione di  un monaco di altro Ordine : “Un monaco di un altro Ordine ricevuto in qualche monastero del nostro Ordine, se non è stato benedetto stia per un anno nel reparto dei novizi e venga benedetto con lo stesso rito di un novizio. Se invece è stato benedetto, gli si dia subito la cocolla. Trascorsi poi almeno 4 mesi, dopo, a discrezione dell’Abate faccia in capitolo la domanda di fare la professione in chiesa, leggendo come novizio monaco la sua professione; la offra sull’altare, senza fare nient’altro” in B. Lucet, Les codifications cisterciennes de 1237 et 1257, ed. C.N.R.S., Paris 1977, 214. Ma nel presente Rituale la cedola non viene invece portata sull’altare perché c’è una sola professione di vita monastica anche se si sia fatto un cambiamento di stabilità.

71 Cf. R.C. VI, VII, 6.

72 Cf. O.P.R., Prenotanda 7.

73 Missale e O.P.R., appendice.

74 Missale, per il 25e o 50e anniversario della professione religiosa.

75 O.P.R. Prenotanda 9-10 e rito per la rinnovazione dei voti 83.

76 Cf. Ordo in 25° anniversario professionis religiosæ O.Cist. 1966.

77 O.P.R. I, 85. Al singolare.

78 Cf. O.P.R. II, 92. Al singolare.

79 Cæremoniale Sacri Iubilæi professionis religiosæ secundum usum Cisterciensium. Westmalle (Belgique) 1952, 8.11-12. Parecchi altri elementi sono stati ripresi nel presente Rituale dallo stesso Cerimoniale.

80 Jean Cassien, Institutions cénobitiques, I, 8, ed. S.C. 109, 48-49.

81 Graduale in Communi Dedicationis Ecclesiæ.

1 Cf. Simeon Thessalonic., De ordine sepulturae: P.G. 155, 685 B

2 CONC. VAT. II, Const. de sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 24.

3 Rituale Romanum, Ordo Exsequiarum, n. 19.

1 Sulle esequie presso i Cistercensi, cf. F Bernardinus Smal, O.C.S.O., monaco di Villa Regia (Koningshoeven, Hollandia), Les cérémonies obséquiales dans la liturgie de Citeaux, Compte-rendu de la Commission de Liturgie O.C.S.O., février 1962, Appendice II.

2 E.O. 94, 18; R.C. V, VII, 4-5.

3 E.O. 94, 4; R.C. V, VII, 1; O.E. 32.

4 E.O. 94, 15; R. C. V,VII, 2.

5 E.O. 94, 21 ; R.C. V, VII, 6.

6 Sacramentarium Veronense, ed. L.C. Mohlberg, 1147 ; Coll. f° 149 v°, c. 3 ; R.C. V, VII, 6.

7 Gre. 1400 ; Coll. f° 149 v°, c.2 ; R.C. V, VII, 4e ; O.E. 30.

8 O.E. 33 e 35.

9 Invece del R. Libera me, Domine, de morte eterna come in Coll. f° 149 v°, c. 3 e R.C. V, VII, 7.

10 E.O. 94, 26-28; R.C. V, VII, 7.

11 GeV. 1612; Coll. f° 150 r°, c. 3; R.C. V, IX, 14 f.

12 Gre. 4065; GeV. 1626 (vedi anche A. Cavasse, Le sacramentare gélasien, Desclée 1958, 61); Coll. f° 149 v°, c. 3; R.C. V, VII, 9 il cui testo si trova nel Sacramentario di Autun, C.C.L. 159B, 1936.

13 GeV. 1686; O.E. 33.

14 O.E. 34.

15 E.O. 94, 35-37; .R.C. V, VII, 10.

16 O.E. 37.

17 E.O. 94, 45-56 e 95 oltre a 96; R.C. V, VIII.

18 Caerimoniale Episcoporum 1160; I.G.L.H. 245; Documentorum explanatio, in Notitiae 16,1980,474.

19 O.E. 27-29.

20 I.G.M.R. 336.

21 I.G.M.R. 338; O.E. 41-44.

22 I.G.M.R. 337.

23 E.O. 97; R.C. V, VIII, 5-8.

24 Sebbene in O.E. 46 si abbia il titolo Ultima commendatio et valedictio, tuttavia, poiché secondo la tradizione del rito accolta dai Cistercensi e le preghiere più lunghe che si recitano nel cimitero, con le quali la comunità partecipa con i parenti del(la) defunto(a), qui scriviamo più volentieri: Ultima commendatio in ecclesia seu valedictio.

25 R.C. V, IX, 1; O.E. 46.

26 Coll. f° 149 v°, c. 3; E.O. 98, 1-5; R.C. V, IX, 1-2.

27 Messale romano per le regioni di lingua francese, 2 novembre; cf. Rm 15, 13.

28 Gre. 1413 e 4062; GeV. 1623; Coll. f° 150 r°, c. 3; R.C. V, IX, 14 d; O.E. 46.

29 Questo Resp. è preferibile per il contenuto, come in O.E. monastico 61; d’altra parte, il R. Subvenite è stato già cantato nel momento dell’esalazione dell’anima. I Responsori Subvenite e Libera me de viis come in Coll. f° 150 r°, c. 1 e R.C. V, IX, 4-8.

30 Gre. 4067; Coll. f°150 r°, c. 1 e R.C. V, IX, 6 dove inizia Dio per cui tutti vivono; O.E. 174.

31 O.E. 48.

32 Coll. f° 149 v°, c. 2; R.C. V, VII, 3; O.E. 192.

33 E.O. 98, 1-12; R.C. V, IX, 10.

34 Coll.f° 150 r°, c. 1; E.O. 98,8; R.C. V, IX, 9 e 15.

35 O.E.50.

36 Salmo, sopra alla nota 34; antifona O.E. 155.

37 Salmo, sopra alla nota 34; l’antifona O.E. 147.

38 O.E. 35.

39 O.E. 166.

40 R.C. V, IX, 11.

41 Gre. 1398 e 4047; GeV. 1607; Coll. f° 150 r°, c. 2; R.C. V, IX, 12 a.

42 M. Andrieu, Le Pontifical romani au Moyen-Age, tomo 2, Le Pontifical de la curie romaine au XIIIe siècle 509; Coll. f° 150 r°, c. 2; R.C. V, IX, 12 d; O.E. 194.

43 O.E. 53.

44 O.E. 193.

45 O.E. 195.

46 Coll. f° 150 r°, c. 2; E.O .98, 19-21; R.C. V, IX, 13; O.E. 53.

47 Vedi note 36 e 39.

48 Salmo: O.E. 161.

49 Salmo, cf. nota 36; O.E. 164. L’antifona come il Salmo, così come gli altri Salmi e le antifone, si riferiscono al Rituale delle esequie Francesi.

50 Coll. f° 150 r°, c. 2; E.O. 98, 22-23; R.C. V, IX, 13.

51 Salmo, cf. nota 36; l’antifona come il Salmo, così come gli altri Salmi e le antifone, si riferiscono al Rituale delle esequie Francesi; O.E. 52.

52 O.E. 56.

53 O.E. 72.

54 GeV. 1611 ; Coll. f° 150 r°, c. 3 ; R.C. V, IX, 14 e.

55 O.E. 56.

56 GeV. 1620; Coll. f° 150 r°, c. 3; R.C. V, IX, 14 b.

57 E.O. 98, 8; R.C. V, IX, 15, cambiate le parole dai ministri infernali in dai lacci della morte, come nel Rituale O.P.

58 O.E. 56.

59 O.E. 199.

60 Liber Ordinum, ed. Ferotin 125; Coll: f° 150 r°, c. 2; R.C. V, IX, 7; O.E. 56.

61 Gre. 1402; Coll. f° 150 r°, c. 1; R.C. V, IX, 7; O.E. 56.

62 GeV. 1608; Coll. f° 149 v°, c. 2; R.C. V, VII, 4 b.

63 O.E. 48.

64 Gre. 1444; Coll. f° 150 v°, c. 1; R.C. V, IX, 16. Tuttavia secondo il Messale romano, Per più defunti.

65 O.E. 57.

66 Cf. R.C. V, X, 1.

67 R.C. V, XII.

1 Le formule si trovano nell’Appendice